FUNNY GAMES
regia Michael
Haneke
con Naomi Watts,
Tim Roth, Michael Pitt,
Brady Corbet, Devon Gearhart
sceneggiatura
Michael Haneke
fotografia Darius
Khondji
montaggio Monika
Willi
scenografia Kevin
Thompson
costumi David
Robinson
produzione Chris
Coen, Hamish McAlpine
distribuzione
Lucky Red
durata 1h51m
Usa 2007
La trama:
Ann, George e il piccolo Georgie sono il ritratto perfetto della tipica, felice
famiglia americana. Arrivati nella loro casa di campagna per una vacanza, padre
e figlio scendono subito sulle rive del lago per mettere in acqua la barca a
vela, mentre Ann che sta sistemando la cucina, riceve la visita di un giovane
dai modi gentili, ospite dei vicini, in cerca di uova. Da lì le cose faranno una
fulminea virata verso un'inaspettata esplosione di inarrestabile violenza.
Il regista: Austriaco
ma nato a Monaco nel 1942, Michael Haneke inizia lavorando per la televisione
tedesca verso la fine degli anni sessanta. Il suo primo film è Il settimo
continente ('89), seguono Benny's video ('92), 71 frammenti di una
cronologia del caso ('94), Funny games ('97), Storie ('00),
La pianista
('01), Il tempo dei lupi ('04),
Niente da
nascondere ('05). Haneke è stato anche direttore dei teatri di Vienna, Berlino, Monaco,
Stoccarda, Dusseldorf, Francoforte e Amburgo.
Il film:
Il gioco divertente celato nel criptico titolo Funny games, remake
perfetto del film omonimo del 1997 dello stesso Michael Haneke, sembrerebbe
essere riferito più al gioco che il regista decide di intraprendere con lo
spettatore, piuttosto che a quello tragico e cinico che i due folli protagonisti
della storia esercitano su una inerme famigliola.
Dimostratosi piuttosto sensibile al legame che unisce violenza e media, Haneke
all'inizio della sua carriera di regista realizza la cosiddetta trilogia della
glaciazione, composta dai film Il settimo continente ('89), Benny's
video ('92) e 71 frammenti di una cronologia del caso ('94), in cui
si (e ci) interroga su come e quanto i media influiscano sulla nostra percezione
e visione della violenza.
Dopo Benny's video, storia di un ragazzino appassionato di film violenti
che finisce per uccidere una coetanea, il regista è sempre più incuriosito da
fatti di cronaca che vedono giovani perbene, appartenenti alla buona borghesia e
apparentemente senza problemi, diventare protagonisti di atti di violenza
gratuita, commessa senza reali motivazioni, non per soldi, non per vendetta, ma
soltanto per il gusto e il piacere di chi li compie.
A questo punto nel 1997 realizza il film per cui forse è maggiormente ricordato,
un film che spiazzò e scandalizzò la platea di Cannes dove era in concorso,
appunto quel Funny games, di cui dieci anni dopo avrebbe realizzato il
remake americano, sequenza dopo sequenza.
Parlare in maniera distinta e diversificata dei due film è impossibile appunto
perchè sono identici, l'uno clone dell'altro per dialoghi, inquadrature,
atmosfere e sensazioni trasmesse al pubblico.
L'intenzione primaria del regista è quella di realizzare un film sul modo di
affrontare la violenza al cinema, su come la violenza è trattata al cinema. Alla
domanda se Funny games sia un film sulla decostruzione della
violenza, Haneke risponde fermamente di no, affermando che piuttosto è un film
sulla rappresentazione della violenza nei media, e quindi nel cinema.
Con Funny games Haneke è come se ci dicesse che la violenza esiste,
è parte della nostra vita, e che la accettiamo senza rendercene conto, e lo fa
rendendo lo spettatore complice degli assassini. Se si guarda un film così, fino
in fondo, se ne ha bisogno, altrimenti si va via.
Il gioco del regista con lo spettatore ruota interamente attorno a questa
semplice affermazione. Guardando Funny games, noi accettiamo
implicitamente la violenza che ci viene proposta, pur essendone sconvolti,
disorientati, enormemente colpiti.
La coppia di assassini sullo schermo è un'invenzione fittizia, un pretesto per
il regista per poter affrontare lo spettatore e sfidarlo in un pericoloso quanto
seducente gioco di manipolazione. I giovani assassini, come due clown folli, si
burlano di tutte le regole e convenzioni alla base del buon funzionamento della
nostra società e dei rapporti fra le persone, e le loro reazioni non sono mai
dettate dal normale modo di agire. Di fronte a tale follia, che non ha
spiegazioni di sorta, non si ha via d'uscita. Questo è quello che spiazza
maggiormente personaggi e spettatore, la negazione della fiducia e del rispetto
dell'inviolabilità degli altri, che riteniamo scontata e fondamentale nei
rapporti fra gli uomini.
Durante la visione del film lo spettatore è vittima di una continua perdita di
punti di riferimento e di un'inarrestabile discesa verso una disorientante
alienazione. I ripetuti ammiccamenti degli assassini verso la macchina da presa
rivolti al pubblico, sempre più frequenti, fanno sentire lo spettatore
scomodamente complice dei loro atti, in un crescendo di sensazioni contrastanti
che lo provano emotivamente in maniera sempre più esponenziale, portandolo fino
al climax della scena del fucile dove sente liberarsi tutta la tensione
accumulatasi fino a quel momento, ed è felice e partecipe di una sequenza di
estrema violenza senza rendersene conto, fino a quando pochi minuti dopo il
gioco beffardo del regista viene svelato nell'agghiacciante sequenza del
telecomando, in cui lo spettatore si rende conto dell'impianto manipolatorio di
cui è rimasto vittima.
Funny games è un film volontariamente provocatorio in cui il regista dice allo
spettatore
... guarda quello che normalmente vedi..., film senza regole dove
tragedia (la famiglia) e commedia (i due folli) si confondono. Destabilizzante,
violento, scomodo, disturbante, schiaffeggia lo spettatore con sprazzi di pura
follia e incontenibile cinismo, portando alla luce tutte le sue responsabilità
di incontenibile voyeur.
Nel 1997 Haneke, che voleva accendere soprattutto l'attenzione sulla violenza
rappresentata nel cinema americano, dovette rassegnarsi allo scarso successo del film in
America, dovuto soprattutto alla lingua straniera. Quando dieci anni dopo, gli fu proposto di girare il remake americano
del film, in inglese e con star hollywoodiane, non ha resistito alla tentazione
di portare il suo film ad un pubblico per il quale sarebbe stato perfetto. Nei
ruoli che furono di Susanne Lothar e del compianto Ulrich Muhe (Le
vite degli altri), troviamo due intensi Naomi Watts e Tim Roth, mentre
Michael Pitt e Brady Corbet vestono i panni dei due "bravi" ragazzi, indossati
dieci anni prima da Arno Frisch (già protagonista di Benny's video) e Frank
Giering. Una menzione speciale per il giovane Devon Gearart nel ruolo del
piccolo Georgie, di una bravura sorprendente.
A distanza di dieci anni Funny games rimane di un'attualità
sbalorditiva. Che fosse in anticipo sui tempi o che noi non abbiamo imparato
nulla, resta una pietra miliare del cinema contemporaneo e uno dei migliori film
di un regista attento alle idiosincrasie del nostro presente.
V.M.
Sito ufficiale del film:
www.luckyred.it/funnygames
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