PERDONA E DIMENTICA

regia Todd Solondz
con Shirley Henderson, Ciaràn Hinds, Allison Janney,
Michael Lerner, Chris Marquette, Charlotte Rampling

sceneggiatura Todd Solondz
fotografia Ed Lachman
montaggio Kevin Messman
scenografia Roshelle Berliner costumi Catherine George
musica Marvin Hamlisch
produzione Werc Werk Works
distribuzione Archibald
durata 1h36m

Usa 2009                                                              
    
 

La trama: Tre sorelle in cerca di felicità. Joy, dopo l'ennesima delusione d'amore trova conforto da parte della madre e delle sorelle, pur continuando a confrontarsi con i fantasmi del passato. Trish, dopo l'arresto del marito per pedofilia, sembra aver trovato un nuovo compagno capace di accettare i tre figli del precedente matrimonio. Helen, sceneggiatrice di successo, cerca di ritrovare il contatto con il mondo reale riavvicinandosi alla famiglia e recuperandone gli affetti.


Il regista: Todd Solondz nasce a Newark, in New Jersey, nel 1959. Di famiglia ebrea, in un primo momento pensa di diventare rabbi, ma poi si dedica alla scrittura di sceneggiature per il cinema. Studia a Yale e alla New York University ma non arriva alla laurea. Nei primi anni novanta è un insegnante di inglese per immigrati russi, mentre continua a produrre diversi corti. Fear, anxiety & depression ('89) è il suo primo lungometraggio, dove appare Stanley Tucci in uno dei suoi primi ruoli. L'insuccesso di questo film, allontana Solondtz dal mondo del cinema e solo dopo cinque anni, nel 1995 realizza Fuga dalla scuola media, che vince il Gran Premio della Giuria al Sundance, dando al regista la celebrità. Nel 1998 segue Happiness, che miete premi a Cannes. Nel 2001 Storytelling  viene presentato di nuovo a Cannes, seguito da Palindromes  nel 2004, presentato in competizione a Venezia.


Il film: A undici anni da quel Happiness  che lo rese celebre, tornano i personaggi del film nati dalla penna di Todd Solondz, uno dei registi più difficilmente classificabili della cinematografia americana, capace attraverso il suo cinema apparentemente leggero e divertente di affrontare aspetti fra i più ostici, ardui e di difficile trattazione della società americana contemporanea.
Torna quindi la famiglia Jordan, soprattutto le tre sorelle Jordan, Joy, Helen e Trish e tutte le idiosincrasie del loro mondo un tempo perfetto, dopo dieci anni dai fatti inenarrabili di Happiness, faccia a faccia con il presente, facendo i conti con le conseguenze del passato e sui riflessi che hanno oggi sulle loro esistenze.
Le avevamo lasciate ad un pranzo di famiglia a casa dei genitori, in apparenza serene.
Joy, la più giovane, la più sensibile, la più umana, dopo il suicidio del pretendente in amore non corrisposto Andy, era passata in relazioni amorose sbagliate ed era in procinto di conoscere Allen, suo futuro marito. Trish, la sorella maggiore, la donna dalla vita familiare perfetta in cui ogni cosa era al posto giusto, ma le cui certezze erano state spazzate via dalla scoperta che il marito psichiatra Bill era un pedofilo e molestava i compagni di classe del figlio. Infine Helen, la mente della famiglia che aspira al successo come scrittrice, attratta ma non abbastanza dal vicino di casa pervertito sessuale Allen, che presenterà fuori scena alla sorella minore Joy.
A distanza di dieci anni sembrano aver voltato pagina e decise a ricominciare, ma le ritroviamo ancora alle prese con le cicatrici del loro passato. Joy ha sposato Allen, ma ha poi scoperto che la sua "mania" di perseguitare telefonicamente delle sconosciute non gli è del tutto passata e si decide a lasciarlo definitivamente, mentre è ossessionata dal ricordo e dalle apparizioni dell'ex fidanzato Andy, morto suicida. Trish si è trasferita in Florida con i figli ed ha cominciato una nuova vita. Ha conosciuto un nuovo uomo, Harvey, con cui progetta un nuovo matrimonio, mentre ha detto ai due figli più piccoli che Bill, loro padre, è morto mentre in realtà l'uomo è incarcerato per pedofilia. Helen ha finalmente trovato il successo come sceneggiatrice ad Hollywood. Ha troncato da anni i rapporti con la famiglia, un po' per senso di superiorità, un po' per il senso di colpa di aver presentato un pervertito (Allen) alla sorella minore, che lo aveva poi sposato.
Fra di loro molti altri personaggi fra cui Timmy, figlio dodicenne di Trish, che avvicinandosi all'età adulta comincia a chiedersi chi fosse in realtà suo padre, con la paura di poter diventare anche lui un pedofilo. O suo fratello maggiore Billy, ormai al college, che riceve la visita del padre appena uscito di galera, riportando a galla ricordi sedimentati e nascosti.
Ma Perdona e dimentica  non è un sequel inteso nel più canonico dei termini, ma più che altro  una possibile variazione degli eventi accaduti, una progressione nelle vite di quei personaggi, uno sviluppo sul tema del perdono inteso come unica via di fuga possibile al superamento delle esperienze vissute nel primo capitolo, un'analisi sul sollievo che il perdono e il dimenticare può donare a questi personaggi in quanto, pur essendo i fatti accaduti in Happiness  ormai lontani, oggi sono i fantasmi di quegli avvenimenti che affliggono i loro pensieri.
Solondz non perde la rinomata flemmatica ma acuta ironia nell'analizzare con occhio clinico i mali nascosti dietro la facciata del benessere e dell'armonia della famiglia americana medio borghese. Vizi, colpe, peccati portatori di sofferenze e dolori, realtà spesso nascoste e scomode da raccontare, come pedofilia o perversioni sessuali, e le conseguenze che fatti di tale sorta si trascinano dietro, soprattutto sulle personalità dei più piccoli.
Maestro nel dirigere i bambini in situazioni di tale difficoltà da cui chiunque altro si tirerebbe indietro, il regista non si risparmia nel riproporre momenti di inaudita scomodità per lo spettatore, anche se in Perdona e dimentica  il tono si fa dolcemente più lieve rispetto a quello di Happiness, e l'autore guarda ai suoi personaggi con più indulgenza e pietà, risparmiando loro (e a noi spettatori) la disumanità e la crudezza di momenti e dialoghi di inesorabile realismo.
E' così che il drammatico, glaciale, agghiacciante confronto fra padre e figlio che ha reso celebre Happiness, in cui l'uomo confessa al bambino di essere un pedofilo e di aver abusato di due dei suoi compagni di giochi, torna in Perdona e dimentica, questa volta fra madre e figlio, con ancora la pedofilia al centro del discorso ma rappresentato con più umanità e pudore.
Il regista si prende le sue libertà nel mettere in scena la vita dei Jordan dieci anni dopo, per una questione di maggior divertimento dice lui, e per lasciare maggior immaginazione allo spettatore, per svincolarlo in un certo senso dal film precedente e per donare più vita propria al secondo capitolo. Per questo motivo nessun attore del primo film compare in Perdona e dimentica, ma ogni personaggio del film è interpretato da un nuovo protagonista.
Oltre a questa originale peculiarità, Solondtz si diverte a giocare con i personaggi, facendoli invecchiare alcuni di qualche anno, altri di molti di più, o facendo apparire nel film personaggi di altre sue pellicole precedenti, cambiando qualche fatto, o facendo accadere degli avvenimenti in uno spazio di tempo indeterminato fra i due film. Per esempio i personaggi di Joy e Allen (interpretato in Happiness  da un ancora semi sconosciuto Philip Seymour Hoffman), nel primo film non si incontrano mai, ma all'inizio del secondo sono già due coniugi in crisi.
Il regista si diverte anche a ricreare intere sequenze del primo film, come quella di apertura, identica in entrambi i capitoli, girata addirittura nello stesso ristorante, con lo stesso sfondo bizzarro dai colori sgargianti.
Presentato in concorso al Festival del Cinema di Venezia, dove è stato premiato per la miglior sceneggiatura, Perdona e dimentica  è un'audace commedia sull'imprevedibilità della vita che riesce ad alternare il divertente al tragico, che fa ridere ma mette a disagio, scritta in maniera esemplare con dialoghi perfettamente in sintonia sia con la comicità che con il dramma.
                                                                                                                       V.M.


versione per la stampa