IL DIVO
regia Paolo
Sorrentino
con Toni
Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti,
Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli
sceneggiatura
Paolo Sorrentino
fotografia Luca
Bigazzi
montaggio
Cristiano Travaglio
scenografia Lino
Fiorito
costumi Daniela
Ciancio
musica Theo
Teardo
produzione Indigo
Film, Lucky Red, Parco Film
distribuzione
Lucky Red
durata 1h50m
Italia 2008
La trama:
La visione grottesca del regista della vita pubblica e privata di uno dei più
potenti politici dei nostri tempi, dalla fine del suo settimo governo al
processo di Palermo in cui era imputato per associazione mafiosa. In tutto
questo Tangentopoli, la mancata conquista del Quirinale, le morti di Pecorelli,
Ambrosoli, Calvi, Sindona, Moro, le stragi mafiose, i rapporti con la Chiesa, i
pentiti che fanno il suo nome ai processi di mafia.
Il regista: Fra
i registi più interessanti della nuova generazione, Paolo Sorrentino nasce a
Napoli nel 1970 e inizia come sceneggiatore televisivo e regista di corti. Con
il suo primo lungometraggio L'uomo in più ('01) ottiene un grande
successo di pubblico e critica alla Mostra del Cinema di Venezia. Le
conseguenze dell'amore ('04), cinque David di Donatello, e
L'amico di famiglia
('06) sono entrambi in concorso al Festival di Cannes.
Il film:
La vita politica e privata di Giulio Andreotti vista attraverso lo sguardo autoriale del regista sicuramente dall'estetica più curiosa e stilisticamente più
originale del cinema italiano contemporaneo, non poteva non trascendere l'idea e percezione dell'arte su celluloide
dell'autore, e della sua personalissima visione del
cinema, della società e del retaggio culturale e politico del nostro bel paese.
La favola nera raccontata da Paolo Sorrentino spazia dalla fine
del VII° governo Andreotti fino ai giorni che lo vedono imputato nel maxi processo per mafia,
e non manca di portare sullo schermo personaggi di rilevo del panorama politico
dell'epoca, più o meno vicini all'entourage del Divo Giulio, senza tralasciare
episodi drammatici della nostra storia recente come il caso Moro, l'attentato
alla stazione di Bologna e molti oscuri omicidi come quello di Pecorelli, Ambrosoli,
Calvi e Sindona.
Il film, a cui il regista pensava da molti anni (aveva cercato di farne un corto
all'inizio della sua carriera, ma non se ne fece niente... "Perchè le
orecchie si staccavano sempre"... dice scherzosamente Sorrentino), gioca
molto con il mistero e l'ambiguità che hanno sempre circondato la figura di
Giulio Andreotti, il più potente uomo politico della storia italiana. Un uomo
distaccato, impassibile, quasi insensibile, a cui tutto sembra scivolare
addosso, un uomo arguto e intelligente, con la battuta sempre pronta, ironico e
a proprio agio in pubblico, politico/attore sul palcoscenico dei media, che
impersona nel suo voler essere sempre il protagonista assoluto della scena, una
sorta di padre putativo del Berlusconi di oggi.
Il Divo è un film che riflette sulla natura occulta del potere, il
potere assoluto racchiuso nelle mani di un uomo solo e dell'influsso che tale
potere sortisce sulle persone che circondano chi lo detiene, portandole ad
idolatrarlo senza il minimo dubbio, incertezza o lecito sospetto.
A metà strada fra cronaca e invenzione cinematografica il film, che non prende
posizioni ma lascia il mistero sulla vera natura di Andreotti, è nato dopo due
anni di preparazione e dopo la lettura da parte del regista di decine di
biografie dello statista.
Sorrentino sceglie la strada della farsa grottesca per incanalare l'infinito
materiale scritto su cui si è documentato, e realizza così il suo film migliore.
Non abbandona la peculiarità visiva ed estetica delle sue pellicole precedenti,
ma anzi la intensifica dando libero sfogo all'estro immaginifico delle sue
solite inquadrature sghembe, degli ottusi punti di vista e dell'uso di
personaggi fuori dagli schemi. Pur raccontando dei soggetti realmente
esistiti, il regista non resiste dal raffigurarli in atteggiamenti sopra le
righe, esasperati e paradossali, senza però abbandonare le caratteristiche
personali di ciascuno, che hanno avuto riflesso nella vita pubblica di quegli
anni. E così l'entrata in scena di molti protagonisti, o il loro modo di
rapportarsi al ruolo che ricoprivano istituzionalmente, contribuisce ad
arricchire una pellicola illuminata, unica e ardita. I vari personaggi che si
avvicendano sullo schermo non sono macchiette caricaturali forzatamente
costruite (vista la natura del film, era alto il rischio che lo fossero), ma
attraverso il punto di vista satirico del regista diventano figure complesse,
multifunzionali e magistralmente disegnate. Pur trattando di fatti di sangue,
atroci delitti e rapporti malsani con il potere occulto, Sorrentino, indiscusso erede
ideale di Elio Petri, non smentisce l'arguzia e l'autorevolezza del suo essere
artista scaltro e sensibile, e non rinuncia a mettere sullo schermo realtà
scomode e fastidiose per molti, dimostrando in un paese come il nostro, una
forte dose di coraggio.
Il Divo, o la vita spettacolare di Giulio Andreotti, come recita
il bellissimo sottotitolo del film, è una delle migliori pellicole italiane di
oggi e di sempre, curiosa, azzardata, virtuosamente interessante, fortemente
politica e sociologica, scritta e diretta da uno dei più illuminati autori del
nostro cinema.
Fra i numerosi attori del film ricordiamo uno spettacolare Toni Servillo nel
ruolo di Andreotti, miglior attore agli Efa, Anna Bonaiuto (Livia Andreotti),
Giorgio Colangeli (Salvo Lima), Piera Degli Esposti (Signora Enea), Paolo
Graziosi (Aldo Moro), Massimo Popolizio (Vittorio Sbardella), Aldo Ralli
(Giuseppe Ciarrapico), Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino), Flavio Bucci
(Franco Evangelisti), Giulio Bosetti (Eugenio Scalfari).
Il film ha vinto il Premio della Giuria a Cannes 2008, dove è stato presentato
insieme ad un altro grande film dell'ultima stagione italiana,
Gomorra.
V.M.
versione per la
stampa