ANOTHER YEAR

regia Mike Leigh
con Jim Broadbent, Lesley Manville, Ruth Sheen,
Oliver Maltman, Peter Wight, David Bradley

sceneggiatura Mike Leigh
fotografia Dick Pope
montaggio Jan Gregory
scenografia Simon Beresford costumi d
musica Gary Yershon
produzione Georgina Lowe
distribuzione Bim
durata 2h09m

UK 2010                                                              
    
 

La trama: Un anno nella vita "perfetta" di Tom e Gerri, un'anziana, affiatata coppia londinese. Mentre i due si occupano amorevolmente del proprio orto, vari personaggi interagiscono in un andirivieni frenetico nella casa della coppia. Mary, un'amica un po' invadente ma tristemente sola ed insicura. Ken, amico d'infanzia di Tom, anche lui solo e tendente all'alcool. Loro figlio Joe, che ha appena conosciuto l'amorevole Katie con cui spera di instaurare una storia seria.


Il regista: Uno dei più rappresentativi autori del cinema inglese, Mike Leigh nasce a Salford nel 1943. Oltre che al cinema, ha lavorato molto anche in televisione e a teatro. Il suo primo film è Bleak moments del 1971, seguito solo nel 1988 da Belle speranze. Ricordiamo inoltre Dolce è la vita ('90), Naked ('93), miglior Regia a Cannes, Segreti e bugie ('96), Palma d'oro a Cannes, Topsy-Turvy ('99), Tutto o niente ('02), Il segreto di Vera Drake ('04), Leone d'oro a Venezia, La felicità porta fortuna ('08).


Il film: Imelda Staunton distoglie lo sguardo. Dietro di lei un acquazzone sorprende la primavera e due personaggi insoliti per il grande schermo: Tom e Gerry (Jim Broadbent e Ruth Sheen), marito e moglie alle soglie della pensione che spendono le loro giornate pranzando con gli amici, ricevendo le visite del figlio trentenne, accudendo l'orto, progettando le vacanze o anche solo chiacchierando di cosa gli è successo. Another Year, un altro anno, quattro stagioni, tante giornate in cui a Tom e Gerry succedono cose così ordinarie da sembrare straordinarie. Escono dalla penna di Mike Leigh, il regista inglese che supera i grandi temi drammatici rappresentati in Segreti e bugie  o Vera Drake  per spalancare le braccia ad una felicità elusa, blandita e ritrovata.
È
Imelda Staunton, personaggio secondario che apre il film senza rientrarci mai più, a concentrarsi sul dialogo rivelatore della sceneggiatura. Interpreta una donna che non riesce più a dormire, chiede delle pillole ad un medico e sostiene il colloquio con la psicologa Gerry:
"Su una scala da 1 a 10 quanto direbbe di essere felice? ",
"1. Ci vorrebbe una vita diversa",
"Il cambiamento la spaventa?",
"Niente pu
ò
cambiare".
In perfetta continuit
à con Happy Go Lucky, Mike Leigh racconta una gioia semplice e complessa come il carattere dei suoi personaggi. Le lunghissime sequenze di Another Year descrivono piccole storie di solitudine e quotidianità condivise. Uomini e donne non più giovani chiacchierano e mangiano insieme, sono felici o tristi, il tutto nella cornice di una normalità cinematografica rivoluzionaria. Leigh non nasconde le rughe, tocca il cuore riconoscibile delle cose e sbatte la porta in faccia ai cliché senza nemmeno curarsi di mettere in copione tensioni o colpi di scena. Come spettatori viene persino da chiedersi cosa ci facciamo noi lì a spiare quelle persone vere che tutto hanno in mente fuorché intrattenerci.
Assistiamo ai loro pasti, rubiamo le parole tra marito e moglie, conosciamo gli amici, i parenti, gli abiti e i soprammobili. Ma che peso hanno queste parole, quegli abbracci? Mike Leigh gli d
à semplicemente la forma che hanno nella vita. Il regista segue i giorni e le stagioni. Coltiva un orto in cui ogni vaso, frutto o erbaccia se ne resta lì senza far niente, senza abbellimenti, simboli o altre implicazioni. E invecchia, perché Another Year è il mondo quotidiano che respira. Il mondo anche troppo consapevole, come nota Gerry, del fatto che "la vita non è sempre generosa" e "prima o poi diventiamo tutti vecchi". Ma è sorprendente scoprire quanto ossigeno ci sia sempre nell'aria.
                                                                                                                        M.Z.


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