AMERICAN GANGSTER
regia Ridley
Scott
con Russell
Crowe, Denzel Washington, Chiwetel Ejiofor,
Josh Brolin, Ted Levine,
Cuba Gooding Jr.
sceneggiatura
Steven Zaillian
fotografia Harris
Savides
montaggio
Pietro Scalia
scenografia
Arthur Max
costumi
Janty Yates
musica Marc
Streitenfeld
produzione Brian
Grazer, Ridley Scott
distribuzione
Universal
durata 2h30m
Usa 2007
La trama:
La storia vera di Frank Lucas, boss indiscusso del narcotraffico di Harlem,
divenuto ben presto uno dei criminali più ricercati degli anni settanta. Spinto da un
personale codice d'onore e di rispetto verso i capi più anziani, Lucas diventa
nel tempo una sorta di protettore per molta gente dei bassifondi, fino a quando
il poliziotto Richie Roberts gli dichiara una guerra che durerà anni, in un
gioco a rincorrersi che ha fatto epoca.
Il regista: Inglese,
classe 1937, Ridley Scott è uno dei più importanti registi contemporanei, ed ha
realizzato film che sono ormai dei cult. Il suo esordio è del 1977 con I
duellanti che, presentato a Cannes, impone subito le sue eccezionali
qualità artistiche. Fra i suoi circa quindici lungometraggi ricordiamo Alien
('79) e Blade runner ('82), considerati oggi pietre miliari del cinema di
fantascienza, Thelma & Louise ('91),
Il gladiatore
('00), che vince cinque Oscar, Hannibal ('01),
Black hawk down
('01), Il genio della truffa ('03), Le crociate ('05),
Un'ottima annata ('06). Nei suoi ultimi film ha lavorato spesso con
Russel Crowe.
Il film:
C'è un sottile tratto d'unione che curiosamente accomuna l'ultima pellicola di
Ridley Scott al suo film d'esordio del 1977, I duellanti ;
entrambi i film infatti raccontano di una caccia all'uomo protratta per anni,
con insistenza e determinazione, in un duello a distanza governato da un
onorevole rispetto e lealtà fra due uomini.
Come le storie di Ferraud e D'Hubert, i due ufficiali napoleonici che si
sfidarono con ossessione per quindici anni nel primo entusiasmante film del
regista, anche le due storie diverse ma in un certo senso speculari di Frank
Lucas e Richie Roberts, viaggiano parallele fino ad un resoconto finale che li
porta faccia a faccia verso un epilogo che segnerà per sempre i loro destini.
American gangster immerge questo duello infinito in uno dei generi
più americani della storia del cinema, la gangster story, accomunando così il
nome del prestigioso regista inglese a quello di altri grandi del cinema
americano come Scorsese, De Palma o Coppola, che hanno realizzato film
considerati oggi capolavori del genere.
La storia è quella vera dell'ascesa e della caduta di Frank Lucas, nero di
Harlem che fondò un impero sul traffico dell'eroina nella New York dei primi
anni settanta, e della caccia estenuante che gli scatenò contro l'indefesso
poliziotto, divenuto poi avvocato, Richie Roberts.
Il periodo storico in cui si svolgono i fatti è di cruciale importanza per gli
eventi. L'America è nel pieno del conflitto bellico in Vietnam, i soldati di
ritorno dal fronte sono tutti assuefatti all'eroina, mentre la polizia di New
York raggiunge in quegli anni il più alto tasso di corruzione e la mafia
spadroneggia nello spaccio della droga. In quel preciso momento Lucas, uomo semplice e
non istruito, non è altro che un nero che si è fatto esperienza al cospetto di
un grosso boss di Harlem, ma riesce a cogliere l'attimo a lui favorevole alla
morte di quest'ultimo. In breve tempo capisce che rifornirsi di droga pura
direttamente alla fonte in Tailandia, Cambogia e Vietnam, il cosiddetto
Triangolo d'oro, può dargli la possibilità di vendere eroina tagliata meno a
costi più bassi. Questa è la sua fortuna che lo porterà a guadagnare la cifra
iperbolica di un milione di dollari al giorno con la sola vendita di eroina
per le strade di Harlem. Ben presto l'organizzazione di Lucas spazza via la
concorrenza e la 116a strada diventa il celebre punto d'incontro fra spacciatori
e drogati dove la polizia non entrava mai, frequentato da mezza città e dove la
Blue Magic, l'eroina purissima di Lucas, era l'unica merce richiesta.
Frank Lucas è stato uno degli uomini più duri e intelligenti di Harlem, e la sua
fortuna, mix di disinvoltura e carisma, è sempre stata basata su principi molto
semplici come il rispetto, l'onore e la lealtà. Ha applicato il modello del
capitalismo americano al business della droga, rispondendo ad una semplice
richiesta del mercato: vendeva un prodotto che la gente voleva (lui non si drogò
mai), la città era zeppa di persone che richiedevano droga, e lui si adoperò per
questo. Ha seguito alla lettera il modello del self made man
americano, facendo tutto da solo, senza intermediari. Preparava i suoi piani con
meticolosità, rinchiudendosi per uno o due mesi in una stanza da cui toglieva
tutti i mobili, mangiando una volta al giorno e passeggiando in solitudine sulla
spiaggia di Staten Island. All'apice del suo successo, con l'appoggio di alcuni
generali dell'esercito, faceva entrare nel paese fino a 3000 chilogrammi di
eroina per volta, nascondendola nei doppifondi delle bare che riportavano in
patria i soldati morti in battaglia. Era scaltro e prudente, rispettato da
tutti, non commise mai errori se non quello di indossare una pelliccia di
cincillà ad un famoso incontro di boxe, che segnò per lui l'inizio della fine.
Richie Roberts è invece il poliziotto idealista, onesto e incorruttibile,
indefesso nella ricerca della giustizia che rappresenta l'antitesi del boss
Frank Lucas. Non accettò mai tangenti e in un momento storico in cui la polizia
di New York era corrotta e collusa con il crimine a livelli mai raggiunti né
prima né mai, Roberts si mise in cattiva luce fra i colleghi quando, trovata una
sacca con un milione di dollari nel cofano di un'auto abbandonata, lo consegnò
ai giudici, mentre qualsiasi altro poliziotto lo avrebbe tenuto per sé. Disgustato
dalla corruzione dilagante, abbandonò la polizia diventando
avvocato e rappresentò la difesa durante il processo a Lucas, in cambio della
collaborazione del boss di Harlem che portò all'arresto di circa 150 persone
coinvolte, molte delle quali poliziotti.
Oggi i due sono amici.
Il progetto di American gangster nasce da un articolo apparso
qualche anno fa sul New York Magazine intitolato The return of the Superfly
(nell'ambiente Lucas era soprannominato così), che destò l'attenzione dei
produttori Nicholas Pileggi e Brian Grazer, ma l'arrivo alla definitiva
realizzazione del progetto è stato piuttosto difficile dopo una prima produzione con Terry
George (Hotel Ruanda) al timone e Don Cheadle e Joaquin Phoenix fra gli
interpreti bloccata in fase di preparazione, e una seconda per la regia di
Antoine Fuqua (Training
day), sempre con Washington e con Benicio Del Toro fermata dalla
produzione a qualche settimana dall'inizio delle riprese. Solo l'ostinazione e
la perseveranza di Grazer ha finalmente portato alla realizzazione definitiva,
con l'arrivo di Scott e Crowe.
L'impianto del film è quello del grande ritratto d'epoca, e il regista non
delude nel riportare sullo schermo il fascino e gli umori di un preciso momento
storico. Girato in oltre 180 location diverse fra Stati Uniti e Tailandia, si
avvale di una ricostruzione storica impeccabile in ogni sequenza, soprattutto in
quelle all'aperto, con molta azione, dove il respiro di autenticità è
percettibile nel movimento di ogni comparsa, in ogni costume, in ogni insegna
luminosa, fin nei più piccoli particolari. Il lavoro fatto sui costumi da Jenty
Yates, collaboratrice abituale di Scott (Oscar per
Il gladiatore)
è impressionante e mastodontico, con migliaia di accuratissimi indumenti,
rigorosamente diversi uno dall'altro, studiati e ideati minuziosamente per
vestire anche l'ultima comparsa. Nella scena forse più importante di tutto il
film, quella dell'incontro di boxe fra Alì e Frazier al Madison Square Garden, sono state utilizzate circa
900 comparse e 1500 sagome gonfiabili una diversa dall'altra per colore della
pelle, espressione del viso, altezza e abiti indossati, per meglio dare
l'impressione di non uniformità alla platea. Sono stati ingaggiati anche diversi
sosia di celebrità realmente presenti allo storico combattimento, come Woody
Allen e Diane Keaton, Sammy Davis Junior, Frank Sinatra, Diana Ross e Joe Louis.
La splendida, sontuosa colonna sonora propone sia hits popolarissime dell'epoca
che brani originali scritti appositamente per il film, con il soud caldo e il
sapore ruvido della musica del periodo, trasmessi in diretta durante le riprese
nei club, e non aggiunti in post-produzione.
American gangster, film epocale, maestoso, epico, concreto, affascinante
e violento, che regge perfettamente il paragone con cult come Quei bravi
ragazzi, Il padrino, Il braccio violento della legge e
Scarface, pur essendo uno dei film più interessanti della stagione e una
delle migliori pellicole di Scott, ha avuto poco appeal sui membri dell'Academy,
forse per l'alto tasso di violenza, ed è stato candidato soltanto a due Oscar,
quello per le scenografie di Arthur Max e quello come miglior non protagonista
per la veterana Ruby Dee.
V.M.
sito del film:
www.americangangster.net
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