LETTERE DA IWO JIMA

regia Clint Eastwood
con Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shidou Nakamura
Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase
sceneggiatura Iris Yamashita
fotografia Tom Stern
montaggio Joel Fox, Gary D. Roach
scenografia Henry Bumstead, James J. Murakami
musica
Kyle Eastwood costumi Deborah Hopper
produzione Clint Eastwood, Steven Spielberg
distribuzione Warner
durata 2h20m

Usa 2006
 

La trama: Sul fronte giapponese dell'Isola di Iwo Jima le truppe nipponiche, in notevole inferiorità militare e numerica, attendono l'attacco finale americano, barricate nelle grotte del monte Suribachi. Fra loro il fornaio Saigo, il barone Nishi, campione olimpionico di equitazione, l'ex guardia militare Shimizu, il tenente Ito che pensa al suicidio e il generale Kuribayashi, pronto a combattere fino all'ultimo uomo.


Il regista: Clint Eastwood nasce a San Francisco nel 1930 e inizia la sua fortunata carriera di attore con il film Per un pugno di dollari  ('64), di Sergio Leone. Il suo volto rimane per sempre legato a quello dell'eroe di tanti western e polizieschi americani. Dà vita al personaggio dell'Ispettore Callaghan di cui veste i panni in una lunga serie di film. All'inizio degli anni Settanta passa dietro la macchina da presa con il film Brivido nella notte ('71). Ha diretto venticinque film ed oggi è considerato uno dei registi più importanti del cinema americano. Fra le sue regie ricordiamo Il texano dagli occhi di ghiaccio ('76), Bird ('86), Gli spietati ('92), Oscar per film e regia, Un mondo perfetto ('93), Mystic river ('03), Million dollar baby ('04), Oscar per film e regia. Flags of our fathers  e Lettere da Iwo Jima  raccontano la stessa storia rispettivamente dal punto di vista americano e giapponese.


Il film:     Alle 11 del mattino del 23 febbraio 1945, sulla cima di una solitaria isola sperduta in mezzo al Pacifico, veniva scattata una delle foto più celebri al mondo, che avrebbe scosso il popolo americano dal torpore in cui si trovava dopo diversi anni di guerra, dando una spinta di orgoglio patriottico alla nazione e trasformando gli ignari protagonisti dell'immagine in eroi.
Era il quarto giorno di una battaglia che sarebbe durata almeno altri trenta, una delle più sanguinose delle seconda guerra mondiale in cui morirono settemila soldati americani e ventiduemila giapponesi; la battaglia dell'isola di Iwo Jima, ultimo avamposto giapponese in mezzo all'Oceano Pacifico, un fazzoletto di otto chilometri di terra piatta e brulla, una lunga spiaggia di sabbia nera con un impervio monte a farvi da vedetta, il monte Suribachi.
I giapponesi pur essendo in enorme maggioranza numerica, non avevano le risorse militari per controbattere l'armata statunitense e pur consapevoli della loro sicura disfatta, combatterono per mesi nascosti nelle grotte scavate sotto il monte, trasformando l'offensiva americana, da un'azione da concludere in pochi giorni in una delle pagine più oscure della loro storia.
La foto fu scattata quasi casualmente da Joe Rosenthal, fotografo dell'Associated Press, e immortala sei soldati americani mentre issano la bandiera a stelle e strisce sul monte Suribachi, dopo la sua conquista. In realtà la foto, che il giorno dopo era sulle prime pagine di tutti i giornali americani e che fruttò poi a Rosenthal il premio Pulitzer, raffigura l'innalzamento di una seconda bandiera in quanto la prima fu considerata troppo piccola e sostituita con quella che vediamo nella foto. Dei sei soldati ripresi nell'inquadratura, tre morirono in battaglia nei giorni successivi, mentre gli altri tre furono richiamati in patria e ingaggiati in una vera e propria campagna di propaganda che li trasformò in eroi e fece incassare al governo degli Stati Uniti ventiquattro miliardi di dollari in buoni destinati al fondo per la guerra.
Flags of our fathers  nasce dal romanzo omonimo pubblicato nel 2000 da James Bradley, figlio di John, uno dei soldati della foto, quando Steven Spileberg come produttore e Clint Eastwood come regista si interessano alla storia. Durante la lavorazione del film, vista l'enormità di informazioni ottenute attraverso le documentazioni d'epoca, si manifesta nel regista l'esigenza di raccontare una pagina tanto dolorosa della nostra storia recente, anche dal punto di vista giapponese, per rafforzare l'idea universale dell'inutilità e dell'orrore della guerra. Nasce così l'idea di un secondo film, Lettere da Iwo Jima, girato mentre Flags of our fathers  era al montaggio, e che costituisce con il primo film un dittico bellico che è già entrato nelle pagine più importanti del cinema moderno.
Bandiere e lettere sono servite a Eastwood, che si conferma a quasi ottant'anni uno dei registi più attenti e analitici del nostro tempo, per realizzare due film capolavoro che si compenetrano e sono speculari uno all'altro, che riflettono sull'assurdità dei conflitti bellici, sulla cecità con cui l'uomo si ostina a non imparare dalle guerre passate, sui danni irreversibili che una guerra lascia nelle vite di chi sopravvive, ma soprattutto sulla constatazione che le vittime non hanno nazionalità e che il dolore causato da una guerra, da una parte o dall'altra dell'oceano, è lo stesso.
Costati complessivamente appena novanta milioni di dollari (settanta per Flags  e venti per Letters), la metà circa del costo medio di un film bellico hollywoodiano, i due film sono stati girati in Islanda in quanto Iwo Jima è considerata terreno sacro per il Giappone che non ha rilasciato il permesso alle riprese, e pur raccontando punti di vista diversi di un comune evento doloroso, condividono l'atmosfera cupa di una fotografia dai colori desaturati al limite del bianco e nero, il respiro epico e tragico della storia e il ritmo di sequenze belliche uniche e spettacolari, controllate magnificamente dal tocco d'autore del regista.
Mentre Flags of our fathers  dopo lo scatto della fotografia, segue i tre soldati al loro ritorno in patria e la loro consacrazione ad eroi nazionali, che sotto certi aspetti li travolgerà, Lettere da Iwo Jima, che nelle sale è uscito in giapponese con sottotitoli, racconta la battaglia dalle viscere del monte Suribachi, con gli occhi di soldati che conoscono la loro inferiorità militare e che sono consapevoli del loro destino segnato. Da un lato l'onore di uomini che non si sentono eroi quando un'intera nazione li consacra come tali, dall'altra quello forte e indiscusso di altri uomini
abbandonati ad una morte annunciata.
Come di consueto nei film di Eastwood gli attori sono conosciuti ma non star; nel primo film ricordiamo Ryan Philippe (Gosford Park, Crash), Jesse Bradford (La figlia di un soldato non piange mai), Barry Pepper (La 25a ora, Le tre sepolture), mentre l'unico attore conosciuto di Lettere da Iwo Jima è Ken Watanabe (L'ultimo samurai, Memorie di una geisha).
Lo sceneggiatore Paul Haggis è lo stesso di Million dollar baby  e Crash.
I due film hanno collezionato svariati premi e nomination sia ai Golden Globes che agli Oscar.
                                                                                                                 
                                                                                                                      V.M.
siti dei film: www.flagsofourfathers.com
                www.letteredaiwojima.it


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