MARIE ANTOINETTE
regia Sofia Coppola
con Kirsten Dunst, Jason Schwartzman,
Judy Davis
Rip Torn, Rose Byrne, Asia Argento, Marianne Faithfull
sceneggiatura Sofia Coppola
fotografia Lance Acord
montaggio Sarah Flack
scenografia KK Barrett
costumi Milena Canonero
musica Brian Reitzell
produzione Ross Katz, Sofia Coppola
distribuzione Sony
durata 2h00m
Usa 2006
La trama: Il
racconto in salsa rock della vita di Maria Antonietta, da quando abbandonata la
natia Austria, appena quattordicenne diventa regina di Francia, all'incontro con
il timido marito, alla noia di corte, ai rigidi cerimoniali di Versailles,
all'eccentricità delle sue feste, agli eccessi delle sue stravaganze, ai
tradimenti coniugali fino alla tragica fine.
Il regista: Figlia
d'arte per eccellenza, Sofia Coppola nasce a New York il 14 maggio 1971, ed
inizia come attrice nei film del padre Francis. E' apparsa bambina nei primi due episodi de
Il padrino ('72 e '74), prima di interpretare il ruolo importante di
Maria Corleone nel terzo capitolo della saga ('90). Abbandonata la
carriera d'attrice, esordisce come regista con il corto Lick the star ('97),
che anticipa l'idea del suo primo lungometraggio
Il giardino delle vergini
suicide ('00). Ha un'enorme successo con il suo secondo film
Lost in translation
('03) con cui vince l'Oscar per la sceneggiatura.
Il film: Chi si
aspetta da Marie Antoinette una biografia dettagliata immersa in un affresco
storico della Rivoluzione francese con precisi riferimenti alla fuga, alla
prigionia e all'esecuzione, resterà sicuramente deluso, visto che la regista
ha deciso per un volontario oscuramento della Storia, scegliendo di trasporre
sullo schermo essenzialmente elementi privati della vita della sovrana e sicuramente meno
scontati di quelli che normalmente vengono proposti in una
cine-biografia.
Tratto dal libro Maria Antonietta - La solitudine di una regina, della
storica inglese Antonia Fraser, terzo e conclusivo capitolo della trilogia dedicata
dalla Coppola a giovani donne dopo
Il giardino
delle vergini suicide e
Lost in translation,
il film presenta una giovanissima Maria Antonietta appena quattordicenne, smarrita e disorientata di
fronte al cambiamento totale della sua vita una volta arrivata alla corte
francese, proprio come lo sarebbe una moderna adolescente dei nostri giorni alle
prese ad esempio con il trasferimento in una nuova scuola, con nuovi compagni di
classe e nuovi maestri. Passata alla storia come una sovrana meschina,
arrogante, incurante del popolo e della condizione di estrema povertà in cui era
costretto, causa principale dello scoppio della Rivoluzione che travolgerà
dapprima tutta
la monarchia di Francia, e poi quella di mezza Europa, nel film di Sofia Coppola è raccontata come un'adolescente
spaesata, disorientata, confusa da un nuovo ambiente alieno e molto lontano
dall'austerità austriaca in cui era vissuta, smarrita e schiacciata fra i fasti
e i cerimoniali della corte di Versailles. Una regina bambina spinta suo malgrado in
situazioni estreme, lontana dal mondo che aveva fino ad allora conosciuto,
senza più contatti se non epistolari con la madre Maria Teresa d'Austria,
destinata per ragion di stato ad un matrimonio che non verrà consumato per oltre
sette anni, spiato in ogni istante, anche in quelli più intimi, ritrovatasi suo
malgrado al centro degli interessi di una corte straniera. Una giovane che
ben presto si renderà conto della situazione di privilegio in cui si trova e che
imparerà presto a sfruttare, abbandonandosi al divertimento, a feste grandiose,
a lussi sfrenati divenuti celebri, non molto lontana dalla figura di una moderna
moglie annoiata, trascurata dal marito ricco, che si consola con spese eccessive e relazioni clandestine.
Marie Antoinette non è una lezione di storia, né un semplice film in costume, né
una biografia tradizionale, ma piuttosto la trasposizione della vita di un
personaggio realmente esistito, seppur fedele ai
fatti storici, raccontata come una storia moderna, attuale, dei nostri giorni. Maria Antonietta
potrebbe essere la compagna di banco delle cinque sorelle Lisbon de
Il giardino
delle vergini suicide o di Charlotte, protagonista di
Lost
in translation, una giovane moderna smarrita e disorientata di fronte ai primi
dolori che la vita le pone davanti, a cui reagisce come una qualsiasi
adolescente farebbe al giorno d'oggi, rifugiandosi nell'effimero mondo delle
apparenze, della moda e del divertimento ad ogni costo.
Un aspetto importante di quest'anima moderna del film che attira subito
l'attenzione e di cui costituisce una delle idee più originali, è una colonna
sonora pop-rock ispirata a gruppi musicali neo-romantici degli anni ottanta come
i Gang Four, Air, Bow Wow Wow, Cure e New Order, che riesce a costruire un
connubio indubbiamente inconsueto ma efficace e potente nel sottolineare la
libertà, la freschezza e la disillusione dell'adolescenza. Che sia di una
giovane vissuta duecento anni fa poco importa.
Il film è stato girato per la maggior parte a Versailles durante i giorni di
chiusura al pubblico, e in molti luoghi reali della vita di Maria Antonietta e
di Luigi XVI che oggi sono musei; location uniche quindi, che donano al film un
estremo senso di autenticità, contribuendo alla maestosità della messa in scena, sontuosa
e imponente.
Una meticolosità maniacale è stata posta nella ricostruzione degli ambienti di
corte, nella descrizione dei lunghi cerimoniali reali e nella precisa
documentazione dei riti e degli usi di una corte opulenta, annoiata, decadente,
vittima del pettegolezzo e dell'apparenza. Memorabile la presentazione delle
pietanze e soprattutto dei dolci preferiti dai sovrani, preparati per il film da
una celebre pasticceria parigina, specializzata nella cucina del Diciottesimo
secolo, o la lunga serie di calzature di lusso e di ardite acconciature
sfoggiate durante le numerose feste di corte, rigorosamente ricreate basandosi
su disegni d'epoca. Ma forse l'aspetto visivo che colpisce maggiormente in
Marie Antoinette sono i favolosi costumi di Milena Canonero, che ha
saputo reinterpretare la classicità e lo sfavillio del vestire settecentesco
incontrando la visione della regista. La sua inventiva va oltre l'algida
ricostruzione del costume d'epoca e crea uno stile che non è più
classico e scontato, ma alternativo, simbolico, rivoluzionario e memorabile. Questo
eccezionale lavoro è stato naturalmente riconosciuto con il premio Oscar, che va
ad aggiungersi agli altri due vinti dalla costumista italiana per Barry
Lindon ('75) e per Momenti
di gloria ('81).
Come tradizione comune a molti film dei Coppola, Marie Antoinette è
stato girato per così dire "in famiglia" in quanto riunisce la regista all'amica
Kirsten Dunst, già protagonista del suo primo film e vede nei panni di Luigi XVI, Jason Schwartzman,
figlio di Talia Shire (mai dimenticata Adriana in Rocky), cugino quindi
di Sofia Coppola. In ruoli di contorno Rip Torn, Judy Davies e Asia Argento nei
panni della lasciva Madame du Barry.
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2006.
V.M.
versione per la stampa