THE WRESTLER
regia Darren
Aronofsky
con Mickey
Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood,
Mark Margolis, Giovanni Roselli, Todd Barry
sceneggiatura Rob
Siegel
fotografia Maryse
Alberti
montaggio Andy
Weisblum
scenografia Tim
Grimes
costumi Amy
Westcott
musica Clint
Mansell
produzione Scott
Franklin
distribuzione
Lucky Red
durata 1h54m
Usa 2008
La trama:
Randy Robinson, conosciuto negli anni ottanta come "the Ram", uno dei più
celebri e amati wrestler professionisti, a venti anni di distanza combatte in
incontri di terz'ordine, pagato piuttosto per il nome più che per le sue attuali
capacità di lotta. Abbandonato il ring in maniera definitiva per motivi medici,
cerca di riallacciare il rapporto con la figlia adolescente Stephanie mentre
inizia una nuova storia d'amore con una spogliarellista, Cassidy.
Il regista: Darren
Aronofsky nasce a New York nel 1969 e dimostra subito una grande predisposizione
per le arti visive. Studia antropologia, animazione e cinematografia
all'Università di Harvard e nel 1997 esordisce nel lungometraggio con il
sorprendente Pi - Il teorema del delirio, con cui vince il premio per la
miglior Regia al Sundance. Nel 2000 segue Requiem for a dream, presentato
a Cannes, e nel 2006 The fountain - L'albero della vita, in concorso a
Venezia. Nella vita è sposato con l'attrice inglese Rachel Weisz.
Il film:
Ci sono film che iniziano a vivere di vita propria nel momento in cui appare
sullo schermo la prima inquadratura del protagonista, e The wrestler è
sicuramente uno di questi.
Il film osa comunque andare oltre questo aspetto, immortalando nelle prime
sequenze non il suo protagonista in carne ed ossa, ma i titoli e le copertine
dei giornali che lo hanno ritratto nel corso degli anni della sua fortunata
carriera, in tutto lo splendore del suo essere mito e leggenda.
L'eco del ring sparato negli altoparlanti, le voci degli speakers che gridano il
nome di Randy Robinson the Ram, le urla delle folle di spettatori
che invocano al loro eroe, costituiscono l'inizio perfetto per un film che parla
essenzialmente di gloria; cercata, voluta, ottenuta e forse,
per sempre perduta.
Subito dopo infatti, lo stacco è su scene di squallida vita quotidiana, fatta di
match in locali di periferia a duecento dollari ad incontro, di serate passate a
bere in un infimo club nei sobborghi, di notti passate all'agghiaccio perchè non
si è in grado di pagare le bollette.
Randy the Ram ha vissuto tutta la vita per il piacere di essere su quel ring che
paradossalmente gli ha tolto tutto, per l'adrenalina che quel piccolo rettangolo
illuminato gli offre, per la voglia di dare spettacolo ma soprattutto di
costituire l'oggetto di
quello spettacolo.
Quasi la storia di un'immolazione in nome della notorietà e
del divenire quasi divino agli occhi delle folle, la storia di un'ebbrezza da
stadio, di un'allucinazione lunga tutta una vita. Il risveglio sarà però amaro;
la vita privata non esiste più o è ridotta al vagabondare da uno stripbar
all'altro, al vivere in un caravan malmesso, al tagliare qualsiasi rapporto con
i propri cari, all'abituarsi al restare da soli. Questo è quello che succede a
Randy the Ram dopo che fama e notorietà si sono spente insieme alla giovinezza
ed ai grossi ingaggi, e questo è quello che succede nella realtà pressoché a
tutti i wrestlers professionisti.
Il film infatti è un vero e proprio film verità sul wrestling, quasi un
documentario, dallo stile molto realistico, che riporta a tanto cinema autoriale
europeo, e che nasce da un'esigenza personale a lungo coltivata dal regista.
Darren Aronofky di fatto, che è un appassionato di wrestling fin da bambino,
pensava a questo film fin da quando era ancora uno studente di cinema, ed ha
lavorato alla sua preparazione per parecchi anni prima di poterlo realizzare.
The wrestler è un suo omaggio personale a tutti i veri
lottatori che distruggono i loro corpi sul ring, a cui il regista ha voluto
dedicare il film.
Prodotto dalla indipendente americana Wild Bunch, che ha finanziato il progetto
solo a patto che il protagonista fosse Mickey Rourke, il film è stato realizzato
con un budget molto ridotto e girato in un mese e mezzo durante veri incontri di
wrestling, in diverse località rurali degli Stati Uniti. Molti attori del film
sono dei veri wrestlers e il pubblico costituito da reali tifosi. Mickey Rourke
che al contrario del regista, non è mai stato un appassionato di wrestling, dopo
iniziali titubanze ha accettato il ruolo incuriosito soprattutto dalla voglia di
lavorare con un regista intellettuale e ispirato come Aronofsky,
sottoponendosi ad un lungo training fisico per trasformare il suo fisico in quello
di un vero wrestler.
In The wrestler il regista decide di allontanarsi dallo stile onirico e mentale legato al mondo
dell'immaginifico dei suoi precedenti film, per abbracciare un idea di cinema
più vicina alla realtà, allo svolgersi dell'azione così come appare ai nostri
occhi. Sceglie quindi di girare con macchina a spalla, seguendo i personaggi in
maniera quasi ossessiva, non abbandonandoli mai, nemmeno nei momenti più intimi
e personali. L'inquadratura di Aronofsky ama soffermarsi sul corpo martoriato
del protagonista, indugiando sulle ferite aperte e sanguinanti, ma mai in
maniera voyeristica quanto piuttosto con fare consolatorio, quasi a voler
contenere e alleviare tutto quel dolore. Allo stesso modo il regista non si
stacca dai personaggi nemmeno nei momenti emotivamente più drammatici, come i
diversi confronti fra Randy e sua figlia Stephanie.
E' inevitabile sottolineare che The wrestler non sarebbe stato lo stesso
film senza la toccante, commovente interpretazione di Mickey Rourke, sicuramente
quella per cui sarà ricordato nella sua carriera, che ha emozionato e coinvolto
in maniena unanime. L'attore che nel personaggio di Randy ha rivissuto in parte
la propria esperienza di vita, si è affidato completamente al regista,
immergendosi completamente nella realtà del mondo dei wrestlers, disegnando sullo schermo la
disillusione e il disincanto di un uomo schiaffeggiato dalla vita, che rimane impresso nella mente e
nel cuore.
Ma Rourke pur essendo l'anima stessa del film, non è lasciato solo sullo
schermo, ma affiancato da due attrici strepitose che bucano letteralmente lo
schermo. L'insieme del gruppo attoriale è in effetti uno dei punti di forza del film,
e oltre a Rourke, Marisa Tomei e Evan Rachel Wood regalano interpretazioni
superbe che non lasciano indifferente lo spettatore. La prima (Oscar per Mio
cugino Vincenzo,
In the bedroom,
Onora il padre e
la madre) che senza veli dimostra e conferma un talento indiscusso, la
seconda (Thirteen,
Across the
Universe) che si impone come una delle giovani attrici più capaci della
sua generazione.
Passato l'ultimo giorno del concorso al
Festival di Venezia 2008, The wrestler ha vinto il Leone d'Oro come
miglior film. Durante la cerimonia di premiazione il presidente della giuria Wim
Wenders ha voluto sottolineare il peso che l'interpretazione di Mickey Rourke
aveva giocato nel far sì che il film vincesse il Leone, e che soltanto per via
di una clausola restrittiva del regolamento della Mostra, che impedisce che allo
stesso film vengano attribuiti due premi importanti, la coppa Volpi per la
miglior interpretazione maschile fosse andata ad un altro attore. La grande
performance dell'attore è stata comunque riconosciuta a livello
internazionale con la vittoria ai Golden Globes, ai Bafta e la candidatura
all'Oscar (condivisa con la Tomei), andato al vero ultimo momento a Sean Penn
per il film Milk.
V.M.
versione per la stampa