MOON
regia Duncan
Jones
con Sam Rockwell,
Kevin Spacey, Matt Berry
Rosie Shaw, Adrienne Shaw, Dominique McElligott
sceneggiatura
Duncan Jones, Nathan Parker
fotografia Gary
Shaw
montaggio
Nicolas Gaster
scenografia
Hideki Arichi
costumi Jane
Petrie
musica Clint
Mansell
produzione
Liberty Films UK, Lunar Industries, Xingu
Films
distribuzione
Sony
durata 1h37m
UK 2009
La trama:
Sam Bell è in missione su una base lunare per tre anni come addetto
all'estrazione di un particolare minerale indispensabile al mantenimento
energetico della Terra. E' l'unico uomo a vivere nella base ed ha come sola
compagnia quella di Gerty, un robot che gestisce in toto tutte le funzioni
vitali della stazione. A due settimane dalla scadenza del suo contratto, e
quindi del suo rientro a casa, Sam comincia ad avere delle allucinazioni ed a
vedere un altro se stesso.
Il regista: Figlio
della star della musica David Bowie, Duncan Jones nasce a Beckenham in
Inghilterra, nel 1971. Vive fra Londra, Berlino e Vevey, Svizzera, si laurea in
filosofia e in seguito in regia presso la London Film School. Nel 2002 realizza
un cortometraggio intitolato Whistle, sempre a carattere
fantascientifico, poi si dedica alla pubblicità. Moon è il suo
primo acclamato lungometraggio.
Il film:
Moon, il primo lungometraggio di Duncan Jones, filgio del celebre
cantante pop David Bowie, è un thriller fantascientifico d'altri tempi, più
intimo e introspettivo che spettacolare, interiore rivisitazione del dramma
personale di un uomo che vive in totale solitudine, al tempo stesso spirituale
ma anche romantico.
Jones appassionato di fantascienza fin da bambino, ha voluto omaggiare nel suo
primo film, rielaborandoli e rivisitandoli con l'occhio di un appassionato del
terzo millennio, capolavori del passato come Alien, 2001 Odissea nello
spazio, Blade Runner o Solaris, di cui riesce con grande
abilità e padronanza a riportare sullo schermo le atmosfere claustrofobiche e lo
stile unico che ha segnato la fantascienza degli anni a venire. Nel confronto,
rischiosissimo per un regista alla sua opera prima, Duncan ne esce vittorioso,
realizzando un'opera matura, compiuta, non compiacente verso i cult a cui si è
ispirata, ma mostrando piuttosto un'identità personale definita e solida, che
annovera il suo film fra i migliori titoli del genere degli ultimi anni.
Ma Moon è anche e soprattutto il "one man show" di uno dei più
interessanti attori della nuova Hollywood, quel Sam Rockwell che abbiamo
ammirato in pellicole come
Confessioni di una
mente pericolosa, esordio alla regia di George Clooney, Il miglio
verde,
Frost/Nixon, che fin dagli esordi si è fatto notare nel cinema
meno mainstream e più indipendente lavorando con registi come Paul Schrader,
Alexandre Rockwell, Julian Schnabel, David Mamet, ma anche mostri sacri del
calibro di Ridley Scott e Woody Allen.
Sam Rockwell è sempre stata la prima scelta di Duncan Jones, convinto e sicuro
del fatto che il protagonista del suo primo lungometraggio sarebbe stato proprio
lui.
Jones tuttavia aveva scritto un'altra sceneggiatura per l'attore americano, che
però non convinceva totalmente Rockwell, più interessato ad un altro personaggio
della storia e non a quello pensato per lui dal regista. I due alla fine non
trovarono un accordo, ma a seguito dell'intesa nata dall'incontro, Jones si mise
subito al lavoro per scrivere un nuovo progetto con Rockwell protagonista, che
sarebbe diventato per l'appunto Moon.
Ed il giovane regista aveva visto giusto nel volere a tutti i costi Rockwell nel
suo film, in quanto la prova sovrumana di quest'ultimo è qualcosa che non si
vede di frequente al cinema. Lo sforzo dell'attore nel saper portare sullo
schermo le due diverse personalità, i due opposti punti di vista dei due Sam che
ad un certo punto appariranno come antagonisti è altissimo, ma riesce con
mestiere e profonda aderenza ai personaggi a rendere veri e appassionanti due
caratteri al tempo stesso opposti e complementari. La solitudine di quest'uomo,
la consapevolezza di essere stato usato e abbandonato, la disperazione di fronte
una vita che non è in realtà quella che fino a quel momento aveva pensato che
fosse, l'incredula consapevolezza del suo essere in fin dei conti "virtuale",
prendono vita attraverso lo sguardo, la rassegnazione, la mimica ineguagliabile
di un grande attore perfettamente a suo agio nel ruolo.
E' grazie anche al tour de force recitativo di Sam Rockwell che Moon
rimarrà negli annali come uno dei più bei thriller (psico)clautrofobici della
storia del cinema fantascientifico.
Girato interamente in studio in soli trentatré giorni negli Shepperton Studios
di Londra, Moon è considerato un film di fantascienza indipendente,
essendo costato soltanto cinque milioni di dollari. Sembrerebbe una
contraddizione in termini se si pensa che il budget richiesto da questo tipo di
film è di solito piuttosto elevato (Sunshine
di Danny Boyle, definito anch'esso all'epoca un film indipendente, costò nel
2007 cinquanta milioni di dollari), ma come ci hanno insegnato eventi recenti
come District 9, piccolo film fantascientifico indipendente sudafricano
che è arrivato addirittura ad essere nominato agli Oscar come miglior film,
anche questa realtà è diventata ora possibile.
Consapevole del basso budget, Jones ha voluto usare la tecnica dei modellini a
scala ridotta molto in voga negli anni settanta/ottanta, tralasciando e
riducendo al minimo l'uso della computer grafica, mentre l'intera base lunare è
stata completamente ricreata a grandezza naturale all'interno degli studi
Shepperton.
Nella versione originale la voce del robot Gerty è quella di Kevin Spacey.
V.M.
versione per la stampa