LE RAGIONI DELL'ARAGOSTA
regia Sabina Guzzanti
con Sabina Guzzanti, Pierfrancesco
Loche, Cinzia Leone,
Stefano Masciarelli, Francesca Reggiani, Antonello Fassari
sceneggiatura Sabina Guzzanti
fotografia Caroline Champetier
montaggio Clelio Benevento
scenografia e costumi Antonio
Marcasciano
musica Riccardo Giagni, Maurizio
Rizzuto
produzione Luce
distribuzione Cecchi Gori
durata 1h30m
Italia 2007
La trama: Gli
attori di Avanzi si ritrovano dopo quindici anni in Sardegna per
organizzare uno spettacolo di solidarietà verso i pescatori di aragoste
dell'isola. Dopo l'entusiasmo del primo incontro, iniziano dubbi ed insicurezze
riguardo tutta l'operazione fino ad arrivare alla sera della prima,
inconsapevoli di quello che accadrà.
Il regista: Sabina Guzzanti, figlia di Paolo e sorella di Corrado, inizia la sua carriera artistica
fin dagli anni ottanta, scrivendo e recitando in spettacoli teatrali. Approda
sempre in qualità di sceneggiatrice e attrice in trasmissioni televisive di
culto come, L'Araba Fenice, La TV delle ragazze, Avanzi,
Tunnel, Pippo Chennedy Show, Posta del cuore, L'ottavo
nano, e RAIOT.
Per il cinema scrive e interpreta Troppo
sole di Giuseppe Bertolucci, mentre esordisce nella regia nel 2002 con
Bimba, seguito da
Viva
Zapatero! nel 2005.
Il film: A oltre
quindici anni di distanza da trasmissioni che hanno fatto la storia della satira
televisiva come la TV delle ragazze e Avanzi, gli
attori-autori di un modo di fare televisione libero e disincantato che oggi non
esiste più, si ritrovano (anche se non tutti) in un film che assomiglia ad un
documentario ma che non lo è, raccontando loro stessi e il nostro Paese, come
siamo cambiati in questi anni, in una pellicola ironica, malinconica, a tratti
commovente.
Il pretesto è quello di una scesa in campo a sostegno e in difesa della
salvaguardia della pesca di aragoste in Sardegna; Sabina Guzzanti, sente il
dovere di fare "qualcosa" per i pescatori sardi che, abbandonati dallo Stato,
dimenticati dalle sovvenzioni, e sempre più vittime della pesca illegale a
strascico, vedono il proprio lavoro impoverirsi giorno dopo giorno e prossimo ad
una irreversibile scomparsa. L'attrice decide allora di organizzare uno
spettacolo di solidarietà gratuito in Sardegna, per cui pensa di richiamare in
scena tutti i vecchi compagni di lavoro di tanti anni fa, ognuno dei quali è
andato per la propria strada professionale e personale.
Non tutti risponderanno al suo appello (mancano ad esempio il fratello Corrado e
la Dandini), ma nomi del calibro di Cinzia Leone,
Stefano Masciarelli, Francesca Reggiani, Antonello Fassari e un
redivivo Pierfrancesco
Loche, nomi che negli anni novanta avevano creato schiere di fan che
hanno reso celebri le loro trasmissioni e i loro personaggi sopra le righe, si
fanno avanti volenterosi e con la speranza di poter respirare ancora una volta
il senso di unione, di gruppo e di amicizia che li aveva uniti molti anni prima.
Il clima dei primi giorni è di entusiasmo e ilarità incontenibili, e il gruppo
riunito, più che di professionisti della televisione quarantenni e realizzati
sembra quello di liceali al pranzo dei cento giorni, in preda a risate e
goliardia irrefrenabili. Iniziano così le prime riunioni in cui si buttano giù
le prime idee, si comincia ad andare in giro a fare qualche intervista alla
gente del posto, e tutto sembra incanalarsi per la strada giusta. Ma l'atmosfera
spensierata col passare dei giorni lascia il posto al dubbio, al senso di
inutilità portato a galla dai ricordi del tempo passato e dai dolori della vita,
all'interrogarsi sulla legittimità di un'azione tanto importante per altre
persone (i pescatori e le loro famiglie), sulla validità e la necessità di un
gesto tanto esasperato quanto provocatorio. Fra discussioni, prese di posizione
e colpi di testa si arriverà alla giorno dello spettacolo non sapendo bene cosa
fare.
Le ragioni dell'aragosta, che perde il carattere da reportage scandito
dalla cronaca di molte interviste del precedente
Viva Zapatero!,
pur rimanendo un film politico, necessario e di attualità, e mantenendo
inalterato il proverbiale, acuto umorismo, ormai marchio di fabbrica della
satira della Guzzanti, acquista un'anima malinconica e nostalgica che non manca
di commuovere lo spettatore, riporta alla memoria la gloria e la comicità di un
momento unico della televisione nazionale e sorprende con un finale poetico,
consolatorio e inatteso.
Il film, presentato fuori concorso al Festival di Venezia, ha catturato
l'attenzione e il calore del pubblico che ha salutato la Guzzanti insieme ad
altri componenti del cast con un sentito applauso, durato diversi minuti.
V.M.
versione per la stampa