LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
regia Saverio
Costanzo
con Alba
Rohrwacher, Luca Marinelli, Martina Albano,
Arianna Nastro, Tommaso Neri, Vittorio Lamartire
sceneggiatura
Saverio Costanzo, Paolo Giordano
fotografia Fabio
Cianchetti
montaggio
Francesca Calvelli
costumi
Antonella Cannarozzi
scenografia
Marina Pinzuti Ansolini, Rinaldo Geleng
musica Mike
Patton
produzione
Gianani, Kreuzer, Toussaint
distribuzione
Medusa
durata 1h58m
Italia 2010
La trama:
Alice e Mattia sono due adulti infelici. Portano dentro di sé il ricordo di due
traumi del passato che hanno lasciato segni indelebili; un incidente di montagna
per lei, che l'ha resa zoppa per sempre, e la responsabilità della scomparsa della
sorellina autistica per lui. Nel corso degli anni della gioventù e della
maturità, le loro vite si incroceranno diverse volte, portandoli ad avvicinarsi
e ad allontanarsi più volte l'uno dall'altra, forse per trovarsi o perdersi
del tutto.
Il regista: Figlio
del celebre giornalista televisivo Maurizio, Saverio Costanzo nasce a Roma nel
1975. Dopo studi in Sociologia, si trasferisce a New York dove realizza un
documentario. Di nuovo in Italia nel 2000 scrive e dirige un documentario a metà
fra realtà e finzione per la televisione, Sala rossa, ambientato nel
Centro di Rianimazione del Policlinico Umberto I° di Roma. Esordisce nel cinema
con Private ('04), con cui vince il Pardo d'Oro a Locarno, seguito nel
2007 da In memoria di me.
Il film:
"I numeri primi sono quei numeri divisibili soltanto per uno e per se stessi,
sono numeri speciali, sospettosi e solitari. Fra questi alcuni sono ancora più
speciali, si chiamano primi gemelli, coppie di numeri primi vicini tra loro,
come l'undici e il tredici, oppure il diciassette e il diciannove. Ma anche i
primi gemelli non si sfiorano mai, perché c'è un solo numero pari a separarli".
Queste le parole pronunciate da uno dei personaggi dell'ultimo film di Saverio
Costanzo, La solitudine dei numeri primi, che riassumono perfettamente
l'essenza dello spirito dei due protagonisti della storia.
Alice e Mattia sono due persone che rappresentano le ferite dell'infanzia, due
personaggi che affrontano nella loro vita le conseguenze di due traumi subiti da
bambini, intrappolati in una sorta di gabbia esistenziale e in un rigore
emozionale che li hanno pietrificati ed immobilizzati in uno stato quasi
larvale, in una condizione sospesa di eterna adolescenza, privandoli della
libertà di poter diventare finalmente adulti e sentire le proprie emozioni,
gioie, dolori in maniera consapevole, riuscendo a vivere fino in fondo le loro
responsabilità.
Incapaci per molti versi di interagire con il mondo e con gli altri, vivono le
rispettive esistenze ritirandosi sempre più in se stessi ed alienandosi dalla
realtà circostante, cercando di dare una forma esteriore a questo loro intimo
disagio. Quindi da un lato Mattia mette sempre più barriere fra lui e gli altri,
coprendosi sempre di più, dapprima indossando strati su strati di vestiti, per
finire con il nascondersi con il suo stesso corpo, ingrassando vistosamente.
Dall'altro lato percorrendo un cammino opposto a quello di Mattia, Alice si
spoglia di tutto per annientare la propria femminilità, sconfinando paurosamente
nell'anoressia.
La pellicola ripercorre la vita dei due protagonisti in quattro fasi precise,
scandendo il film stesso in quattro parti distinte, in cui vengono mostrati
dapprima bambini, poi adolescenti, giovani adulti ed infine, dopo un salto di
circa dieci anni, nel momento di una possibile maturità che forse porterà ad un
incontro più profondo o alla definitiva separazione.
Costanzo abbandona la linearità del romanzo omonimo, premio Strega 2008 di Paolo
Giordano, e dona al film una struttura più complessa, articolata, che si dipana
fra i diversi momenti temporali in un montaggio ardito e quasi da thriller,
sostenuto da un'eccellente colonna sonora, a momenti intimista e pacata, in
altri rumorosa e frenetica che dona al film un ritmo quasi rock.
Molto lungo e profondo il lavoro svolto dai due giovani attori che interpretano
Alice e Mattia da adulti, Alba Rohrwacher (Io
sono l'amore) e Luca Marinelli, splendidi in una identificazione con il
personaggio intensa e appassionata su entrambi i piani, emozionale e fisico, che
li ha portati ad una trasformazione esteriore molto profonda, perdendo lei ed
acquistando lui circa quindici chili di peso durante la lavorazione del film.
Migliore fra gli italiani in concorso, La solitudine dei numeri primi
è stato presentato a Venezia 2010.
V.M.
versione per la stampa