LA SAMARITANA
regia Kim Ki-duk
con Lee Uhi, Kwak Ji-min, Seo Min-jung
sceneggiatura Kim Ki-duk
fotografia Sun Sang-jae
montaggio Kim Ki-duk
scenografia Kim Ki-duk
costumi Lim Seung-hee
musica Park Ji
produzione Bae Jeong-min
distribuzione Mikado
durata 1h35m
Corea del Sud 2004
La trama: Yeo-jin
e Jae-young sono due adolescenti che vivono spensierate e senza scrupoli la loro
giovinezza. Mentre una si prostituisce, l'altra le fa da manager, fissandole gli
appuntamenti.
La tragedia però è dietro l'angolo e quando Yeo-jin comincia anch'essa a
prostituirsi, suo padre sconvolto dall'attività della figlia, comincia a
vendicarsi dei clienti della ragazza.
Il regista: Kim
Ki-duk nasce il 20 dicembre 1960 a Bonghwa, Corea, e a nove anni si trasferisce
con la famiglia nella capitale Seul. Da giovane è stato operaio in una fabbrica,
poi si arruola in marina ed in seguito segue perfino la carriera ecclesiastica
per due anni. Si avvicina al cinema piuttosto tardi, quando trentenne si
trasferisce in Francia. Il suo primo film è Wild animals del 1996,
seguito da altri undici lungometraggi che attraverso i festival internazionali
dove sono stati presentati, hanno fatto conoscere il regista a livello mondiale.
Piuttosto prolifico, fra i suoi film ricordiamo The crocodile ('98),
L'isola ('99), Adress unknown ('01), Bad guy ('02), The
coast guard ('02),
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera
('03), Ferro
3
('04 - miglior regia a Venezia), L'arco ('05),
Time ('06).
Il film: Kim Ki-duk
non si ripete mai nei suoi film, cercando sempre di affrontare argomenti
diversi, come in questo La Samaritana, uno dei suoi più belli, in cui
riflette con la solita illuminata, personale interpretazione, su vari temi, di
attualità come la prostituzione giovanile, o più universali come l'innocenza perduta e il difficile
passaggio dall'infanzia alla maturità.
Il pungente argomento della prostituzione giovanile viene preso di petto, senza
mezze misure; eppure il film non si abbandona mai a facili sensazionalismi,
e tutto è molto poetico e piuttosto casto, passando ad un analisi del tema attraverso i
diversi punti di vista dei tre protagonisti: quello della giovane che si
prostituisce, ragazzina spensierata e senza scrupoli che con disincantata
innocenza si abbandona al sesso per gioco; quello dell'amica, più riflessiva e
conservatrice, che sente il gioco dell'amica come peccaminoso e sporco, e che
diventa lei stessa prostituta per redimerne il peccato; quello del padre, della
sua disperazione di fronte alla scoperta dell'attività della ragazza, e del suo
bisogno di vendetta.
Sentimenti molto sanguigni, umani, che rispondono ad un'impellenza fisica e
terrena, e che servono a colmare bisogni primordiali come la redenzione e la
vendetta.
Film attuale e immediato, che fotografa una realtà della Corea di oggi di cui il
regista ha sentito l'urgenza di parlare, La Samaritana, girato come di
consueto per lui in poche settimane e con una troupe essenziale, è soprattutto
un film su quel delicato e difficile momento della nostra vita in cui si passa
dalla fanciullezza all'età adulta, dove basta un nulla per prendere la strada
del male piuttosto che quella del bene, e perdersi così per sempre.
Per i ruoli principali sono state scelte due giovani, bravissime attrici alla
loro prima prova cinematografica, che hanno abbracciato i loro ruoli totalmente,
a tal punto che spesso durante la lavorazione venivano prese da crisi di pianto,
causa l'argomento trattato dal film.
Presentato in concorso al Festival di Berlino del 2004, dove ha vinto il premio
per la miglior regia, il film è diviso in tre capitoli dai simbolici titoli diVasumitra (identificazione con l'antica prostituta-mistica indiana),
Samaria (ingresso nella città del peccato) e Sonata (recupero
dell'armonia universale).
V.M.
versione per la stampa