GOMORRA

regia Matteo Garrone
con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale,
Carmine Paternoster, Marco Macor, Ciro Petrone

sceneggiatura Matteo Garrone, Maurizio Braucci, Ugo Chiti,
Gianni Di Gregorio, Massimo Gaudioso, Roberto Saviano

fotografia Marco Onorato
montaggio Marco Spoletini
scenografia Paolo Bonfini costumi Alessandra Cardini
produzione Fandango, Rai Cinema
distribuzione 01 Distribution
durata 2h15m

Italia 2008
 

La trama: Nella Napoli di Scampia e Secondigliano, cinque storie diverse si intrecciano nel sottobosco della malavita. Don Ciro è l'esattore di quartiere della camorra; Pasquale è un sarto di rara bravura che fabbrica copie per l'alta moda; Totò ha tredici anni e non vede l'ora di diventare un adulto affiliato; Marco e Ciro sono due bulli che credono di vivere in un film di De Palma; Franco si arricchisce con il traffico dei rifiuti tossici e delle discariche abusive.


Il regista: Matteo Garrone nasce a Roma nel 1968. Inizia come aiuto operatore e poi si dedica alla pittura. Vince il Sacher Festival nel 1996 con il corto Silhouette  e nel '97 realizza il suo primo film Terra di mezzo. Oltre ad altri corti e vari documentari, prosegue nel lungometraggio con Ospiti ('98) e Estate romana ('00) che concludono la trilogia dedicata a Roma. Nel 2002  è alla Quinzaine a Cannes con L'imbalsamatore, seguito da Primo amore ('04), in concorso a Berlino.


Il film: Il sesto film di Matteo Garrone sigilla con autorevolezza e grande impatto cinematografico la breve filmografia di un ancor giovane autore, dopo i piccoli tre film dedicati alla sua città, Roma, e le due sorprendenti opere successive che lo hanno imposto e gli hanno dato fama internazionale.
Gomorra, nato dall'enorme clamore suscitato dal successo del romanzo omonimo di Roberto Saviano, campione d'incassi con più di un milione di copie vendute in Italia, pubblicato in quarantadue paesi nel mondo e acclamato dalla critica americana come uno dei migliori libri del 2007, trascende la natura magmatica e imponente del libro (quasi 400 pagine per più di dieci storie diverse intrecciate le une alle altre), trasfigurandola come attraverso il riflesso di uno specchio, nella personale interpretazione del regista, minimalista, distaccata, e neorealista.
Il film trascende l'identità di opera d'inchiesta del libro, per trasformarsi in una sorta di ritratto, di fotografia analitica e distaccata della realtà, che viene mostrata sullo schermo a sprazzi, brutali e violenti, come le pennellate di un pittore. La gomorra raccontata da Garrone è asciutta, clinica, spietata, senza alcuna mitigazione da parte dell'artista che si limita alla messa in scena, senza interrogativi, senza sentenze, mostrando e mai interpretando il mondo della camorra (mai nominata nel film), con una fermezza stilistica e uno sguardo cinematografico tali da dar subito la sensazione immediata, fin dalle primissime inquadrature, di essere di fronte ad un'opera di grande cinema. Il valore e l'importanza della pellicola sono racchiusi proprio nella scelta personalissima del regista di non voler giudicare ma piuttosto di esibire un mondo, e di farlo abbandonando ricercati orpelli artistici o trucchi di scena, lasciandosi guidare piuttosto dalla verità di facce, corpi, rumori e ambienti reali delle periferie degradate e dimenticate.
Il film è secco, violento, essenziale, privo di colonna sonora se non quella dei rumori che arrivano diretti dalla vita quotidiana dei personaggi, figure tragiche perse in un altro mondo, lontano da quello che conosciamo, dove la legge non è quella dello Stato (quasi invisibile durante tutto il corso della pellicola), ma piuttosto quella non scritta ma conosciuta da tutti, del "sistema". Gomorra  non è un film di denuncia, né un film-inchiesta, ma piuttosto un film di guerra, come lo definisce lo stesso regista, un film di sangue, soldi e potere, il potere economico della camorra.
Matteo Garrone ha girato con coraggio in piena terra di nessuno alle Vele, il palazzone del degrado nel quartiere di Scampia dove si spaccia nei cortili, a Secondigliano e in molti luoghi oscuri del napoletano, in un set blindato da cui durante le riprese non è trapelato nulla, scegliendo per lo schermo soltanto cinque delle numerose storie descritte da Saviano, cercando così di coglierne l'essenzialità negli aspetti più rilevanti e sostanziali. Come la perdita dell'innocenza - se mai ce n'è stata - nell'episodio del tredicenne Totò che vede come sua unica realizzazione sociale quella di diventare un membro della malavita, o l'universalità del problema dei rifiuti tossici in quello dello stakeholder  Franco (nuova figura di mediatore con le aziende coinvolte nello smaltimento illegale), che sottolinea la dimensione mondiale del problema camorra, o ancora la salvaguardia della moralità in quello di Don Ciro, il cassiere della camorra che paga un mensile alle famiglie dei morti ammazzati o di quelli che stanno in carcere, credendo di essere più pulito e onesto degli altri.
Uno dei migliori film italiani di sempre sullo sporco del nostro paese, al pari di Le mani sulla città  di Rosi o Indagine su un cittadino di Petri, Gomorra  è un film potente, glaciale, impietoso e senza speranza, vero e brutale, carico di immagini così cinematografiche che sono già dentro il cinema di sempre.
Presentato in concorso a Cannes insieme ad un altro grande film italiano sulla nostra storia recente, Il divo  di Paolo Sorrentino, Gomorra  ha vinto il Gran Premio della Giuria.
                                                                                                                     V.M.


versione per la stampa