POTICHE
regia Froncois
Ozon
con Catherine
Deneuve, Gérard Depardieu, Sergi Lòpez,
Karin Viard, Jérémie Renier, Fabrice Luchini
sceneggiatura
Francois Ozon
fotografia
Yorick
Le Saux
montaggio
Laure Gardette
scenografia Katia
Wyszkop
costumi Pascaline
Chavanne
musica Philippe
Rombi
produzione
Eric e Nicolas Altmeyer
distribuzione
Bim
durata 1h43m
Francia 2010
La trama:
Francia, anni settanta. Suzanne è la moglie di un ricco industriale i cui unici
pensieri sono la casa, la cura del giardino e le attenzioni per il marito
Robert, dispotico e severo verso i suoi dipendenti che sottomette con pugno di
ferro. Quando quest'ultimo viene rapito a causa di una rivolta degli operai, è
Suzanne, da tutti considerata soltanto una bella statuina, a dover prendere in
mano le redini dell'azienda, dimostrandosi una donna scaltra e piena di carisma.
Il regista: Sceneggiatore
e regista francese, Francois Ozon nasce a Parigi nel 1967. Inizia come modello
ma presto si appassiona al cinema in cui si laurea nel 1993. Dopo diversi corti
debutta nel lungometraggio con Sitcom nel 1998, grottesca commedia
molto personale che lo mette subito all'attenzione della critica. Ben presto
diventa uno dei nomi più in vista del nuovo cinema francese. Fra i suoi film
ricordiamo, Amanti criminali ('99), Sotto la sabbia ('00),
Gocce d'acqua su pietre roventi ('00), 8 donne e un mistero ('02),
Swimming pool ('03), Cinque per due ('04), Il tempo che resta
('05), Angel ('07), Ricky ('09), Il rifugio ('09).
Il film:
A metà strada fra la parabola politica di Nicolas Sarcozy e quella di Ségolène
Royal, raccontato alla maniera di
The queen,
con la leggerezza tipica delle commedie anni settanta, Potiche è
l'ultimo lavoro nato dalla poliedrica personalità di uno dei giovani autori
francesi più in vista ormai da più di un decennio, Francois Ozon, che conferma
con questo suo ultimo film la capacità per nulla comune di saper passare con
destrezza attraverso generi cinematografici lontani gli uni dagli altri, come il
dramma esistenziale, il thriller d'autore, la satira sopra le righe e
appunto la commedia, comunque impegnata.
Potiche è la storia di una donna considerata da tutti senza
personalità, che sotto cause di forza maggiore si dimostrerà intelligente,
fascinosa e piena di carisma sia sul piano personale che professionale. Il
temine potiche in francese sta ad indicare un oggetto inutile, di
solito un vaso o una statuina, privo di grande valore usato prevalentemente come
soprammobile per riempire un buco o abbellire parte di una stanza. La stessa
parola ha acquisito nel linguaggio corrente, un significato dispregiativo e
viene di solito usata per indicare una donna senza doti e senza idee proprie che
vive all'ombra del marito. In Francia alcune mogli di uomini della politica, per
esempio Bernadette Chirac, o alcune donne scese in prima persona in campo
politico come ultimamente Ségolène Royal, sono state definite delle
potiche, delle belle statuine appunto.
Come già per due suoi precedenti film, Gocce d'acqua su pietre roventi
e 8 donne e un mistero, Ozon ha tratto il film da una piéce teatrale,
quella omonima di Barillet e Grédy che aveva avuto modo di ammirare a teatro già
molti anni prima. Ma al contrario della messa in scena molto teatrale dei due
film precedenti, girati pressoché totalmente in studio, il regista ha preferito
girare Potiche in luoghi reali e in molti ambienti all'aperto, in
modo da sottolineare il senso di riscatto e di libertà riconquistata dalla
protagonista. Potiche pur raccontando la storia dell'emancipazione
di una donna di trent'anni fa, rimane un film attualissimo che rispecchia sotto
molti punti di vista la vita politica e industriale di oggi e i problemi legati
al mondo del lavoro che riempiono le pagine dei nostri quotidiani.
L'ambientazione degli anni settanta ha però permesso al regista di mantenere una
certa distanza dalla situazione odierna e questo gli ha garantito la libertà e
la leggerezza necessaria per parlare di problemi che, immersi un un contesto
attuale sarebbero diventati molto più pesanti e drammatici.
Ozon sente molto il personaggio di Suzanne e riesce a trasformarlo in un'eroina
femminista a cui il pubblico si affeziona, di cui il pubblico riesce a capire il
dolore, l'umiliazione e le mortificazioni cui è sottoposta in maniera continua
dal marito e dalla figlia, e che il pubblico accompagna con trionfo nella sua
rinascita sociale ed umana.
Il regista offre il ruolo di Suzanne a Catherine Deneuve, alla sua seconda
collaborazione con Ozon dopo 8 donne e un mistero, regalandole uno dei
personaggi più illuminati e divertenti della sua carriera. Il personaggio di
Suzanne è contornato da due figure maschili che avrebbero dovuto rappresentare
non solo due uomini agli antipodi sullo schermo, ma nell'idea del regista anche
due modi di recitare diversi. Da un lato decide quindi di ricomporre la coppia
Deneuve Depardieu, amata dal pubblico in decine di film del passato, chiamando
nel ruolo dell'amante Babin, Gérard Depardieu che raffigura l'uomo nostalgico e
innamorato, ancorato ad un passato che non esiste più ma pronto a rivoluzionare
la sua vita, dall'altro impone nel ruolo del marito autoritario e inflessibile
ma alla fine infantile ed impaurito, quel Fabrice Luchini visto in tante
commedie di successo. Gli altri tre personaggi secondari ma che hanno molto peso
nell'intreccio narrativo, sono i due figli Paul e Joelle e la segretaria Nadège,
poco sviluppati nella pièce, per cui il regista crea uno spessore maggiore. Nei
loro panni troviamo Jérémie Renier (L'enfant,
Proprietà
privata), che aveva già lavorato con Ozon dieci anni prima in Amanti
criminali, Judith Godrèche (L'appartamento spagnolo) e Karin Viard (A
tempo pieno,
Cacciatore di
teste).
Potiche è stato presentato in concorso a Venezia 2010.
V.M.
versione per la
stampa