MEMORIE DI UNA GEISHA

regia Rob Marshall
con Zhang Ziyi, Gong Li, Michelle Yeoh, Ken Watanabe,
Koji Yakusho, Kaori Momoi, Youki Kudoh
sceneggiatura Robin Swicord, Doug Wright
fotografia Dion Beebe
montaggio Pietro Scalia
scenografia John Myhre costumi Colleen Atwood
musica John Williams
produzione Lucy Fisher, Steven Spielberg, Douglas Wick
distribuzione Eagle
durata 2h15m

Usa 2005
 

La trama: Alla fine degli anni venti, Chiyo figlia di una poverissima famiglia di pescatori giapponesi, viene venduta ad una casa per geishe di Kyoto. La giovane non rivedrà mai più i suoi cari e nel corso degli anni conoscerà le privazioni e la disciplina, l'odio e l'invidia della rivale Hatsumomo, l'amicizia e l'aiuto della protettrice Mameha, fino a diventare la geisha più ambita e celebre di Kyoto sotto il nome di Sayuri.


Il regista: nato nel 1960 a Madison nel Wisconsin, il celebre coreografo americano ha diretto e coreografato numerosi musical come il revival di Cabaret, Promises Promises, Annie. Al cinema ha collaborato per le coreografie di film come The craddle will rock di Tim Robbins, i musical Cinderella, Mrs. Santa Clause, Victor Victoria, Damn Yankees e She loves me.
Chicago
('02, sei Oscar) è la sua prima regia cinematografica.


Il film: Venti anni di storia giapponese racchiusi in una megaproduzione da 82 milioni di dollari, per portare sullo schermo il leggendario romanzo omonimo di Arthur Golden, tradotto dalla sua uscita in 32 lingue, che narra le vicende di Chiyo, bellissima bimba dagli occhi grigi, venduta dalla famiglia poverissima, e diventata una delle geishe più ricercate nella Kyoto degli anni trenta. Inizialmente alla trasposizione cinematografica del famoso romanzo, si era avvicinato Steven Spielberg, fiutandone il potenziale mix di innocenza infantile, esotismo ed erotismo che tanta fortuna hanno portato al suo cinema, e l'impatto che avrebbe avuto sul grande schermo, sulla scia dei milioni di lettori, ma soprattutto lettrici, che avrebbero seguito il romanzo in sala. Il regista ne acquista i diritti ma il progetto rimane accantonato per anni, fino a quando Spielberg rimane come produttore ma passa la regia al nuovo "golden boy" di Hollywood Rob Marshall, ex coreografo di Broadway, che al suo debutto cinematografico con Chicago  aveva portato a casa ben sei Oscar.
Dopo lunghi sopralluoghi e ricerche in Giappone, non riuscendo a trovare un villaggio d'epoca che avesse conservato almeno due strade intatte sin dagli anni venti, la produzione ha deciso di realizzare il film in California, dove con uno sforzo produttivo enorme l'intero quartiere della vecchia Kyoto, Hanamachi, è stato ricostruito minuziosamente in oltre tre mesi e mezzo di lavorazione. Alcune sequenze sono comunque state girate in luoghi originali giapponesi, in particolari alcuni templi o luoghi di culto, come quella molto bella della corsa di Chiyo bambina sotto il corridoio di cancelli arancione, i cosiddetti Torii, che sfilano per chilometri sulla collina di Kyoto, per la prima volta ripresi per un film, grazie ad una sofferta autorizzazione alle riprese concessa dalle autorità giapponesi dopo oltre un anno di richieste.
Il look delle geishe che appare nel film è stato leggermente modernizzato rendendo le labbra più carnose, il trucco più pesante, i kimono più attillati e accattivanti, con scollature sulla nuca più lunghe degli originali; questo per mettere in rilievo il ruolo della geisha nel suo tempo, vista come la diva di oggi, irraggiungibile punto di riferimento, non una prostituta, ma un'artista a tutto tondo ("gei" significa arte), perfetto connubio di mille arti, tra cui quella della conversazione e dell'intrattenimento. A tale scopo è stata data molta importanza alla ricostruzione del mondo più intimo di queste donne, dai vestiti, al trucco, a tutte le discipline a cui il loro status elitario le obbligava a sottostare.
A disposizione della costumista Collen Atwood (Chicago, Il mistero di Sleepy Hollow), è stato costituito un immenso reparto costumi dove hanno lavorato centinaia di persone, e dove i tessuti sono stati appositamente colorati e tinti secondo le tonalità dell'epoca, oggi scomparse nelle sete moderne, portando alla creazione di centinaia di kimono, ognuno dei quali ha richiesto circa due settimane di lavorazione (per realizzarne uno autentico ci vuole un anno).
Tutte le attrici del film, anche quelle che ricoprivano ruoli di contorno, hanno dovuto prendere parte ad un vero e proprio corso per geishe, che per sei settimane le ha obbligate ad imparare a camminare, a muoversi dentro il kimono, a sedersi, a versare il tè, ad inginocchiarsi, a suonare lo shemisen ed a prendere lezioni di dizione, di ventaglio, di danza, trasformandosi in vere geishe anche nei gesti più comuni come aprire o chiudere una porta, porgere una tazzina o scoprire il polso scostando la manica del kimono.
Come consulente sul set era presente Liza Dalby, l'unica donna occidentale che, trasferitasi in Giappone a diciassette anni per approfondire la sua tesi di laurea in antropologia, vi è rimasta per molti anni diventando una geisha lei stessa.
Ricomponendo in parte la stessa troupe di Chicago, (costumista, fotografo, scenografo e coreografo sono gli stessi) Rob Marshall è riuscito ad accomunare il gusto occidentale con l'esotismo delle danze originali giapponesi, creando momenti coreografici memorabili, come la sequenza della Danza d'Inverno (già scena cult), protagonista Zhang Ziyi, dove in un ambiente buio e illuminato soltanto da fasci di luce azzurra, sotto una leggera pioggia di neve, il personaggio di Sayuri si concede in un assolo di danza sontuoso e affascinante, attraversando l'Hanamichi, una sorta di passerella che porta la danzatrice in mezzo alla platea, fra i tavoli degli spettatori.
In parte criticato per il fatto di non avere nessuna attrice giapponese in ruoli principali, Memorie di una geisha, grande melò hollywoodiano d'altri tempi, sontuoso ed eccentrico, seducente e romantico, vede come protagoniste tre delle più celebri attrici del cinema orientale in circolazione, le cinesi Zhang Ziyi e Gong Li (entrambe scoperte del regista Zhang Yimou), e la malese Michelle Yeoh, in una gara di seduzione senza freni.
Ricordiamo infine il mistico e suadente, ma a tratti vorticoso montaggio del nostro Pietro Scalia.
Il film ha vinto tre Oscar, quelli per la fotografia, i costumi e la scenografia.

Sito del film: www.sonypictures.com/memoirsofageisha                                               V.M.


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