DRAQUILA
L'ITALIA CHE TREMA
regia Sabina
Guzzanti
sceneggiatura
Sabina Guzzanti
fotografia
Mauro Amura, Clarissa Cappellani
montaggio
Clelio Benevento
musica Riccardo
Giagni, Maurizio Rizzuto
produzione
Secol Superbo, Sciocco Produzioni,
Gruppo Ambra, ALBA Produzioni
distribuzione
Bim
durata 1h33m
Italia 2010
La trama:
Diversi mesi dopo che L'Aquila è stata colpita dal terremoto del 6 aprile 2009,
Sabina Guzzanti si reca sui luoghi della catastrofe per chiedersi cosa e come è
stato fatto per la gente del luogo. Un documentario toccante, amaro, a tratti
ironico, che indaga sull'emergenza e sul grande evento della ricostruzione
gestito dalla Protezione Civile, vista come uno stato parallelo capace di
operare indipendentemente dalle leggi dello Stato, con Berlusconi grande
burattinaio.
La regista: Figlia di Paolo e sorella di Corrado,
Sabina Guzzanti inizia la sua carriera artistica
fin dagli anni ottanta, scrivendo e recitando in spettacoli teatrali. Approda
sempre in qualità di sceneggiatrice e attrice in trasmissioni televisive di
culto come, L'Araba Fenice, La TV delle ragazze, Avanzi,
Tunnel, Pippo Chennedy Show, Posta del cuore, L'ottavo
nano, e RAIOT.
Per il cinema scrive e interpreta Troppo
sole di Giuseppe Bertolucci, mentre esordisce nella regia nel 2002 con
Bimba, seguito da
Viva
Zapatero! (05) e da
Le ragioni
dell'aragosta (07).
Il film:
Proiettato in anteprima la sera del 5 maggio 2010 in Piazza Duomo a L'Aquila, ad
appena un anno e un mese dal terremoto che aveva distrutto il centro storico
della città portandosi via centinaia di vite, Draquila - L'Italia che trema
è l'ennesimo, puntuale atto d'accusa della comica satirica Sabina Guzzanti verso
la figura del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che segue i precedenti
due documentari della regista sull'attuale momento storico italiano,
Viva Zapatero!
e
Le ragioni
dell'aragosta.
Mentre nel primo la denuncia verso il potere sommerso di Berlusconi passava
attraverso le vicende personali della regista e della trasmissione televisiva
soppressa RAIOT, e nel secondo la figura del premier veniva solo
marginalmente toccata delle imitazioni della Guzzanti, maggiormente rivolta alla
situazione dei pescatori sardi, in Draquila la concentrazione sulle trame
del potere, sui rapporti oscuri fra Stato e Protezione civile, sul business
della ricostruzione de L'Aquila post-terremoto, diventano il centro cruciale di
un documentario che non perde mail il focus sulla situazione oggettiva degli
aquilani senza più una casa.
Il film fortunatamente esula dalla psicosi maniacale che tormenta la sinistra
italiana ormai da anni (e in maniera a volte esasperata la stessa Guzzanti), che
vede l'origine di tutti i mali del nostro Paese racchiusi nella figura di Silvio
Berlusconi e che fa dell'antiberlusconismo il cavallo di battaglia di una
campagna di opposizione fiacca e demotivata, incapace di creare una vera
alternativa. Il fulcro del film, la denuncia del modo in cui è stata gestita la
ricostruzione della città, non viene mai perso di vista e solo a volte la
Guzzanti si lascia trasportare dalla deriva maniacale della sua crociata verso
Berlusconi.
La regista parte dal concetto che nella primavera del 2009, il consenso popolare
del Presidente del Consiglio fosse in caduta libera e che lui abbia saputo
sfruttare a suo favore l'evento del terremoto de L'Aquila, trasformandolo con
l'aiuto della Protezione Civile, in un ennesimo "miracolo italiano".
Quest'ultima viene descritta come il braccio destro e armato del Premier, capace
di gestire in totale autonomia, grazie a leggi dello Stato e cavilli legislativi
creati ad hoc, non solo situazioni di emergenza nazionale ma anche eventi di
vario tipo, sportivo come i campionati di nuoto, od organizzativo come il G8,
spostato repentinamente da La Maddalena a L'Aquila, nei mesi immediatamente
successivi al sisma.
Il film fa centro quando si sofferma sulle strade del centro storico distrutte,
sui vicoli deserti, sulla vita nel campo tendato degli sfollati dove vigono le
imposizioni e i divieti della legge militare, quando lascia spazio alle
testimonianza ed ai pensieri degli aquilani. Si interroga sulle ragioni che
hanno portato alla decisione di costruire tante L'Aquila satellite piuttosto che
ricostruire il centro storico della città, che rimane ad oggi blindato ed
inaccessibile ai cittadini.
Presentato in una sezione collaterale al Festival del Cinema di Cannes, a cui il
Ministro per i Beni a Attività Culturali Sandro Bondi si è rifiutato di
partecipare in quanto "la partecipazione di una pellicola di propaganda,
Draquila, avrebbe offeso «la verità e l'intero popolo italiano»", il film ha
avuto subito il consenso del grande pubblico che gli ha garantito,
parallelamente alla distribuzione in sala, una lunga serie di proiezioni
speciali in giro per le piazze italiane, organizzate da movimenti indipendenti
pro-L'Aquila, centri culturali e cineclub di tutto il Paese.
V.M.
Tratto dal sito del film:
Una mia amica giornalista un giorno mi dice: “Ho conosciuto un signore che
racconta storie stranissime su L’Aquila. Non ho capito molto di quello che
diceva, ma gli ho detto di parlare con te perché questo è il genere di cose che
ti interessano”.
Non aveva torto. Era luglio, a breve sarebbe iniziato il G8 ed ero decisa a
incontrare il signore in questione. Ma in quei giorni la città era sotto assedio
e andarci significava farsi fermare dai militari ogni tre metri. Quindi me la
prendo comoda, avrei aspettato che i giorni dei grandi della terra fossero
passati.
Qualche tempo dopo, alla fine di uno spettacolo, io e due amiche ci rimettiamo
in marcia verso L’Aquila partendo da Arezzo.
Il signore che avrebbe detto delle cose che mi avrebbero impressionato, era di
casa in un campo autogestito. È stata una serata bellissima, io lì in mezzo al
loro, alcuni ragazzi mi hanno offerto l’imitazione di un loro professore in
cambio di un Berlusconi.
Poi il clima goliardico della serata è andato sfumando e hanno iniziato a dare
spazio ai loro pensieri. La cosa che mi ha colpito è che tutti avevano
un’adorazione e una gratitudine sconfinata per i volontari e i vigili del fuoco
mentre nei confronti dei dirigenti della della Protezione Civile era diffuso un
sentimento di diffidenza e di paura.
Ho cominciato ad osservare quello che succedeva.
C’era una popolazione per lo più di anziani e una buona parte di famiglie
affrante sì, ma convinta che nella disgrazia non gli poteva andare meglio. E una
popolazione che mugugnava impaurita e sospettosa. Qualcuno di questi partecipava
a comitati cittadini e si affannava a parlare nel vuoto.
Alcuni dei ribelli dicevano: “Qui si sta facendo un esperimento. Quello che
succede qui è quello che vogliono che succeda in tutta Italia.”
Mi sono fatta suggestionare e ho provato l’emozione di scoprire dal vivo quello
che tutta Italia oggi sta scoprendo sui giornali.
Quello che venivo a sapere sulla Protezione Civile mi sembrava enorme,
incredibile. Abbiamo preso atto dell’esistenza di uno stato parallelo che stava
crescendo senza che nessuno ne sapesse niente. Si parla molto della censura
dell’informazione in Italia. Ebbene la censura copre operazioni come questa. La
censura e la costante minaccia della perdita del lavoro per chiunque esprima
dissenso.
Come mai gli italiani votano Berlusconi?
La violenza della propaganda, l’impotenza dei cittadini, l’economia e i rapporti
di forza fondati sull’illegalità e una catastrofe: il terremoto che ha
annientato la città de L’Aquila per raccontare come è stata piegata la giovane
democrazia italiana.
versione per la stampa