FORTAPASC

regia Marco Risi
con Libero De Rienzo, Michele Riondino, Ivano Marescotti,
Valentina Lodovini, Ernesto Mahieux, Gianfelice Imparato

sceneggiatura Jim Carrington, Andrea Purgatori, Marco Risi
fotografia Marco Onorato
montaggio Clelio Benvenuto
scenografia Sonia Peng costumi Ortensia De Francesco
musica Franco Piersanti
produzione Angelo Barbagallo, Gianluca Curti
distribuzione 01 Distribution
durata 1h48m

Italia 2008
 

La trama: La storia di Giancarlo Siani, giovane giornalista ucciso nel 1985 dalla camorra a Torre Annunziata. Dagli inizi come precario addetto alla cronaca presso Il Mattino, fino alle inchieste contro malavita e corruzione politica, al contratto come giornalista professionista, alle minacce ricevute dalla camorra. L'impeto giovanile e lo spirito di ribellione verso un sistema sbagliato, per una personalità forte e decisa a voler cambiare le cose, incurante delle conseguenze.


Il regista: Nato a Milano nel 1951, figlio del grande Dino, Marco Risi è sceneggiatore, regista e produttore cinematografico. Abbandonati gli studi in Filosofia, ventenne diventa l'aiuto regista dello zio Nelo Risi, e inizia a collaborare alle sceneggiature del padre. Il suo primo film è Vado a vivere da solo ('82), seguito da Un ragazzo e una ragazza ('83) e Colpo di fulmine ('85), tutti con Jerry Calà come protagonista. Abbandonata la commedia all'italiana, Risi passa al cinema d'impegno sociale con film come Soldati - 365 all'alba ('87), Mery per sempre ('89), Ragazzi fuori ('90), Il muro di gomma ('91), Il branco ('94). Nel 1998 dirige il grottesco L'ultimo capodanno, seguito da Tre mogli ('01) e Maradona, la mano de Dios ('07). 


Il film: Proprio come nei film western di Hollywood, nella Fortapàsc napoletana degli anni ottanta delimitata dai confini dei quartieri di Torre Annunziata, lo Stato e la Legge sono sagome sfumate all'orizzonte e la pubblica via teatro di sparatorie ed omicidi sommari.
In questa terra di frontiera viveva e scriveva Giancarlo Siani, giovane precario del Mattino di Napoli, vittima sacrificale immolata in nome di un'etica giornalistica che oggi come allora, sembra sfuggire a molti.
L'immagine che forse balena immediatamente alla memoria quando si parla di Giancarlo Siani è proprio quella legata alla sua morte violenta, a quella foto impietosa stagliata sulle testate di tutti i quotidiani nazionali all'indomani del suo assassinio, all'immagine di quel giovane uomo accasciato al volante di una Citroen Mehari verde, completamente aperta, senza difese né protezione, al biancore accecante di quella maglietta linda, risparmiata dagli schizzi di sangue. Una foto che ad ogni modo non rimandava tanto ad un'idea di morte, e che sarebbe potuta essere per assurdo, l'istantanea di un giovane addormentatosi con i postumi di una grossa sbronza dopo una serata di baldoria passata fra amici.
Giancarlo Siani era proprio questo, un giovane di ventisei anni pieni di amici, di conoscenze, di ragazze, un giovane coraggioso, impegnato, che credeva nel mestiere di giornalista con ingenuo candore, quasi come fosse una missione al servizio dell'informazione della gente, al di sopra di qualsiasi sovrastruttura d'interesse personale o professionale.

E il film di Marco Risi pur raccontando fatti di cronaca vera, riesce proprio nel presentare al pubblico l'uomo Giancarlo Siani come un giovane come tanti, senza fare inchieste sulla camorra, senza indagare su altri personaggi realmente esistiti, senza voler analizzare situazioni legate a luoghi o a periodi specifici. Il film si apre e si chiude come un cerchio sulla figura di Siani, raccontando i suoi ideali, i suoi principi, le ingenuità e la semplicità della sua età.
Affiatato il cast da cui spicca un bravissimo Libero De Rienzo nei panni del giornalista napoletano. Al suo fianco la nuova promessa del cinema italiano Michele Riondino (Il passato è una terra straniera), ed Ernesto Mahieux (L'imbalsamatore) in ruoli di contorno.
Una curiosità: qualche giorno prima dell'inizio delle riprese è stata ritrovata, abbandonata in un agriturismo siciliano, la vera Mehari di Siani. La produzione del film ha avuto così modo di poterla usare durante le riprese del film.
Segnaliamo il sito www.giancarlosiani.it voluto dal fratello del giornalista, su cui è possibile leggere l'ultimo articolo scritto da Siani il giorno prima di essere ucciso, stralci dei verbali dell'udienza tenuta da uno degli esecutori dell'omicidio ed altre preziose testimonianze.
                                                                                                                     V.M.


Dal sito giancarlosiani.it

La notizia giunta in redazione

E’ la notte del 23 settembre 1985 e in via Chiatamone sono passate da pochi minuti le 22.00. Il picchiettio sulle macchine da scrivere è terminato,ma serve una piccola notizia per completare la pagina. Il redattore alza la cornetta e chiama il 113 con un rituale che è diventato parte del lavoro di chi fa la cronaca nera del primo giornale di Napoli.

La domanda è la solita: “C’è qualcosa per noi”. Un sequestro di sigarette, magari di droga, ma anche una rissa tra balordi va bene, servono solo poche righe per riempire un piccolo buco tra le colonne; il grosso è stato gia fatto. Dall’altra parte, il poliziotto risponde imprevedibilmente con un'altra domanda: “ Dottò conoscete Siani? E’ stato ammazzato nella sua auto a piazza Leonardo al Vomero”. Così arrivò in redazione la notizia dell’uccisione di Giancarlo Siani, 26 anni compiuti quattro giorni prima del delitto. L’ansia di raggiungere il luogo del delitto, non tanto per dovere di cronaca, ma per accertare che si trattasse di un equivoco, avvolse tutti i colleghi della cronaca nera. Dopo venti minuti il crollo di ogni illusione; tra le macchine della polizia e dei carabinieri a piazza Leonardo c’era una Citroen Mehari verde: il capo riverso sul volante, la guancia sinistra segnata da un rivolo di sangue. Giancarlo Siani era stato assassinato.

Giancarlo Siani era corrispondente da Torre Annunziata per “IL MATTINO” e ogni giorno, da cinque anni, con l’ impegno e la passione che distingue tutti i giovani che credono in ciò che fanno, si recava a Torre. In questa realtà Siani cercava le notizie, incontrandosi con le facce, le voci, i suoni che da sempre popolano i grandi centri urbani della provincia di Napoli. Forse il suo lavoro gli piaceva proprio per questo, perché la notizia la viveva prima lui e poi tutti gli altri la mattina successiva sulle colonne del giornale. Scriveva di persone che incontrava per strada, le guardava negli occhi e con i loro occhi acquisiva coscienza degl’interessi concreti intorno a cui gravitano le attività della malavita. Quando lo uccisero venne dimenticato per anni e qualcuno cominciò a dire che l'avevano ammazzato per una questione di donne, di uomini, di beghe personali. Si è inquinato tutto.

Non si è voluto vedere che invece era un giornalista serio e pulito, che scriveva cose giuste e aveva avuto l'onestà e il coraggio di scrivere anche i nomi di chi stava sfruttando i ragazzini. Il suo ultimo articolo parlava di ragazzini di tredici anni sfruttati come corrieri di droga. Ma non solo, il corrispondente da Torre stava indagando sulle collusioni tra politici, amministratori locali e criminali troppo alti erano gl’interessi in gioco e l’intreccio perverso per spartire miliardi poteva risentirne. Inoltre Siani aveva osato lanciare un’altra sfida alle cosche, suscitato l’ira funesta di don Lorenzo Nuvoletta: in un articolo parlava apertamente di un possibile tradimento del boss, visto che Valentino Gionta era stato catturato in una località a nord di Napoli sotto il controllo dei Nuvoletta.Oggi la Corte di Cassazione ha messo fine alla vicenda rendendo definitive le condanne al carcere a vita per i due mandanti Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante, e per i killer Armando Del Core, Ciro Cappuccio e Ferdinando Cataldo.

La sentenza conferma che il giovane cronista venne ucciso perché stava facendo bene la propria professione di giornalista.La Biblioteca Giancarlo Siani nasce in una realtà difficile, connotata dagli stessi problemi che affliggono le aree periferiche delle grandi città, soprattutto del Sud Italia: evasione scolastica, delinquenza minorile, criminalità organizzata, tassi di disoccupazione giovanile altissimi. Sono queste le stesse afflizioni che circa quindici anni fa G. Siani si è trovato a descrivere e soprattutto a combattere caparbiamente, fino alla morte. Questa biblioteca, memore di tale sacrificio, sta cercando caparbiamente di fare della cultura uno nuovo strumento per contribuire alla riabilitazione di una area per troppo tempo vituperata e che avverte la necessità di liberarsi di vecchi abiti. Per tanto confidiamo che tutti i giovani che credono nelle loro azioni acquisiscano la volontà di osare, di combattere per andare più oltre.

A cura del sito della Biblioteca Comunale Giancarlo Siani a Cercola (NA)



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