A PROVA DI MORTE

regia Quentin Tarantino
con Kurt Russell, Sydney Tamiia Poitier, Vanessa Ferlito,
Rosario Dawson, Zoe Bell, Rose McGowan, Omar Doom,
Jordan Ladd, Tracie Thoms, Mary Elizabeth Winstead
sceneggiatura Quentin Tarantino
fotografia Quentin Tarantino
montaggio Sally Menke costumi Nina Proctor
scenografia Steve Jayner, Cayalah Eddieblute
produzione Quentin Tarantino, Erica Steinberg
distribuzione Medusa
durata 2h07m

Usa 2007
 

La trama: Mike è uno stuntman a riposo che ama ammaliare le donne con racconti fascinosi legati al suo passato nel cinema d'azione. Nel bar più caldo di Austin, l'uomo punta la sua attenzione su Jungle Julia, dj famosa e disinibita, intenta a spassarsela con le sue amiche. Ma nella mente dell'uomo c'è ben altro e la sua auto a prova di morte è fuori ad aspettarlo.


Il regista: Attore, regista e sceneggiatore, Quentin Tarantino nasce a Knoxville, Tennessee, nel 1963 e fin da bambino manifesta una passione morbosa per il cinema. Estimatore dei film italiani di serie B degli anni settanta, della Blacksploitation e del cinema delle arti marziali giapponese, esordisce nella regia con Le iene ('92), seguito da Pulp Fiction ('94), Palma d'Oro a Cannes e Oscar per la sceneggiatura. Segue l'episodio L'uomo di Hollywood  nel film collettivo Four rooms ('95), Jackie Brown ('97). Kill Bill vol.1 e vol.2 ('03/'04) è il suo ultimo film diviso in due capitoli.


Il film: Se ci fosse un feticista nel mondo del cinema moderno, questi non potrebbe essere altri se non Quentin Tarantino. Feticista naturalmente non verso oscuri oggetti di un desiderio perverso ma piuttosto verso quei generi cinematografici a lui cari e con cui ama adornare i suoi film attraverso continue e rispettose citazioni. Non sfugge a questo paradigma il suo ultimo film A prova di morte, stupendo, travolgente, adrenalinico omaggio agli storici stuntman di spericolati inseguimenti automobilistici che hanno reso mitici film come Bullitt, Il braccio violento della legge, Colors.
Inizialmente nato come prima parte di Grindhouse, film a due episodi voluto dal regista insieme all’amico Robert Rodriguez che firma il secondo capitolo Planet terror, di fronte ai risultati scarsissimi al botteghino (dopo un mese di programmazione non aveva nemmeno incassato la metà del costo), il film viene ritirato dalle sale. Tarantino decide di dividere i due film, torna in sala di montaggio e riappropria il suo A prova di morte  di almeno mezz’ora di materiale extra. Riportato nelle sale con una identità propria e selezionato dal Festival di Cannes che lo ha voluto in concorso, il film ottiene i risultati dovuti.
A prova di morte  è scandito da due parti molto ben definite e diverse l’una dall’altra. La prima è ambientata ad Austin, in Texas, e si svolge quasi interamente all’interno di un lurido bar di periferia, popolato da ragazze che non definiremmo proprio delle collegiali e da tizi che altro non vogliono se non riuscire ad entrare nelle grazie del gentil sesso. La scena d’apertura del film in cui le quattro amiche chiacchierano di uomini e di quello che avrebbero fatto quel sabato sera, interamente ripresa all’interno dell’abitacolo dell’auto è già storia del cinema. Tarantino ama le donne e non riesce a frenarsi dal dimostrarlo nei suoi film. Le chiacchiere scambiate fra loro dalle ragazze in auto sono della più assoluta banalità, potrebbero essere pettegolezzi che si sentono in metropolitana o al bar prima di andare al lavoro, ma attraverso la visione del regista diventano uno dei pezzi cinematografici più interessanti e riusciti dell’ultima stagione. In questa prima parte conosciamo l’unico protagonista maschile della pellicola, Stuntman Mike, interpretato da Kurt Russell, che sarà l’unico personaggio presente anche nella seconda parte, ambientata in una non ben specificata zona rurale degli Stati Uniti, non in una grande città, ma fra fattorie e strade di campagna. La prima parte del film strizza più l’occhio al Tarantino pacato e filosofo di Jackie Brown, Kill Bill vol.2  o ad una certa parte di Pulp fiction, fatta di atmosfere fumose, alcoliche, fitte di disquisizioni filosofiche sulla vita o sui piaceri della vita, per concludersi con una sequenza splatter fra le più indimenticabili, degna del più puro umore grandguignolesco di Kill Bill vol.1  e del meglio di Le iene. Nella seconda invece arriva l’adrenalina pura, con inseguimenti automobilistici mozzafiato che porteranno lo spettatore all’interno delle auto, conducendolo verso l’attesa vendetta. Il bisogno di omaggiare il cinema d’azione degli inseguimenti automobilistici degli anni settanta di Tarantino qui trova tutto il suo sfogo. Il regista sceglie meticolosamente le auto da usare nel film, come la Dodge Challenger del 1970 delle ragazze, identica a quella usata nel film mito Punto zero  di Richard C. Sarafian, o la Nova di Stuntman Mike, che doveva rispecchiare un preciso modello di auto a cavallo fra la fine dei sessanta e i primissimi anni settanta.
Lo spettatore è portato a partecipare al cento per cento alle pirotecniche sequenze degli inseguimenti e delle acrobazie degli stuntman, trasportato all’interno delle auto insieme ai protagonisti. Tarantino sceglie di girare queste scene nella maniera tradizionale, senza uso di computer grafica e con veri stuntman (o per meglio dire in questo caso, stuntgirls), non usufruendo di riprese aeree proprio per trattenere lo spettatore sulla strada e facendo costruire uno speciale braccio meccanico montato sull’auto delle riprese, capace di muoversi in ogni direzione. Per ogni tipo di auto coinvolta negli inseguimenti, ne sono state usate almeno dodici o tredici, con equipaggiamenti diversi a seconda delle esigenze di ripresa. Andando avanti con gli incidenti ogni auto doveva avere le stesse ammaccature e graffi sulla carrozzeria, che quindi  veniva spesso smontata e riassemblata a seconda delle necessità.
Il film pullula di omaggi al cinema di genere del passato, dai sopracitati modelli di auto, per passare ai capelli biondi di Rose McGowan uguali a quelli di Barbara Bouchet, icona degli italian movies, a Sydney Tamiia Poitier straiata sul divano nella stessa posizione di Brigitte Bardot immortalata nel poster sul muro del soggiorno, fino all’autocitazione della scritta Pussy Wagon che si legge sul retro della Mustang Vintage delle ragazze di Austin, che arriva dritta, dritta da Kill Bill vol.1.
Nel film ci sono otto ragazze che ricoprono i ruoli principali. L’attrice più famosa del gruppo è Rosario Dawson (la 25a ora, Guida per riconoscere i tuoi santi), che aveva lavorato con Tarantino in Sin city, ma la vera protagonista principale è Zoe Bell, stuntman neozelandese già controfigura di Uma Thurman in Kill Bill, che interpreta sé stessa, e sulla cui figura Tarantino ha costruito tutto il film. La Bell che non aveva mai recitato in un film come attrice, è stata messa di fronte al fatto compiuto dal regista, che le aveva anticipato una piccola comparsata nel film, mentre si è poi ritrovata ad esserne la protagonista. Ricordiamo anche la già citata Rose McGowan che è l’unica ad essere presente anche in Planet terror di Rodriguez, Sydney Tamiia Poitier, figlia del celebre Sidney e Vanessa Ferlito, protagonista della scena cult della lap-dance.
Kurt Russell non è stata la prima scelta per il ruolo di Stuntman Mike. Prima di lui hanno rifiutato Mickey Rourke e Sylvester Stallone.
Torna nel film anche Micheal Parks che insieme al figlio James ricopre per la terza volta lo stesso personaggio del poliziotto dopo Dal tramonto all’alba  e Kill Bill vol.1.
Tarantino appare in un cameo nella prima parte del film come un cliente del bar.
                                                                                                                      V.M.


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