PAUL, MICK E GLI ALTRI

regia
Ken Loach
con Joe Duttine, Steve Huison, Tom Craig, Dean Andrews, 
Venn Tracey, Sean Glenn
sceneggiatura Rob Dawber
fotografia Barry Ackroyd, Mike Eley
scenografia Martin Johnson montaggio Jonathan Morris
musica George Fenton costumi Theresa Hugues
produzione Parallax Pictures e Road Movies
distribuzione BIM
durata 1h32m

G.B., 2001


La trama: Inghilterra, metà anni novanta. Una squadra di ferrovieri, i "Navigators", specializzati nella gestione e manutenzione di semafori e scambi, si ritrova coinvolta nella privatizzazione delle ferrovie britanniche che li pone davanti a scelte molto difficili. Abituati ad essere uniti non solo sul lavoro, ma anche nell'amicizia che li lega fortemente gli uni agli altri, al di fuori delle ore lavorative, Paul, Mick, Len, Gerry, e Jim sono costretti a diventare rivali, l'uno contro l'altro, per garantirsi quel minimo di lavoro occasionale a cui le scelte economico-politiche dell'azienda e del governo li hanno costretti.


Il regista: Il più importante regista della classe operaia inglese, nasce nel 1936, e inizia come attore e regista presso la BBC. Da sempre politicamente attivo, negli anni 60 ha prodotto alcuni documentari di argomento sociale di grande impatto sulla società britannica. Esordisce nella regia cinematografica nel 1967 con Poor cow. Dopo una parentesi durante la quale lavora soprattutto per la TV, torna al cinema nell'80 con Black Jack. Da allora non ha mai smesso di raccontare il disagio sociale delle classi lavoratrici. Fra i suoi film ricordiamo Family life ('71), L'agenda nascosta ('90), Riff Raff ('91), Piovono pietre ('93), Ladybird, Ladybird ('94), Terra e libertà ('95), La canzone di Carla ('96), My name is Joe ('98). Il suo ultimo film Sweet sixteen è stato presentato a Cannes 2002.


Il film: dopo la parentesi americana di Bread and roses, Loach è tornato in patria con questa ennesima, tagliente e rimarchevole denuncia al sistema socio-ecomico inglese e alla situazione dei lavoratori, che sono sempre la classe perdente. Il film vibra nel dipingere quotidiane scene proletarie sul luogo di lavoro, nei pub o nei momenti della pausa pranzo, regalandoci a volte improvvisi squarci di commedia se non addirittura di comicità pura (la scena della scatola di sardine), aiutato da attori di una spontaneità disarmante. Ma l'anima vera del film è quella rabbiosa e impotente che si respira nella seconda, dolorosa metà del film, che lascia ancora una volta, come nel miglior Loach, senza risposte ne' speranze. Il film è tratto da un romanzo dello stesso sceneggiatore Rob Dawber, ex-ferroviere morto di cancro prima della fine delle riprese, a causa dell'esposizione all'amianto durante gli anni di lavoro per la British Rail.
Il film è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2001, ed ha rappresentato una delle migliori pellicole in concorso, candidandosi al premio più grande.