LE ACROBATE
regia Silvio
Soldini
con Valeria
Golino, Licia Maglietta, Mira Sardoc,
Angela Marraffa, Manrico Gammarota, Fabrizio Bentivoglio
sceneggiatura
Silvio Soldini, Doriana Leondeff
fotografia Luca
Bigazzi
montaggio
Claudio Cormio
scenografia
Mario Rossetti
costumi Annabruna
Gola
musica Giovanni
Venosta
produzione
Daniele Maggioni
distribuzione
Mikado
durata 2h00m
Italia 1997
La trama:
La perdita del dentino della piccola Teresa, darà il via ad una concatenazione
di eventi che porteranno tre donne ad incrociare le loro vite ed esperienze.
Maria, mamma di Teresa, vive fra mille difficoltà a Taranto con un marito
assente. Elena è un chimico benestante a Treviso, ma pur apparentemente senza
problemi, sente l'inadeguatezza della sua vita. Nella stessa città, Anita è
un'anziana emigrata dall'Est, che vive in solitudine e in estrema povertà.
Il regista: Silvio
Soldini nasce a Milano nel 1958 e dopo aver studiato cinema a New York,
esordisce con il corto Drimage
('82). Seguono alcuni mediometraggi, Paesaggio con figure ('83),
Giulia in ottobre ('85) e un documentario, Voci celate ('86). Il suo
primo film è L'aria serena dell'Ovest ('90), subito apprezzato, seguito
da Un'anima divisa in due ('93), in concorso a Venezia. Dopo Le
acrobate ('97), dirige
Pane e tulipani ('00), il suo più grande successo
di pubblico,
Brucio nel vento
('02), Agata e la tempesta ('04),
Giorni e nuvole
('07), Cosa voglio di più ('09).
Il film:
In un film delicato e toccante che parla di donne pur essendo scritto e diretto
da un uomo, troviamo un'inquadratura perfetta del nostro oggi moderno e
all'avanguardia ma travagliato da incertezze, smarrimento, difficoltà e
inadeguatezza, racchiuso nel ritratto di quattro figure femminili diverse per
età, origini e cultura, eppur unite da una sensibilità comune che le spinge ad
incontrarsi.
Vicino alla piccola Teresa, che con il suo dentino darà l'incipit alla casualità
degli avvenimenti, troviamo sua madre Maria, soffocata da mille incombenze,
l'incertezza del lavoro, la mancanza di soldi, l'assenza del marito a tratti
violento e che sembra non riuscire a trovare una via d'uscita al caos della sua
vita familiare. Maria e Teresa vivono a Taranto e non conoscono Elena, che
invece vive a Treviso. Elena è una scienziata, lavora come chimico per una ditta
di cosmetici e nella sua vita sembrerebbe non mancare nulla. Ha l'amore, ha i
soldi, ha la tranquillità di una solida posizione sociale, eppure anche lei è
inquieta, insoddisfatta, inappagata e sola. Nella stessa città vive Anita, una
quasi barbona originaria dell'Est, ormai disillusa e distaccata dal mondo, che
vive estraniata da tutti, incattivita e ostile verso gli altri, con l'unica
compagnia di un gatto.
Diviso in quattro capitoli, uno per ognuno dei personaggi femminili del
racconto, Le acrobate è un film che racconta di percorsi, interiori
ed intimi, ma anche fisici e materiali che percorrono tutta l'Italia, attraverso
cui il regista compone un quadro della sensibilità femminile sgombro da facili
stereotipi o banali inscatolamenti entro schemi predeterminati, riuscendo a
toccare corde molto intime e personali e costruendo dei ritratti di donna
indubbiamente veri e profondi.
Come le tre acrobate (da qui il titolo del film carico di significato) di un
antica scultura in terracotta della Magna Grecia custodita nel Museo di Taranto,
le donne-acrobate del film si destreggiano nella vita per mantenere o ritrovare
un equilibrio instabile, riuscendo a superare o a schivare i dolori, le prove
difficili, il senso di inadeguatezza e di inutilità che a volte, in inevitabili
momenti di debolezza la vita costringe ad affrontare.
Le quattro donne del film non possono essere più diverse l'una dell'altra, per
estrazione sociale, per età, per cultura e per esperienze vissute, ma la loro
sensibilità comune le porterà ad assecondare i segni del destino, a dare loro
rilevanza ed a trovare una strada che possa condurle verso la scoperta di una
comunione di desideri, aspettative e speranze.
Il caso e il destino creeranno quei momenti, quei piccoli segnali che porteranno
avanti il concatenamento di eventi capace di mettere sulla stessa strada le
quattro donne, ma saranno le donne stesse a saper riconoscere quei fatti banali
come dei segni importanti, come delle tracce da seguire per arrivare a qualcosa
di importante per le loro vite.
Anche piccoli oggetti insignificanti assumono rilevanza e valore
nell'interdipendenza degli eventi. Dal piccolo dentino da latte di Teresa, che
farà un percorso itinerante su e giù per l'Italia, passando fra le mani di tutte
le protagoniste, ad una vecchia spilla, a piccole catenelle di lana intrecciata
fino alle minute tre statuine in terracotta dell'antica scultura del titolo.
Nei ruoli delle quattro protagoniste troviamo Angela Marraffa nel ruolo della
piccola Teresa, mentre l'attrice slovena Mira Sardoc, a lungo attiva sia in
teatro che al cinema anche in Italia, presta il volto al personaggio
dell'anziana Anita.
Valeria Golino (Respiro)
e Licia Maglietta, che lavorerà ancora con Soldini in
Pane e tulipani
e Agata e la tempesta, ricoprono rispettivamente i ruoli di Maria ed
Elena, offrendoci due interpretazioni memorabili, fra le migliori delle loro
carriere.
V.M.
versione per la stampa