A TEMPO PIENO

regia Laurent Cantet
con Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet,
Jean-Pierre Mangeot, Monique Mangeot, Nicolas Kalsch
sceneggiatura Robin Campillo, Laurent Cantet
musica Jocelyn Pook
scenografia Romain Denis
fotografia Pierre Milon montaggio Robin Campillo
produzione Caroline Benjo
distribuito Warner
durata 2h00m

Francia, 2001


La trama: Vincent da manager di successo improvvisamente finisce disoccupato, vittima della nuova economia. Non riuscendo ad accettare questa situazione, finge con la famiglia un nuovo e più prestigioso impiego. Esce di casa ogni mattina come se andasse al lavoro, finge viaggi d'affari all'estero, mentre in realtà dorme in macchina, frequenta cattive compagnie, rasenta la truffa, entrando in un vortice di bugie e scuse sempre più pericoloso e irreversibile.


Il regista: Laureatosi all'IDHEC, scuola di cinema parigina nel 1996, Laurent Cantet (Melle, Francia, 1961) realizza due corti molto acclamati Tous a la manif ('93) e Jeux de plage ('95). Nel 1997 ha diretto per la televisione Les sanguinaires. A tempo pieno è il suo secondo, atteso lungometraggio, dopo il folgorante esordio di Risorse umane ('99), lanciato dal Torino Film Festival e dal Festival di San Sebastian dove ha vinto rispettivamente il Premio Cipputi e il Premio Nuovi Registi. 


Il film: Cantet continua con questo film ad affrontare il tema del lavoro e della nuova economia europea, del rischio del licenziamento come oscura realtà, che già nel suo lavoro precedente costituiva l'argomento centrale della storia. In questo caso si è ispirato ad un fatto reale accaduto in Francia, e che purtroppo ha avuto esiti ben più drammatici di quelli raccontati nel film. Ad una direzione degli attori eccellente ed alla messa in scena rigorosa e glaciale, si affianca l'interpretazione straordinaria di Aurélien Recoing, attore teatrale francese pressoché sconosciuto, indimenticabile nel raccontare il dramma di un uomo che non sa accettare la propria esistenza senza un lavoro, e che finge drammaticamente, inesorabilmente davanti ai membri della propria famiglia, nel tentativo disperato di aggrapparsi ad una parvenza di normalità e sicurezza. Difficile dimenticare il suo sguardo fisso in quello del figlioletto, nel momento della confessione, o l'ultima sequenza del film, che si chiude sul suo viso rivolto alla camera, in un finale apparentemente lieto, ma agghiacciante nel suo cupo significato. A tempo pieno è stato presentato nella sezione Cinema del Presente a Venezia 2001, dove ha meritatamente vinto il Leone dell'Anno.