THOMAS
IN LOVE
di Pierre Paul
Renders
commedia
Belgio '00 durata 1h35m
Gli Interpreti: Benoit Verhaert, Aylin Yay, Magali Pinglaut,
Micheline Hardy.
La Trama: Thomas è un giovane uomo colpito da agorafobia acuta. Da otto anni non esce di casa e non permette a nessuno di entrarvi. Comunica con il resto del mondo attraverso il suo computer. Sul suo monitor si alternano così il suo assicuratore, il suo psichiatra, le ragazze di un club di incontri on line, la sua amica virtuale di vecchia data, sua madre, delle prostitute. Tutti vorrebbero farlo uscire, mentre lui vuole essere lasciato in pace. Sarà l'amore a trascinarlo di nuovo fra la gente.
Il Regista: Il 37enne regista belga Pierre Paul Renders è alla sua opera prima; aveva presentato a Venezia '92 La tendresse episodio del film Sept péchés capitaux.
Il film: Uno dei film più interessanti presentati al Festival di Venezia
2000, pubblicizzato nel mondo come il "primo film sul cybersex",
grazie alla prima scena di amplesso virtuale della storia del cinema, Thomas
in love tratta in realtà delle difficoltà dell'uomo del nuovo
millennio a relazionarsi con gli altri e della comunicazione fra gli individui,
sempre più ostacolata dal mondo senz'anima di un imminente futuro. Il film è
anche una delicata storia d'amore, dove i sentimenti risultano più forti di
qualsiasi barriera, tecnologica o mentale che sia. La particolarità di Thomas
in love è che tutto il film è una soggettiva sullo schermo del
computer del protagonista o su quello dei suoi interlocutori, dove vediamo
alternarsi i primi piani degli attori.
Sito ufficiale del
film: www.thomasestamoureux.com
Approfondimento:
Una stanza e un computer. E' tutto qui l'universo di Thomas, il protagonista
dell'opera prima di Pierre Paul Renders. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti
di un'operazione modaiola costruire un'opera interamente sull'universo on
line, in un'era dove internet sta modificando la nostra percezione del mondo
e, perfino il modo di pensare e fruire il cinema. In realtà il copione di Thomas
in love è stato scritto da Philippe Blasband già cinque anni fa. In
tempi dunque non sospetti, quando erano pochi i film sull'argomento. "Il
soggetto" precisa
il regista, "non
è la tecnologia, bensì le relazioni interpersonali".
Ma è pur vero che il digitale, tecnica con cui è stato girato il film,
condiziona l'intera messa in scena, a iniziare "dai
vari tipi di texture elettronica che ho usato",
aggiunge Renders, "e
che mutano con l'evolversi dei rapporti tra i personaggi".
L'altra particolarità del film è che del protagonista, afflitto da
un'agorafobia che lo costringe a casa, vediamo solo la soggettiva, tranne quando
il suo volto compare sui monitor delle donne con cui entra in contatto. Tra esse
c'è anche Clara, creatura virtuale pronta a soddisfare le sue fantasie
sessuali. "Non ho
voluto usare il tipo di montaggio che uno si attenderebbe da un film del genere",
spiega il regista, "cioè
pieno di stacchi, con un montaggio da videoclip. Thomas è
composto da piani-sequenza, cui ho apportato invisibili microtagli".
La lavorazione è durata cinque settimane, mentre la post-produzione ha
richiesto tempi lunghi.
Singolare è stato l'intero modo di girare il film. Renders, infatti, dirigeva
gli interpreti da una cabina di regia: "Ogni
postazione di computer è stata ricostruita in vani separati, per ricreare
l'intimità in cui i personaggi comunicano tra loro e dare più verità alla
situazione. Ciascun attore poteva vedere la faccia dell'interlocutore in un
monitor accanto all'obiettivo".
La claustrofobia del soggetto è rafforzata dall'ambientazione tutta in interni,
"tranne quando le
donne comunicano dalla strada con Thomas, attraverso videotelefoni portatili".
Il sito del film non poteva che essere molto speciale. Si tratta di una sorta di
trailer interattivo dove il visitatore si identifica con Thomas, può parlare
con le protagoniste, nonché vedere alcune sequenze che non sono state inserite
nel film.
A proposito della rinascita del cinema belga cui assistiamo da qualche tempo, il
regista afferma perentorio "La
qualità compensa la scarsa quantità di film. Vi sono autori molto diversi fra
loro: da van Dormael, il cui immaginario è tipicamente belga, ai fratelli
Dardenne (Rosetta), sostenuti da un'estetica rigorosa. Molti giovani si
preoccupano però più di fare esperienze, che di comunicare con il pubblico.
Come invece mi sforzo di fare io".