FRIDA
di Julie Taymor
con Salma Hayek, Alfred Molina, Geoffrey Rush,
Ashley Judd
Edward Norton, Antonio Banderas, Valeria Golino
sceneggiatura Clancy Sigel, Diane Lake,
Gregory Nava, Anna Thomas
fotografia Rodrigo Prieto montaggio
Francoise Bonnot
scenografia Felipe Fernandez del Paso
costumi Julie Weiss musica
Elliot Goldenthal
produzione Sarah Green, Salma Hayek
distribuzione Buena Vista
durata 1h58m
Usa, 2002
La trama: Città del Messico, settembre 1925: un'adolescente piena di vita e di sogni per il futuro, rimane coinvolta in un incidente automobilistico che la condannerà ad un'esistenza di tormenti fisici; il suo nome è Frida Kahlo. Da qui il racconto della vita e dell'arte della celebre pittrice messicana, dal matrimonio con Diego Rivera, mentore e scopritore del suo talento, alle scandalose relazioni con altre donne, al rapporto clandestino con Leon Trotsky, fino alla morte precoce, a 47 anni.
La regista: famosa regista teatrale, Julie Taymor nasce nel 1952 a Newton, Massachusetts. Fra i suoi lavori sul palcoscenico ricordiamo il flauto magico ('93), Salomé ('94), L'olandese volante ('95) Juan Darién: a carnival mass ('96). Dopo il celebrato debutto nel cinema per la regia di Titus ('99), già realizzato a teatro dalla regista, Frida è il suo secondo, atteso film.
Il film: tratto dal
romanzo di Hayden Herrera e fortemente voluto da Salma Hayek, che lo ha anche
prodotto, Frida è la conferma dell'estro visivo e della personale
visione artistica della regista, che già in Titus
aveva colpito e impressionato per l'impatto scenico con cui aveva saputo condurre
gli
antichi testi di Shakespeare, attraverso le tavole del palcoscenico fin sulla pellicola.
La realizzazione del film è stata possibile grazie alla caparbietà ed alla
fermezza di obiettivi di Salma Hayek, che per oltre dieci anni ha combattuto per
riuscire a trovare tutti i finanziamenti necessari alla produzione del film,
portando a compimento il sogno di realizzare il film della sua vita; fin da
bambina infatti, è stata affascinata dalla pittura e dalla vita di Frida Kahlo,
e riuscire a portarne la biografia sullo schermo è stato per lei un modo per
onorare la sua memoria e la sua arte, rendendola immortale in un film
hollywoodiano.
Sbaragliate avversarie interessate alla parte molto più popolari di lei, come Madonna o Jennifer Lopez, la Hayek ha dovuto
comunque cedere a dei compromessi con la Miramax, come il girare il film in
inglese e non in spagnolo, e rinunciare ad un regista messicano a favore di una
regia americana. Julie Taymor comunque, che è una delle registe usa più sensibili alla cultura
sudamericana, soprattutto quella messicana, grazie al suo personalissimo tocco
artistico riesce egregiamente nel portare sullo schermo lo spirito sanguigno
dell'arte di Frida Kahlo, che emerge vigorosamente soprattutto nelle scene
oniriche in cui il pubblico viene trascinato all'interno dei quadri stessi della
pittrice, che prendono vita in maniera emozionante.
Girato fra Messico, Parigi e New York, il film si avvale di un cast internazionale e ricco di grandi nomi come Alfred Molina nel
ruolo di Rivera, Antonio Banderas (Siqueiros), Edward Norton, che vediamo nel
cameo di Rockefeller e che si è occupato anche della revisione della
sceneggiatura del film, Geoffrey Rush (Trotsky), Ashley Judd nel ruolo
dell'italiana Tina Modotti e infine la nostra Valeria Golino, che interpreta
Lupe Marin, rivale in amore di Frida.
Interessante inoltre la ricostruzione del Messico dell'epoca e dell'ambiente
artistico estremo frequentato dalla pittrice; accuratissime le ricerche fatte
dallo scenografo Felipe Fernandez, che trasporta lo spettatore dal caos delle
stanze della pittura fin sui letti a baldacchino con cui viene trasportata,
verso la fine del film, la pittrice ormai semiparalizzata, e dalla costumista
Julie Weiss, che ha usato persino dei veri abiti d'epoca presi dall'eccentrico
guardaroba della Kahlo.
A collegare insieme tutti questi elementi, la passionale colonna sonora
di Elliot Goldenthal, carica di armonie latine che hanno valso al film un Oscar,
sbaragliando candidati ben più accreditati al premio come Philip Glass per The
hours o Elmer Bernstein per Lontano
dal Paradiso.
Il film, che ha vinto un secondo Oscar per il trucco, è
inoltre stato presentato in concorso a Venezia e Toronto.