PROPRIETA' PRIVATA
regia Joachim LaFosse
con Isabelle Huppert, Jérémie Renier,
Yannick Renier,
Kris Cuppens, Raphaelle Lubansu, Patrick Descamps
sceneggiatura Joachim Lafosse, Francois
pirot
fotografia Hichame Alaquie
montaggio Sophie Vercruysse
scenografia Anna Falgueres
costumi Nathalie Du Roscoat
suono Benoit Declerck
produzione Josef Roushop
distribuzione Bim
durata 1h29m
Belgio 2006
La trama: Pascale,
divorziata, vive con i due figli gemelli Thierry e Francois nella loro tenuta di
campagna. La vita familiare scorre tranquilla fino a quando la donna decide di
mettere in vendita la proprietà. Questa situazione porterà alla luce personalità
nascoste dei due giovani, che inizieranno una conflitto fra fratelli con
conseguenze disastrose.
Il regista: Joachim
LaFosse, sceneggiatore e regista belga nato nel 1975, dopo studi presso l'Institut
des Arts de Diffusion a Bruxelles, nel 2000
realizza il suo primo corto Egoiste nature mentre un anno più tardi si
diploma con Tribù, miglior cortometraggio al
Festival di Namur.
Debutta nel lungometraggio nel 2004 con Folie privée in concorso a
Locarno, seguito
da Ca rend heureux ('05).
Il film: Dopo il
successo dei fratelli Dardenne che ormai da più di un decennio sono fra i
protagonisti più interessanti del nuovo cinema europeo (due Palme d'Oro con
Rosetta e
L'enfant),
la cinematografia fiamminga ha cominciato a farsi conoscere a livello
internazionale con film di qualità e giovani registi di talento, che con le loro
idee e visioni stanno via via consolidando una delle nascenti e più personali
cinematografie europee. Tanto per fare qualche titolo ricordiamo
Assolutamente
famosi di Dominique Deruddere,
Una relazione
privata di Frédéric
Fonteneyne,
Thomas in love di Pierre Paul
Renders e Cages di Olivier Masset - Depasse, sorprendente opera
prima presentata in concorso alla Festa di Roma 2006, purtroppo ancora inedita in Italia.
Non si sottrae a questa lista Proprietà privata, opera seconda di
un altro giovane regista belga, Joachim LaFosse, dramma familiare ma non solo,
presentata in concorso a Venezia 2006.
Lontano dal cinema sociale e di denuncia dei succitati Dardenne, LaFosse
sviluppa il suo racconto all'interno di una famiglia piccolo borghese,
ambientandolo nella campagna belga, lontano dal grigiore delle città, e
raccontando un nucleo familiare destrutturato dal divorzio dei genitori, con un
ancor più insano rapporto che si protrae fra la madre e i due figli gemelli
ventenni che sono rimasti a vivere con lei. Apparentemente la normalità sembra
essere di casa, con un rapporto franco e aperto fra la madre e i figli, che pur
di diverso temperamento sembrano avere molte cose in comune, con un padre poco
presente, in conflitto con la madre ma che non manca di soddisfare economicamente i due figli.
Il fragile equilibrio familiare viene infranto quando la donna decide di vendere
la casa di proprietà per iniziare un'attività commerciale e lasciare andare i
figli per la loro strada. Mentre la natura più remissiva di uno dei gemelli
accetterà la decisione materna, la vera identità dell'altro verrà alla luce,
portando in superficie rancore, odio e sentimenti fino ad allora repressi nei
confronti del resto della famiglia.
L'insanità familiare quindi al centro della storia scritta e diretta dal
promettente Joachim LaFosse, in cui si ritrovano malcelati riferimenti
autobiografici (anche lui ha un fratello gemello ed altri due fratellastri,
gemelli anch'essi). L'incapacità dei due giovani di sviluppare un'identità
definitivamente adulta, intrappolati nel limbo che la famiglia stessa
rappresenta, in cui tirano avanti una insana, indefinita e continuata vita
adolescenziale fatta di infantili liti tra fratelli, di ripicche e capricci da
bambini. Non sembrano in grado nemmeno di portare avanti dei seri rapporti
sentimentali, verso cui Francois non sembra mostrare alcun interesse, mentre
Thierry riduce soltanto ad un fisico bisogno sessuale. Sull'altro piano i
genitori, incapaci di liberare i figli dalla gabbia familiare in cui non si
rendono conto di costringerli; una madre che nutre in continuazione dei figli
che chiedono perennemente cibo, come un uccello con i suoi pulcini nel nido, e
un padre la cui unica funzione è quella di banca, sempre pronto a soddisfare
qualsiasi richiesta economica dei due gemelli. Quando la presa di coscienza di
Pascale, la madre, spezzerà questo rapporto vizioso ed insano, le conseguenze
saranno drammatiche ed il film, serrato, asciutto ed essenziale, dalle
inquadrature quasi sempre fisse da cui i personaggi sono costretti ad uscire
proprio come se evadessero da una gabbia, fino a quel
momento privo di alcun commento musicale, esploderà con lo stridio liberatorio
di un violino impazzito, mentre una bellissima soggettiva accompagnerà
lentamente lo spettatore lontano dalla casa, chissà forse definitivamente ed in
compagnia di uno dei protagonisti.
Nel ruolo dei due fratelli brillano Yannick e il più noto Jérémie (L'enfant,
La vie en rose) Renier,
fratelli nella vita ma non gemelli, mentre nel ruolo della madre ritroviamo una sempre
gigantesca Isabelle Huppert (La
pianista), che con la sua celebre, glaciale presenza dona un'aura molto
personale al personaggio di Pascale.
V.M.
versione per la stampa