CACCIATORE DI TESTE

regia Costa-Gavras
con José Garcia, Karin Viard, Geordy Monfils,
Christa Theret, Ulrich Turur,Olivier Gourmet

sceneggiatura Costa-Gavras, Jean-Claude Grumberg
fotografia Patric Blossier
montaggio Yannick Kergoat
scenografia Laurent Deroo costumi Laurence Maréchal
musica Armand Amar
produzione Michéle Ray-Gavras
distribuzione Fandango
durata 2h00m

Francia 2006                                                              
    
 

La trama: A causa di nuove strategie di mercato messe in atto dalla grossa azienda in cui lavora da anni come dirigente, Bruno Davert si ritrova improvvisamente senza lavoro. Fiducioso nelle proprie qualità professionali, l'uomo non si scoraggia e comincia a guardare al futuro nella prospettiva di una nuova e possibilmente migliore occupazione. Ma quando dopo diversi mesi non è ancora riuscito a trovare una posizione, comincia a pensare ad un folle piano strategico.


Il regista: Constantin Costa-Gavras nasce nel 1933 a Loutra-Irasias in Grecia ed è un regista e sceneggiatore da sempre impegnato nel cinema civile e politico. Naturalizzato francese da molti anni è lì che realizza la maggior parte delle sue opere, fra cui ricordiamo Z - L'orgia del potere ('69), Oscar come miglior film straniero e ormai un cult del cinema politico di sempre, L'Amerikano ('73), Chiaro di donna ('79), Missing ('82), per cui vince l'Oscar per la sceneggiatura non originale, Betrayed ('88), Music Box ('89), La piccola apocalisse ('92), Mad city ('97), Amen ('02), Verso l'Eden ('09), con l'attore italiano Riccardo Scamarcio.


Il film: Tratto dal romanzo The ax  di Donald Westlake, nella precisa e rigorosa trasposizione cinematografica del grande regista greco Cacciatore di teste  non perde l'identità e il carattere di opera d'accusa verso una società moderna che ha abbandonato qualsiasi forma di moralità.
Quando il protagonista Bruno Davert, dirigente di un'importante azienda cartacea, qualificato, benestante, villa con giardino, moglie e due figli, apparentemente senza problemi di alcun tipo, rimane senza lavoro, non prende la notizia come un qualcosa di negativo, ma piuttosto come una novità inaspettata. In fondo ha appena quarant'anni ed e' sicuro che la sua professionalità gli aprirà altre e migliori opportunità di lavoro, e non si preoccupa più di tanto.
Ma quando dopo tre anni è ancora disoccupato, troviamo un Bruno molto diverso da quello che abbiamo conosciuto all'inizio della storia. Dopo tre anni Bruno è un soldato in guerra che lotta per la sopravvivenza di se stesso e della propria famiglia. Non ha più ideali, né umanità, né senso di giustizia. Combatte i suoi simili ma allo stesso tempo combatte contro se stesso, imprigionato in una sfera di egoismo e individualismo esasperati, in costante difesa della propria salvaguardia personale alimentata dall'ansia e dalla paura, conseguenza diretta della mancanza di un lavoro.
Bruno non si pone dilemmi morali sui crimini che sta commettendo, perchè sono necessari al raggiungimento del suo benessere personale e quello della sua famiglia. Tutto il resto non conta.
Non è un folle, non ha perso la ragione, non è un serial killer che semina sangue per motivazioni che sono al di sopra di lui. E' un dirigente che si trasforma in un serial killer per delle ragioni che non hanno nulla a che vedere con sentimenti, o con impulsi sessuali, o con malattie della mente. Uccide con una logica, per ragioni pratiche e concrete. Ha deciso di risolvere i suoi problemi a modo suo, senza scrupoli o tentennamenti morali, e combatte la sua personale guerra contro gli altri.
Grazie al suo personaggio, chiaramente esagerato ed esasperato dal regista, perennemente in bilico fra contegno e dignità, ridicolo e bassezza, riso e lacrime, coraggio e codardia, Costa-Gavras dipinge un ritratto aberrante della società moderna in cui viviamo, dove ciò che pesa più di qualsiasi altra cosa è il benessere personale e dove nessuno si pone più questioni morali sulle proprie azioni. E' solo il fine che ha importanza e che giustifica tutto.
Attraverso la messa in scena a metà strada tra thriller e commedia nera, il regista non si risparmia nell'ironico e grottesco studio di icone e modelli dell'occidente moderno, come la cattiva televisione, l'imbastardimento generalizzato della cultura della gente, l'importanza della rappresentazione del benessere a tutti i costi, e sottolinea il livello estremo di spietatezza raggiunto dal mondo del lavoro, che isola gli individui rendendoli pericolosi. Il mondo di oggi crea persone come Bruno per cui la morale cede il posto alla necessità economica.
La mannaia del titolo originale (Le couperet, letteralmente mannaia) acquisisce un doppio significato; da una lato la mannaia economica che per nuove strategie di mercato taglia posti di lavoro, dall'altro la mannaia morale che cancella qualsiasi implicazione etica dalle nostre azioni.
Nel cast di attori impeccabile, troviamo nel ruolo del protagonista José Garcia, attore pressoché
sconosciuto in Italia ma una vera e propria star in Francia, Karin Viard (Delicatessen, L'odio, A tempo pieno) nel ruolo della moglie e Olivier Gourmet, attore prediletto dei fratelli Dardenne che ha recitato praticamente in tutti i loro film (La promesse, Rosetta, Il figlio, L'enfant, Il matrimonio di Lorna) nel ruolo di una delle vittime di Bruno.
                                                                                                                      V.M.


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