QUANDO SEI NATO NON PUOI PIU' NASCONDERTI

regia Marco Tullio Giordana
con Alessio Boni, Micaela Cescon, Rodolfo Corsato, 
Matteo Gadola, Ester Hazan, Vlad Alexandru
sceneggiatura Petraglia, Rulli, Giordana
fotografia Roberto Forza costumi Maria Rita Barbera
montaggio Roberto Missiroli
scenografia
Giancarlo Basili
produzione Cattleya, Rai Cinema
distribuzione 01 Distribution
durata 1h55m

Italia 2005


La trama: provincia di Brescia. Bruno, sua moglie Lucia, e Sandro, il loro bambino dodicenne, una famiglia arricchitasi in breve tempo grazie ad una piccola fabbrica. Durante una breve vacanza in barca con il padre, il giovane cade inavvertitamente in acqua, senza che nessuno a bordo se ne renda conto. Sandro viene salvato da un barcone di immigrati e durante la breve convivenza, il bambino si affeziona a due fratelli rumeni. Una volta tornato a casa, insieme ai suoi genitori cerca di aiutarli.


Il regista: Marco Tullio giordana nasce a Milano nel 1950. Il suo debutto da regista, Maledetti vi amerò ('80), è presentato a Cannes e gli regala il Pardo d'Oro a Locarno. Fra i registi italiani più attenti al nostro tempo moderno, ha diretto film molto apprezzati fra cui, La caduta degli angeli ribelli ('81), Notti e nebbie ('83), Appuntamento a Liverpool ('88), La neve sul fuoco (episodio del film collettivo La domenica specialmente, '91), Pasolini, un delitto italiano ('95), I cento passi ('00), miglior sceneggiatura a Venezia, La meglio gioventù ('04) premio Un Certain Regard a Cannes.


Il film: Dopo aver raccontato la nostra storia recente nei fortunati I cento passi  e La meglio gioventù, per questo suo ultimo film Marco Tullio Giordana si affida al romanzo omonimo di Maria Pace Ottieri, da cui liberamente trae un film asciutto e indagatore, che ci pone di fronte ad un fenomeno moderno e quotidiano come l'immigrazione clandestina.
L'ambientazione è quella della provincia bresciana, non a caso scelta dal regista, dove da molti anni l'immigrazione è una costante per l'industria locale, coprendo quel buco lasciato dagli italiani che non vogliono o non sanno più fare certi lavori, che non vanno più in fabbrica. Una realtà che si è accorta subito dell'importanza degli immigrati, a cui ha saputo dare la dignità di un lavoro, integrazione e regolarizzazione da molto tempo.
In questo ambito Bruno, Lucia e Sandro vivono felici, nell'agiatezza data dalla fabbrichetta della famiglia, fino a quando non scoppia la tragedia che cambierà definitivamente, anche se in maniera differente, il loro intendere la parola immigrato.
Il film non vuole raccontare la storia degli stranieri, il mondo che hanno lasciato, ma l'esperienza dello scontro con le autorità una volta sbarcati, le istituzioni, la realtà diversa da quella che avevano immaginato nel loro paese, e noi in rapporto a loro. Per raccontare tutto ciò il film aveva bisogno di un "noi" puro, innocente e senza pregiudizi, di Sandro appunto, che conosce già queste persone, le vede tutti i giorni in fabbrica, al semaforo, a scuola, non li teme ma ha rapporti con loro, non è impaurito come potrebbe esserlo un adulto che li vede per la prima volta. C'è una sottile sfumatura però nel concetto di immigrato che ha Sandro: li vede non come persone ma come parte del mondo in cui vive, come pezzi della fabbrica, come elementi del suo ambiente; solo nel momento in cui il caso lo getterà fra di loro, come uno di loro, solo quando verrà salvato da uno di loro, li riconoscerà come persone pari a lui, con stessi sentimenti, gioie, dolori e dignità. Quando Sandro è sul barcone, guarda questi disperati con disillusione, ha già capito tutto, sa già tutto; sa già che le ragazze finiranno in strada, che gli uomini saranno spinti verso la criminalità, conosce già il destino che loro invece ignorano.
I suoi genitori invece, non avranno questa fortuna. Pur dimostrandosi generosi e pronti ad aiutare, continueranno a considerare l'immigrato come hanno sempre fatto, un elemento conosciuto ma distante dalle loro vite, temendolo perchè costituisce lo specchio della loro coscienza, che li stupisce facendoli sentire ancora razzisti pur non credendo di esserlo.
Asciutto e molto attento alla caratterizzazione dei personaggi, carichi di sfumature dialettali e comportamentali a volte quasi da caricatura, il film dopo una prima parte descrittiva, vira verso toni più sospesi e quasi da thriller, raggiungendo il suo climax nella bellissima sequenza della caduta in mare di Sandro, fino ad approdare nel finale ad una situazione di cinema di denuncia, più consona al regista.
Tutti gli attori stranieri utilizzati nel film sono naturalizzati italiani, ma molti di loro hanno superato un viaggio da clandestini per arrivare in Italia, come i personaggi che interpretano nella storia, e il ricordo del dolore e la disillusione si legge apertamente nei loro sguardi.
Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2005.