MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE


regia Werner Herzog
con Michael Shannon, Chloey Sevigny, Willem Dafoe,
Grace Zabriskie, Brad Dourif, Loretta Devine

sceneggiatura Werner Herzog, Herbert Golder
fotografia Peter Zeitlinger
montaggio Joe Bini, Omar Daher
scenografia Danny Caldwell costumi Mikel Padilla
musica Ernst Reijseger
produzione Industrial Entertainment
distribuzione One Movie
durata 1h30m


USA 2009
 

La trama: Brad McCullum, un attore che recita una tragedia greca a teatro, mette in atto nella realtà lo stesso delitto che compie in scena; uccide sua madre. Ossessionato dal personaggio che interpreta in palcoscenico, dopo il delitto l'uomo si barrica in casa con degli ostaggi. Fuori il detective Havenhurst, insieme alla fidanzata dell'assassino Ingrid ed altri conoscenti, cercano di farlo ragionare mentre sempre più persone del vicinato si radunano attorno alla villa del delitto.


Il regista: Regista, attore e sceneggiatore tedesco, Werner Herzog nasce a Monaco di Baviera nel 1942. Da adolescente visse insieme alla madre ad al fratello in una pensione di Monaco in cui risiedeva l'eccentrico attore Klaus Kinski, che ebbe un'indelebile influenza sulla formazione del regista, divenendo molti anni dopo il suo attore feticcio. In quel periodo si appassiona al cinema e paga i suoi primi film lavorando come saldatore. Nel 1962 realizza Ercole, il suo primo cortometraggio, e l'anno successivo fonda una sua casa di produzione, la Werner Herzog Filmproduktion. Continua intanto gli studi universitari in storia, letteratura e teatro. Trasferitosi negli Usa con una borsa di studio, finisce come barbone a New York, lavorando poi illegalmente fra Usa e Messico. Tornato in Germania nel 1967, realizza il suo primo film, Segni di vita, finanziato dal German Film Institute, con cui vince un Orso d'argento a Berlino. Nel corso della sua carriera ha realizzato una cinquantina di film, fra cui Fata Morgana ('70), Aguirre, furore di Dio ('72), L'enigma di Kaspar Hauser ('74) Gran Prix a Cannes, Nosferatu, il principe della notte ('78), Fitzcarraldo ('82) miglior regia a Cannes, Grido di pietra ('91), Invincibile ('01), L'alba della libertà ('06).


Il film: Quando intorno alle 19 del 4 settembre 2009, nel buio della sala Darsena del Lido di Venezia apparvero le prime scritte dei titoli di testa del film più atteso della giornata, un fragoroso applauso accompagnato da urla di giubilo travolse con esultanza l'inizio dello spettacolo. La scritta recitava testualmente "David Linch presenta un film di Werner Herzog".
Accreditati e giornalisti che pazientemente avevano atteso in fila sotto il debole sole di fine giornata, l'ingresso all'anteprima assoluta del primo film sorpresa del concorso di quell'edizione, avevano lasciato giustamente libero sfogo alla tensione ed alla curiosità createsi attorno alle aspettative verso un prodotto ignoto, rassicurati dalla comparsa dei nomi di due fra i registi contemporanei più universalmente amati.
E una volta visto il film molto si è parlato di questo inedito connubio autoriale, in quanto My son, my son, what have ye done  è un'opera profondamente linchiana sotto vari punti di vista, e indubbiamente fa nascere molte curiosità su quanto di uno dei registi sia nella pellicola, piuttosto che quanto ci sia dell'altro, o se sia stato il maestro tedesco a voler omaggiare il collega d'oltreoceano o viceversa. Fatto sta che My son  è un film potente, visionario, sfuggevole come solo pochi artisti riescono a concepire, che colpisce per l'identità di thriller anomalo, per il senso d'attesa che riesce a trasmettere fin dalle primissime inquadrature e per il consueto sguardo distaccato del regista verso l'inevitabile deriva della follia della mente umana.
Alla trasposizione di questa storia su grande schermo Herzog pensava già da molto tempo, già dalla fine degli anni novanta quando incontrò nella sua roulotte Mark Yavorsky, un ex attore e promessa del basket, che nel 1979 uccise sua madre con una spada, in preda all'infatuazione per il personaggio che stava interpretando sul palcoscenico. Il film, però non è la trasposizione dettagliata dei fatti così come accaddero nella realtà. Herzog infatti rimase molto turbato dalla personalità di Yavorsky, tanto da considerarlo veramente pazzo e da non volerlo più incontrare.
Pur non tradendo la realtà, il film si dipana sullo schermo attraverso un racconto dalla forma lineare, intervallata da opportuni flash-back narrativi, e benché i rimandi al cinema linchiano siano molti, a cominciare dalla solida presenza di Grace Zabriskie, attrice feticcio del regista americano, non mancano nessuno dei temi fondamentali del cinema di Herzog, dalla sfida dell'uomo verso la natura, alla volontà di oltrepassare i propri limiti, sia fisici che soprattutto spirituali e mentali, al superamento della soglia della razionalità e possibilità umane, fino alla confusione quasi cosmica di cui l'uomo è vittima e il suo sconfinamento verso la follia.
My son  è un film sui falsi miti, sulla debolezza dello spirito, un film quasi magico, evanescente, che tratta dell'aspetto spirituale dell'animo umano, della volubilità dell'uomo e della vacua fragilità della sua mente.
Girato principalmente a San Diego, nei luoghi reali in cui si svolsero i fatti, ma anche in Perù e in Cina, il film annovera nel suo cospicuo cast nomi famosi del cinema più indipendente americano e non, come Willem Dafoe (Antichrist), Chloey Sevigny (Boys don't cry), Udo Kier (Soul kitchen), Brad Dourif (Qualcuno volò sul nido del cuculo), ma è l'attore Michael Shannon, che interpreta lo squilibrato protagonista Brad McCullum, ad avere la parte più complessa e difficile. Di nuovo nei panni di un folle dopo il personaggio del paranoico portatore di verità John Givings di Revolutionary Road ('08), Shannon si destreggia con fare da attore navigato nell'interpretare i turbamenti mentali di un attore preda di un'ossessione religiosa.
                                                                                                                       V.M.


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