ELIZABETH -
THE GOLDEN AGE
regia Shekhar Kapur
con Cate Blanchett, Clive Owen,
Geoffrey Rush,
Rhys Ifans, Jordi Molla, Samantha Morton
sceneggiatura William Nicholson,
Michael Hirst
fotografia Remi Adefarasin
montaggio Jill Bilcock
scenografia Guy Hendrix Dyas
costumi Alexandra Byrne
musica Craig Armstrong
produzione Tim Bevan, Jonathan
Cavendish, Eric Fellner
distribuzione Universal
durata 1h54m
G.B. 2007
La trama: Nel 1585
Elisabetta I d'Inghilterra è la sovrana del più potente paese d'Europa, che deve
difendere da complotti intestini, alimentati dallo spirito di cattolicesimo
della cugina Maria Stuarda, e dalle minacce esterne del megalomane Filippo II,
re di Spagna. Ma la regina vergine vacillerà soltanto di fronte al fascino del
condottiero Walter Raleigh.
Il regista: Nato
nel 1945 a Punjab, Lahore, ex India inglese oggi Pakistan, Shekhar Kapur inizia
come attore e regista in India, ma poi si trasferisce a Londra. Tra i suoi film
ricordiamo Masoom ('85), Mr. India ('87), Bandit Queen
('94), ma il successo internazionale arriva nel 1998 con Elizabeth
che ottiene sette candidature all'Oscar, seguito da Le quattro piume ('02).
Il film: Nove anni
dopo il film che riportò all'attenzione del pubblico il personaggio mitico e
fascinoso della regina d'Inghilterra Elisabetta I, appunto quell'Elizabeth
('98) che lanciò l'astro dell'allora sconosciuta attrice australiana Cate
Blanchett, arriva il secondo capitolo dedicato alla vita della sovrana, che ci
riporta in uno dei momenti più illuminati e fiorenti della storia inglese.
Anche se nel corso degli anni il cinema ha dedicato diversi film alla regina
di ferro, e le celebri attrici che hanno vestito i suoi panni sono state numerose, una su tutte la
magnifica Glenda Jackson in Maria Stuarda, regina di Scozia ('71), fu proprio con
Elizabeth che nacque il
mito attorno alla figura della sovrana, che ha portato ad una vera e propria elizabethmania,
attirando la curiosità del grande pubblico verso gli aspetti più intimi e
privati della vita della regina vergine e che oltre alla celebrazione del film,
ha generato la fioritura di
una lunga serie di pubblicazioni editoriali parallele, e l'uscita di altri film ambientati
durante il periodo elisabettiano ed anche una serie TV, Elizabeth I
con Helen Mirren (The queen).
Molto del successo del film fu dovuto all'intensa interpretazione di una giovane
attrice che veniva dagli antipodi e che si affacciò alla ribalta dello
show-businness cinematografico internazionale calcando gracile ed impaurita, il
tappeto rosso del Festival del cinema di Venezia del 1998, dove appunto Elizabeth
fece la sua apertura internazionale. Da quel momento il film ebbe molta fortuna
ma, pur avendo ottenuto ben sette nomination all'Oscar e regalato alla Blanchett
diversi premi fra cui il Golden Globe, non si era mai parlato nel corso degli
anni di un possibile sequel. La caparbietà del regista, l'indiano naturalizzato
inglese Shekhar Kapur, insieme ad un profondo interesse verso la vita della
sovrana, sostenuti da un lento ed instancabile lavoro di convincimento verso una Blanchett ritrosa a vestire di nuovo i panni della regina, hanno infine portato
alla realizzazione di un secondo film, che racconta il momento storico più
luminoso e fecondo del lungo regno di Elisabetta I.
Al centro delle vicende narrate in Elizabeth - the golden age, la
difesa della religione protestante, professata da Elisabetta e da suo padre
Enrico VIII, e religione ufficiale d'Inghilterra, contro gli attacchi del
fanatico cattolico Filippo II di Spagna, deciso a convertire al Cristianesimo il
mondo intero, e dai complotti di sua cugina Maria Stuarda, cattolica anch'essa.
Alla realtà potente della Storia scritta sui libri fa comunque eco anche in
questo secondo capitolo, la vita privata della sovrana, l'amore impossibile per
il comandante di marina Walter Raleigh, che la regina abbandona fra le braccia
della sua dama di corte e che poi fa imprigionare, presa da un umano attacco di
gelosia.
Lo stile personalissimo di Kapur torna immutato in questo secondo capitolo,
riportando sullo schermo l'impatto travolgente delle sue inquadrature ardite,
gli echi che riecheggiano negli ampi spazi in cui si svolgono le scene, che rendono
le architetture e i luoghi, personaggi principali insieme agli attori. Il regista
ama piazzare la macchina da presa ad altezze impossibili, mettendo in primo
piano le pareti bianche della nuda roccia e lasciando i personaggi (spesso uno
solo nell'inquadratura) piccoli e lontani in un angolo della scena, come piccole
chiazze di colore in un gioco di chiaroscuri che si riflettono sulle pareti.
Spesso gli attori sono ripresi attraverso degli ostacoli, delle balaustre, dei
fori nel marmo o tendaggi più o meno spessi che suggeriscono il senso di
minaccia e le trame di complotto che dovevano serpeggiare a corte in quel
periodo. Molte sequenze sono accompagnate dagli echi, delle voci, dei passi, che
risuonano inquietanti fra le mura secolari dei palazzi, sempre presenti a
sottolineare la regalità e la sovranità di un ambiente sottostante una donna potente e temuta.
La luce è un elemento molto importante, caratteristico e fondamentale in
entrambi i film. Mentre il primo, raccontando una giovane ed impaurita Elizabeth
spinta dalla ragion di Stato della sua stirpe regale verso una corte a lei
sconosciuta, piena di complotti, di lati oscuri e di trame poco chiare, era
scuro e plumbeo, il secondo risplende della luce dorata dell'età matura della
regina, che ha in mano il potere assoluto e gioca ormai nel suo campo di
battaglia, al massimo del suo fulgore di sovrana e di stratega, circondata da
una
luce divina. Mentre il mondo che lei ha creato è un mondo di luce e di
splendore, quello di Filippo è un mondo fatto d'ombra e di tenebra. Mentre il primo film parlava
del raggiungimento del potere, della ricerca del potere, nel secondo si tratta
dell'uso di un potere divenuto divino e altissimo, si racconta l'apogeo di un
regno, fatto di pace, serenità, benessere e ricchezza. The golden age
racconta la consapevolezza, appena accennata nel precedente film, di una
Elizabeth matura ed alla vigilia della vecchiaia che pur essendo la donna più
potente del mondo, non potrà mai avere quello che ogni altra donna ha di
diritto, l'amore di un uomo e il dono di un figlio.
Per le riprese sono stati ricercati palazzi, dimore d'epoca e cattedrali
costruiti con pietre chiare o bianche per esaltare la luminescenza dell'era
elisabettiana, in pieno Rinascimento, in contrapposizione con le location più
scure del primo film, ambientato alla fine del periodo medievale dei Tudor. Il
film è stato girato nelle cattedrali di Wells, Ely e Winchester, durante le ore
di chiusura, anche di notte o all'alba, per non intralciare il normale svolgersi
del programma delle funzioni religiose. La cattedrale di Winchester in
particolare, è stata scelta per la sua maestosità e per il fatto di non aver
subito molti cambiamenti dal periodo elisabettiano, a parte un impianto di
riscaldamento d'epoca vittoriana e monumenti funebri più recenti, nascosti con
tombe scenografiche. La cattedrale era in restauro durante il periodo delle
riprese, e questo fatto è stato sfruttato dagli sceneggiatori che hanno inserito
nel film una sequenza in cui Elizabeth visita i lavori alla cattedrale,
ingaggiando i veri muratori come comparse e inserendo nelle inquadrature le
pietre bianche già intagliate per il restauro. Altre riprese, come quella della barca che scivola lungo il canale, sotto il ponte dei
Sospiri, sono state effettuate al St. John College a Cambridge, che conserva
integre architetture del '600.
Un altro elemento molto importante delle sontuose scenografie di Guy Hendrix
Dyas, è stata la ricostruzione in ogni particolare di un vera nave lunga oltre
cinquanta metri, che da un lato raffigurava un galeone spagnolo, dall'altro il
Tiger, la nave da guerra corsara di Raleigh, costruita da lui stesso, e nella
poppa la Ark Royal, la nave di bandiera inglese usata nella sequenza
spettacolare dell'attacco all'armata spagnola. Alla fine, ricoperta di catrame è
stata incendiata e trasformata nella nave incendiaria. Il progetto della nave è
stato usato anche nella computer grafica, che ha permesso la ricostruzione
digitale del vascello, e la sua infinita moltiplicazione per la ricostruzione
delle due flotte, quella inglese e quella spagnola.
Un'ultima segnalazione va ai ricchissimi costumi di Alexandra Byrne, già costumista
nel primo capitolo, giustamente premiati con l'Oscar.
Il film, pensato come seconda parte di una trilogia che si concluderà, a detta
del regista, fra diversi anni con un film dedicato alla morte di Elizabeth, e
solo se ci sarà ancora Cate Blanchett, presenta di nuovo il personaggio di
Walsingham, interpretato sempre da Geoffrey Rush, qui vecchio, stanco e
dubbioso, mentre Clive Owen dà vita al condottiero Walter Raleigh.
Ricordiamo infine un'intensa Samantha Morton nelle vesti di Maria Stuarda.
V.M.
Sito del film:
www.elizabeththegoldenage.net
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