LA ZONA
regia Rodrigo Plà
con Daniel
Giménez Cacho, Maribel Verdù, Daniel Tovar
Carlos Bardem, Marina de Tavira, Mario Zaragoza
sceneggiatura
Rodrigo Plà, Laura Santullo
fotografia
Emiliano Villanueva
montaggio Nacho
Ruiz Capillas, Ana Garcia (II),
Bernat Vilaplana costumi
Malena De la Riva
musica Javier
Navarrete scenografia
Antonio Munohierro
produzione Morena
Films
distribuzione
Sacher Distribuzione
durata
1h37m
Spagna/Messico 2007
La trama:
Alejandro è un adolescente che vive in una ricca area residenziale di Città del
Messico, un paradiso del benessere separato dal
resto della città da alte mura e sorvegliato 24 ore su 24 da guardie
armate e da una tv a circuito chiuso. Tutto intorno la più totale povertà. Nel giorno del compleanno
del giovane, tre suoi coetanei dei sobborghi più poveri entrano
imprudentemente all'interno della Zona, scatenando una caccia all'uomo dagli
esiti drammatici.
Il regista: Opera
prima del giovane cineasta uruguayano di nascita, ma messicano d'adozione Rodrigo Plà, già vincitore di un Oscar nel
2001 per il cortometraggio El ojo en la nuca. Della sua brevissima
filmografia ricordiamo il corto Novia mia del 1995. Dopo il
successo internazionale de La zona, ha realizzato il suo secondo
lungometraggio, Desierto adentro ('08).
Il film:
Il cinema messicano sta da tempo attirando l'attenzione generale verso la sua
ultima produzione cinematografica, presentando al mondo intero un'interessantissima
cinematografia fitta di titoli considerati ormai imprescindibili se visti
attraverso l'ottica di una
produzione internazionale, che ha saputo onorare con il merito e il
giusto riconoscimento registi come Alejandro Gonzales Inarritu (Amores
perros, 21
grammi,
Babel), Alfonso Cuaron (I
figli degli uomini) o Guillermo del Toro (Il labirinto del Fauno).
Non è da meno La zona, storia sulla tendenza attuale a garantire la sicurezza
costruendo muri, opera prima del talentuoso giovane regista Rodrigo Plà, già
vincitore di un Oscar nella sezione Cortometraggio nel 2001, di cui sicuramente
sentiremo parlare nei prossimi anni.
La zona è principalmente la storia di una rapina
da principianti finita male e della spietata caccia all'uomo che ne consegue, ma
è soprattutto il
ritratto di una
società spezzata che si è auto-separata in due mondi distinti, che si odiano e
temono l'un l'altro. L'analisi clinica di una paranoia che porta i residenti di
una zona residenziale a sviluppare un pericoloso e totalitario modo
di vedere e di agire, una mentalità chiusa che preclude qualsiasi diversità di
pensiero, e che neutralizza ogni azione volta a contraddire la maggioranza.
La metafora alla società civile contemporanea non è celata, ma anzi molto evidente. Quale è la soluzione alla corruzione e all'inefficienza delle forze
politiche che ci fanno sentire indifesi e mal protetti? Cosa fare di fronte ad un
mondo dove una piccola minoranza è vergognosamente ricca e benestante, mentre la
restante maggioranza rimane disperatamente povera? Come si reagisce di fronte al
terrore di un gruppo di persone che si isola dietro delle mura e la frustrazione
degli altri che vivono dell'altra parte? Il film sembra lanciare un grido
d'allarme verso una società sempre più distratta, insensibile ed incivile, e sembra
dire al pubblico che quello che vediamo sullo schermo, è qualcosa che si sta
avvicinando
sempre di più alla realtà.
In fondo, pur essendo il film una storia di fantasia, a Città del Messico esiste
già una zona residenziale simile a quella dipinta nel film (in realtà si trova
nelle periferie e non in centro città come sullo schermo), e così è in molte
altre località del mondo.
La storia è raccontata attraverso gli occhi di Alejandro, un giovane
adolescente che vive all'interno della Zona, e che è costretto a confrontarsi
con la realtà fittizia di un mondo costruito artificiosamente, l'unico mondo che
lui conosce ed in cui vive dalla nascita.
Gli eventi drammatici a cui
viene messo di fronte, lo faranno interrogare sulla legittimità di tutto questo,
spingendolo ad impadronirsi attraverso il proprio sguardo, di un'ottica
personale che lo porterà ad una consapevolezza etica e critica della realtà in
cui fino a quel momento ha vissuto, ed a scontrarsi infrangendoli, con degli
schemi ottusi e paranoici precostituiti dai fautori della piccola enclave di cui
lui come tutti gli altri, sono inconsapevoli prigionieri.
Nel rinchiudersi all'interno delle mura che circondano la Zona, impedendo ogni
contatto con gli altri, i suoi residenti non si rendono conto che le stesse mura sono
il simbolo del loro volontario imprigionamento, e si costringono in nome della
protezione personale, alla perdita totale della loro privacy, cancellata dal
continuo controllo dei monitor della TV a circuito chiuso, che come in un
volontario Grande Fratello, spia ininterrottamente le loro vite. Non ne sono
consapevoli ma questo è sicuramente un prezzo troppo alto da pagare in nome di
una sicurezza che non sarà mai, come vediamo nel film, assoluta.
Uno dei personaggi principali del film se non il protagonista assoluto, è la Zona stessa. Il regista
si prefigge di scoprire e analizzare quali siano i meccanismi profondi che
regolano
questo universo chiuso governato dalla paura, fautore di
regole private che non si curano della legge dello Stato, e approfondisce lo
studio del modo in cui un comportamento morale acquisito in migliaia di anni di
civiltà, formatosi su nozioni basilari di rispetto e coesistenza con gli altri, gradualmente
degeneri in una forma di comportamento primitiva e disumanizzata, dove "l'altro",
il ladro, lo straniero, quello che vive "fuori", non è più visto come una
persona ma come il nemico da combattere.
La Zona è vista come un buco nero che
attraverso la sua incapacità a guardarsi dentro, l'inabilità a gettare uno
sguardo al di là del muro, nella sua auto-assunzione di Stato di diritto, non riesce a riconoscere le
proprie contraddizioni e
i propri sbagli, facendo germinare essa stessa i semi della propria autodistruzione.
Film molto accattivante che cala alla perfezione temi universali come la
denuncia sociale, la forza dell'amicizia, lo scontro fra padri e figli, la
crescita e il divenire adulti, all'interno di un genere ben definito come quello
del thriller, La zona è stato presentato prima a Venezia 2007 nella
sezione Giornate degli Autori, dove ha vinto il Premio come Miglior Opera Prima,
e successivamente al
Festival di Toronto, dove gli è stato attribuito il Premio Internazionale della Critica (FIPRESCI).
V.M.
versione per la stampa