LA PROMESSA DELL'ASSASSINO

regia David Cronenberg
con Viggo Mortensen, Naomi Watts, Vincent Cassell,
Armin Mueller Stahl, Sinead Cusack, Mina E. Mina

sceneggiatura Steve Knight
fotografia Peter Suschitzky
montaggio Ronald Sanders
scenografia Carol Spier costumi Denise Cronenberg
musica Howard Shore
produzione Paul Webster, Robert Lantos
distribuzione Eagle
durata 1h40m

Usa 2007
 

La trama: Anna, ostetrica inglese di origini russe, rimane turbata dalla fine di una giovane tossicodipendente, morta dando alla luce la sua bambina. Il diario della ragazza porta Anna in un ristorante gestito da Semyon, insospettato capo della mafia russa a Londra, affiancato dal figlio Kirill, esaltato ed instabile, e dal taciturno autista Nikolai. Anna si addentra a poco a poco in un mistero più grande di lei che metterà pericolosamente a repentaglio la sua vita.


Il regista: Nato a Toronto nel 1943, David Cronenberg si mette in luce come geniale regista horror con i film Il demone sotto la pelle  del 1975, e Rabid  del '77 ed oggi è considerato fra i maestri del cinema internazionale. Fra i suoi lungometraggi ricordiamo La zona morta ('83), Videodrome ('83), La mosca ('86), Inseparabili ('88), Il pasto nudo ('92), M. Butterfly ('93), Crash ('96), eXistenZ ('99), Spider ('02), A history of violence ('05).


Il film: L'ultimo film di David Cronenberg (l'unico nella carriera del celebre regista ad essere stato girato totalmente fuori dal Canada), proiettato come film di chiusura al Festival di Torino 2007, è una storia di sangue e delitti ambientata nella comunità russa di una grande metropoli dell'Europa occidentale, che fa i conti con i riti e le leggi non scritte dell'organizzazione criminale mafiosa della ex Unione Sovietica.
Il sangue è il filo conduttore del film fin dalle primissime, agghiaccianti inquadrature che accompagnerà lo spettatore per tutto lo svolgersi di una storia cupa ed estremamente fisica, attraverso crude immagini di emorragie che portano a nascite premature, efferati accoltellamenti, mutilazioni di cadaveri, fino alla sequenza ormai già mitica dell'agguato nella sauna che chiude questo ininterrotto, tumultuoso scorrere di sangue.
L'ambientazione del film è quella di una Londra inedia sul grande schermo, lontana sia dal glamour patinato di commedie come Notthing Hill, sia dal grigiore delle periferie proletarie di Loach o Leigh, che ci offre squarci di angoli segreti e nascosti, di canali umidi, di strade secondarie buie e minacciose, dove il dominio della criminalità organizzata si respira forte e indiscusso. L'intreccio della vicenda si sviluppa attraverso i meccanismi e i ferrei codici di condotta della mafia russa sviluppatasi nella capitale britannica, un'organizzazione criminale potente e ben celata, gestita con autorità da un vero e proprio padrino, patriarca indiscusso della famiglia a cui tutti fanno riferimento.
I vori v zakone, letteralmente ladri che ubbidiscono ad un codice, sono i componenti della setta criminale e vivono rispettando un preciso codice di condotta non scritto, rigidissimo e scandito da regole severe. Entrano a far parte dell'organizzazione dopo esser stati scelti, selezionati e interrogati dai capi anziani, che ispezionano minuziosamente i tatuaggi impressi sul loro corpo, e che danno la precedenza a individui che hanno già alle spalle una o due condanne scontate in galera. L'aver vissuto in carcere, l'aver subito le angherie e le violenze degli altri galeotti, l'aver sopportato i pestaggi nelle celle, segnano un biglietto da visita indiscutibile per l'entrata a far parte della famiglia. L'idea dei tatuaggi che pur non molto approfondita, era già nella sceneggiatura, è stata sviluppata dallo stesso Viggo Mortensen dopo aver letto un libro e visto il documentario tratto dallo stesso, The mark of Cain, in cui viene descritta la valenza dei tatuaggi all'interno delle carceri russe, attraverso i quali si racconta la storia della vita e delle esperienze vissute dal criminale secondo un preciso alfabeto di immagini codificate, ognuna delle quali porta racchiuso dentro di sé un significato univoco, e che per un mafioso russo diventa la manifestazione esteriore del suo status di criminale e del suo ruolo all'interno della gerarchia dell'organizzazione, a cui gli altri devono rispetto e ammirazione.
Sceneggiato da Steve Knight, lo stesso di Piccoli affari sporchi, un altro piccolo cult sul crimine nascosto della metropoli inglese, La promessa dell'assassino  è nato da un progetto voluto dalla BBC per trattare il problema della prostituzione russa a Londra, ma è poi passato sul grande schermo grazie all'apporto visionario del grande regista canadese, che ha reso il già interessante materiale della scrittura, un viaggio allucinante, magmatico e ipnotico attraverso i meccanismi del male e della criminalità organizzata. Il film, grandguignolesco e travolgente come tutto il cinema di Cronenberg, costituisce la continuazione ideale di A history of violence, il cui protagonista è sempre un uomo dal passato misterioso e poco conosciuto, e mantenendo fede allo stile del regista continua nella confessione di un cinema estremamente fisico e sanguigno, in cui il rapporto fra la carne e l'anima rimane indissolubile.
Diretto per la seconda volta in tre anni da Cronenberg, Viggo Mortensen sembra essere diventato l'alter ego ideale del regista, e nei panni del silenzioso e fedele autista Nicolai, capace allo stesso tempo di commettere atti disumani come ad aperture d'animo insospettabili, offre un'interpretazione di fine professionalità che lo ha fatto candidare all'Oscar come miglior attore.
Accanto a lui professionisti come Naomi Watts (21 grammi) e Armin Mueller Stahl (Shine), senza dimenticare l'esaltato, debole e folle personaggio di Kirill, interpretato da un sempre notevole Vincent Cassell.
La promessa dell'assassino  contiene una delle sequenze di cui si è parlato di più negli ultimi tempi e già considerata una delle scene indimenticabili della storia del cinema noir, al pari di quella della doccia di Psycho. Parliamo del momento dell'agguato a Nicolai per mano di due sicari ceceni all'interno della sauna, in cui Mortensen si difende a mani nude senza veli. Cronenberg è riuscito mirabilmente a trasformare le sintetiche parole contenute nella sceneggiatura ... entrano due uomini armati di coltello e c'è uno scontro ... in una danza di corpi e lame estenuante e fisica, costruendo una coreografia dal ritmo adrenalinico elevatissimo, allo stesso tempo elegante e virile, che sbalordisce e lascia senza parole.
Girata in tre giorni in studio, questa sequenza costituisce il vero pezzo forte del film e vale da sola l'intera visione.
                                                                                                                   V.M.


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