IL PETROLIERE
(THERE WILL BE BLOOD)
regia Paul Thomas
Anderson
con Daniel
Day-Lewis, Paul Dano, Barry Del Sherman,
Paul F. Tompkins, Dillon Freasier
sceneggiatura
Paul Thomas Anderson
fotografia
Robert Elswit
montaggio Dylan
Tichenor
scenografia Jack
Fish
costumi Mark
Bridges
musica Johnny
Greenwood
produzione Joanne
Sellar, Paul Thomas Anderson, Daniel Lupi
distribuzione
Walt Disney Studios
durata 2h38m
Usa 2007
La trama:
California del Nord, primi del secolo. Daniel Plainview è un minatore alla
ricerca di pepite d'argento e di fortuna. L'occasione si presenta quando in una piccola cittadina comincia a sgorgare petrolio dal terreno. Plainview insieme al figlio
ancora bambino H.W. comincia ad acquistare terreni e ben presto diventa
ricchissimo. Si scontrerà con il predicatore ortodosso della piccola comunità
Eli Sunday, che porterà alla luce il degrado spirituale dell'uomo.
Il regista: Paul
Thomas Anderson nasce a Studio City, in California, nel 1970 e da subito
manifesta un forte interesse per il cinema. Ha realizzato pochi ma importanti
film considerati tutti come punti di riferimento del nuovo cinema americano, ed
è visto come l'erede di Altman e Scorsese. Esordisce appena ventiseienne con
Hard eight ('96), inedito in Italia. Seguono Boogie Nights ('97), con cui
ottiene le prime candidature all'Oscar,
Magnolia
('99), Orso d'Oro a Berlino,
Ubriaco d'amore
('02), con cui vince il premio per la miglior regia a Cannes.
Il film:
E' difficile avvicinarsi all'ennesima opera di uno dei più straordinari talenti
registici apparsi nel mondo del cinema contemporaneo nell'arco degli ultimi
dieci anni, evitando di usare una parola forse un po' abusata come "capolavoro",
ma non è possibile il contrario.
Autore parco, soltanto cinque pellicole dal debutto del 1996, potente,
visionario, coraggioso, sorprendente, Paul Thomas
Anderson è riuscito a creare con pochi film uno stile personalissimo e una raffinata, unica
visione della settima arte, per cui oggi i suoi lungometraggi sono considerati dei punti di
riferimento del cinema non solo americano più recente, a cui si aggiunge questo suo ultimo
titolo, che
costituisce un ulteriore capitolo di una ad oggi già superba cinematografia.
Nelle parole There will be blood (letteralmente Scorrerà sangue),
che compongono l'evocativo, profetico, potente titolo originale del film, di
gran lunga preferibile all'anonimato di quello italiano, è racchiuso tutto il
presagio, l'attesa e l'ineluttabilità legati al destino dei personaggi,
obbligati dalla legge della frontiera sulla strada della perdizione.
Ispirato al romanzo Oil! scritto negli anni venti da Upton Sinclair,
il film ricopre un arco temporale che va dal 1898 fino al 1927, e racconta lo
scontro fra due uomini che per la voglia incontrollabile di arrivare, perderanno la strada
della ragione; il
perfido, crudele magnate del petrolio Daniel Plainview, che da povero minatore
alla ricerca di pepite d'argento si trasformerà in uno degli uomini più potenti
e ricchi della nazione, e il mite, fanatico predicatore Eli Sunday, invasato
affabulatore di folle. Dietro il tratteggiamento di questi due personaggi, la
critica aspra e sferzante del regista verso i due fondamenti della cultura e
della società americane: il mito del capitalismo e il fanatismo religioso.
L'America della frontiera del self made man, la corsa all'arricchimento
personale, l'isterismo religioso, la propaganda dei santoni ispirati dalla
parola di Dio, e la collusione fra affari e religione sono tutti elementi molto
simili all'America di oggi, e ovvia ne risulta la lettura in chiave politica del
film. Da una dichiarazione del regista "Il potere di tante famiglie
californiane e texane è nato su basi orribili, e si è saldato in un intreccio
perverso con preti fondamentalisti in buona o cattiva fede".
Come in tutti i suoi film, dove Anderson privilegia storie intime che raccontano
persone sempre in cerca d'amore, di purificazione, di perdono e di redenzione,
anche There will be blood è più un ritratto umano che un racconto
epico, come potrebbe apparire ad una prima analisi. Abbandonato il modo di
raccontare su piani temporali diversi storie intrecciate fra loro dal caso, che
ha caratterizzato tutti i suoi lavori precedenti, in questo film il regista
preferisce uno stile più lineare, con la macchina da presa meno mobile che in
passato, rimanendo molto vicino ai volti dei protagonisti o perdendosi nella
vastità degli spazi che li circondano, permettendosi un inizio di film muto, il
cui silenzio è spezzato solo dopo circa venti minuti da un grido atroce e
disumano. Il tono del film è misterioso, sospeso e non vengono forniti molti
dettagli della storia, ma molto rimane non detto o è appena accennato. I
personaggi sono poco approfonditi, sfuggenti e poco delineati, obbligando lo
spettatore a guardarli con una certa diffidenza, non fidandosi pienamente di
loro, proprio come fa Plainview. Lo stile si conferma comunque sinuoso,
elegante, i movimenti di macchina sempre impeccabili e ricercati, mai casuali, e
la musica importantissima, sempre presente. Firmata da Johnny Greenwood dei
Radiohead, la colonna sonora contribuisce a creare quell'elemento di
sospensione, di attesa e di incombente minaccia che il film incute fin dalle
prime inquadrature, acuendo attraverso lo straniamento sonoro, a volte
cacofonico, la sensazione di disagio dello spettatore.
Potente, coraggioso, compiuto, essenziale, There will be blood si
annovera sicuramente fra quei film epocali che fanno grande il cinema di tutti i
tempi, consolidando l'estro e l'illuminato talento di un regista considerato
l'erede di Scorsese, Malick e Altman.
Naturalmente il film non sarebbe stato lo stesso senza la straordinaria
performance recitativa di Daniel Day-Lewis che dipinge uno dei cattivi più
indimenticabili mai apparsi sul grande schermo, mix estremo di egocentrismo,
cinismo, avarizia e insensibilità verso il prossimo. Al suo fianco troviamo il
giovane attore Paul Dano (Little
Miss Sunshine), che interpreta il doppio ruolo del predicatore Eli
Sunday e del gemello Paul.
Il film va ricordato anche per l'alto valore di diversi elementi tecnici, come
la splendida luce naturale catturata dalla fotografia d'altri tempi di
Robert Elswit,
o le polverose scenografie minimaliste ma impeccabili di
Jack
Fish.
Dedicato dal regista a Robert Altman, a cui dice di ispirarsi, There will be
blood è stato girato a Marfa, in Texas, negli stessi luoghi in cui i
Coen hanno girato il loro Non è un
paese per vecchi.
Ha vinto il premio per la miglior regia a Berlino ed ha ottenuto otto
candidature ai premi Oscar, vincendo quello per il miglior attore (Daniel
Day-Lewis) e quello per la miglior fotografia (Robert Elswit).
V.M.
versione per la stampa