W.
regia Oliver
Stone
con Josh Brolin,
James Cromwell, Ellen Burstyn,
Tandie Newton, Jeffrey Wright, Richard Dreyfuss
sceneggiatura
Stanley Weiser
fotografia Phedon
Papamichael
montaggio Joe
Hutshing, Julie Monroe
scenografia Derek
Hill
costumi Michael
Dennison
musica Paul
Cantelon
produzione Moritz
Borman, Jon Kilik, Bill Block, Oliver Stone
distribuzione
Dall'Angelo Pictures
durata 2h00m
Usa 2008
La trama:
Uno sguardo disincantato e intimo sul presidente e sull'uomo George W. Bush
pubblico e privato, che spazia dagli anni giovanili fino ai nostri giorni,
attraverso il periodo dell'università, l'entrata in politica e le due presidenze
degli Stati Uniti. Il ritratto sconcertante e a tratti ironico di un uomo
vittima dell'alcool, preda del fanatismo religioso, indeciso e insicuro, che ha
vissuto la sua intera esistenza all'ombra di un'opprimente figura paterna.
Il regista: Regista,
sceneggiatore e produttore, Oliver Stone nasce a New York nel 1946 ed è
considerato uno dei cineasti più rappresentativi della sua generazione. Prima
del cinema svolge diversi lavori, come l'insegnante e il tassista, combatte in
Vietnam e si laurea al rientro in America. Inizia come sceneggiatore nel 1978
firmando lo script di Fuga di mezzanotte con cui vince l'Oscar. Ha
diretto una ventina di film fra cui ricordiamo Salvador ('86), Platoon
('86 Oscar per film e regia), Wall Street ('87), Nato il quattro
luglio ('89 Oscar per la regia), The Doors ('91), JFK - Un
caso ancora aperto ('91), Assassini nati ('94), Nixon (''95),
U Turn ('97), Ogni maledetta domenica ('99), Alexander
('04) World Trade Center ('06). Ha diretto anche due documentari su Fidel
Castro, Comandante ('03) e Looking for Fidel ('04).
Il film:
Anteprima assoluta per il film dedicato da Oliver Stone all'ex presidente degli
Stati Uniti George W. Bush, uscito nelle sale americane nell'ottobre 2008, tre
settimane prima delle elezioni presidenziali, e che in Italia non è stato
distribuito al cinema ma acquistato direttamente per l'home video.
Regista attento e critico nei confronti della politica e delle responsabilità
internazionali degli Stati Uniti, Oliver Stone non ha mai rinunciato a portare
questo genere di analisi e di giudizio critico, spesso molto duro verso il
proprio paese, in molti dei suoi memorabili film. Come l'apologia della guerra
ad esempio, in Salvador o nella trilogia dedicata al conflitto in
Vietnam, dove lui stesso ha combattuto, (Platoon, Nato il quattro
luglio e Tra cielo e terra), o il complotto politico dietro
l'assassinio del presidente John Fitzberald Kennedy in JFK, o ancora lo
scandalo Watergate, causa dell'impeachment del presidente Nixon,
appunto in Nixon. Quello che traspare da tutti questi film, sebbene
diversi uno dall'altro, con stili e contenuti eterogenei, è un legame
indissolubile fra il regista e il proprio paese, un amore verso i principi e i
valori alla base della cultura statunitense che fanno di Oliver Stone un
americano vero, senza alcun ombra di dubbio. Un americano scomodo però, che
vuole capire e scandagliare quanto di poco chiaro esiste nella politica,
nell'amministrazione e nel gioco di potere sia interno che internazionale che
l'America gioca in qualità di prima superpotenza del mondo.
In questi termini, dopo qualche film piuttosto deludente, un ritorno a temi
politici e impegnati del regista era atteso da tempo, e la scelta caduta sul più
discusso, criticato, odiato presidente degli Stati Uniti era forse obbligata.
In W. Oliver Stone racconta trent'anni di vita e politica di George W.
Bush, dagli anni giovanili dell'Università, ai primi passi nella politica fino e
attraverso i suoi due mandati come presidente americano, in un affresco molto
verosimile rispetto alla realtà, che non si preoccupa di raffigurare Bush come
giovane scellerato, poco incline agli studi e pecora nera della famiglia, per
tutta la vita ossessionato dalla figura paterna, alcolista, fanatico religioso,
e che una volta diventato presidente, infila una figuraccia dietro l'altra
davanti alle televisioni di tutto il mondo e che fa i fioretti per vincere una
guerra.
Il film dipinge il 42° presidente americano come un uomo istintivo, dai modi
pratici e primitivi, subordinato a bisogni primordiali e terreni (non a caso è
quasi sempre mostrato mentre mangia), molto pieno di sé, che si è sempre sentito
in diritto di avere poteri straordinari e esigere tutto quello che gli passa per
la mente. Dice il regista "...Nixon era una figura tragica, come Macbeth
aveva dubbi, paranoie. Bush è come John Wayne, un eroe da western, un pazzo che
vuole bombardare tutto, come il Dottor Stranamore. E alla gente piace vedere
John Wayne sullo schermo. E' un po' un clown, un bullo, con un ego enorme, un
dominatore, uno che controlla una stanza. Uno che cerca sempre di personalizzare
i suoi rapporti con il resto del mondo, che è molto infantile. Ha perso il
contatto con il nostro tempo ...".
Pur essendo un consolidato anti-Bush, Oliver Stone non ha voluto attaccare nel
film la politica del Presidente ma piuttosto fare un ritratto dell'uomo, delle
sue manie, paure e convinzioni e di quanto tutto questo abbia condizionato i
suoi rapporti con gli altri e le decisioni da lui prese.
Per la parte di George W. Bush, era stato inizialmente ingaggiato l'attore
inglese Christian Bale
(L'uomo senza
sonno,
The prestige),
ma dopo mesi di ricerche e preparazione per il ruolo, l'attore ha abbandonato la
produzione al fallimento delle prime prove del trucco che non lo soddisfacevano.
Ingaggiato al vero ultimo momento, Josh Brolin (Non
è un paese per vecchi) è riuscito a calarsi perfettamente nei panni
dell'ex presidente e ci ha regalato un ritratto memorabile dell'uomo, nonchè una
delle migliori performance della sua carriera. Nei ruoli di contorno tutti
attori di fama che hanno fatto a gara per garantirsi una parte nel film, come
James Cromwell (Bush Senior), Elizabeth Banks (Laura Bush), Ellen Burstyn
(Barbara Bush), Thandie Newton (Condoleeza Rice), Richard Dreyfuss (Dick Cheney),
Jeffery Wright (Colin Powell), Scott Glenn (Donald Rumsfeld).
Scritto da Stanley Weiser (co-sceneggiatore di Stone per Wall Street) e
prodotto da capitali indipendenti di Hong Kong, Germania, Francia e Australia,
il film è stato girato in economia e in tempi record dal maggio al luglio 2008
per uscire nelle sale americane prima delle elezioni presidenziali, ed è stato
subito considerato uno dei migliori film dell'anno dai maggiori critici
americani. Molto visto in patria, ha incassato solo nel suo week-end di uscita
oltre dieci milioni di dollari, circa la metà del suo costo totale.
In Italia il film è stato rifiutato dal Festival del Film di Roma (si dice per
intervento di Berlusconi), aprendo un mese dopo il Festival di Torino.
V.M.
versione per la stampa