VIDEOCRACY
regia Erik
Gandini
con Silvio
Berlusconi, Fabrizio Corona, Flavio Briatore,
Lele Mora, Simona Ventura, Rick Canelli
sceneggiatura
Erik Gandini
fotografia
Manuel Alberto Claro, Lukas Eisenhauer
montaggio Johan
Soderberg
musica Krister
Linder, David Osterberg,
Johan Soderberg
produzione
Erik Gandini, Axel Arno, Mikael Olsen
distribuzione
Fandango
durata 1h25m
Svezia 2009
La trama:
Attraverso gli occhi e l'analisi di un italiano che non vive in Italia, un
documentario che scandaglia e mette in luce i meccanismi del potere gestito e
manipolato attraverso il culto dell'immagine. Dai primi spogliarelli in tv di
oltre trent'anni fa, agli sconvolgenti provini di improbabili reality, ai dietro
le quinte dei guru del jetset italiano, fino agli scandali a luci rosse
che hanno acceso l'attenzione del pubblico italico. Quando il potere si
trasforma in videocrazia.
Il regista: Regista,
produttore e documentarista, Erik Gandini nasce a Bergamo nel 1967, ma da molti
anni vive in Svezia. Fra i suoi apprezzati documentari ricordiamo Raja
Sarajevo ('94), Not without Prijedor ('96), Ameriasians
('98), Sacrificio: Who betrayed Che Guevara? ('01), Surplus:
Terrorized into being consumers ('03), con cui vince il Lupo d'Argento all'IDFA,
Festival internazionale del Documentario di Amsterdam, Gitmo: New rules of
war ('05), a Venezia 2005.
Il film:
Recensito in Svezia come l'horror movie dell'anno, Videocracy è
arrivato anche in Italia, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2009 come
evento speciale della 24a Settimana Internazionale della Critica e sostenuto
dalla collaborazione con le Giornate degli Autori.
Preceduto da un tam-tam sotterraneo che lo voleva atteso al Lido come un
terribile atto d'accusa contro il potere mediatico e politico del cavaliere,
Videocracy non è nulla di tutto questo, ma piuttosto un'istantanea
degli italiani di oggi e del modo in cui percepiscono il potere nel loro paese.
Volendo ridurre questo ideale popolare ad uno slogan pubblicitario, il risultato
sarebbe questo: l'immagine è più importante delle parole. E, sgombrando
il campo da fantomatiche quanto improbabili mire destabilizzanti rivolte ai
detentori del potere mediatico italiano insite nel documentario (non si rivela
nulla che non sia già conosciuto), questo è quello che veramente vuole dire il
bel film di Erik Gandini.
Nato a Bergamo nel 1967 e trasferitosi in Svezia intorno ai vent'anni, Gandini
ha vissuto in prima persona la nascita delle prime televisioni commerciali in
Italia, avvenuta alla fine degli anni settanta, ed esplosa in tutta la sua
espressione mediatica dalla metà degli anni ottanta in poi. Impossibile non
legare questo fenomeno alla nascita del potere berlusconiano sia sul piano
televisivo che politico nel nostro paese. Il primo spezzone in bianco e nero che
si vede all'inizio del documentario è tratto da una piccola trasmissione
televisiva che andava in onda a tarda sera nel 1976 su una sconosciuta emittente
televisiva piemontese, Tele Torino International.
Il titolo del programma era Spogliamoci insieme, e si basava su un format
semplicissimo: telefonate da casa e, in caso di risposta esatta, spogliarello in
diretta dallo studio di anonime casalinghe, opportunamente mascherate.
La trasmissione ebbe un successo straordinario che portò gli ascolti alle
stelle, e che catturò l'attenzione anche di emittenti televisive straniere (come
la BBC), che vennero in Italia a studiare questo fenomeno. L'emittente venne in
seguito acquisita da Silvio Berlusconi che costruì su questa idea la popolare
trasmissione Colpo grosso. Su questa semplice constatazione, e cioè che
si poteva attirare un vasto pubblico attraverso la messa a nudo di un corpo
femminile, è stata costruita da allora in avanti tutta la produzione televisiva
commerciale italiana. Da qui il passo verso un totale videocrazia è stato breve,
considerando anche la totale disaffezione degli italiani alla lettura di libri e
giornali, e che l'ottanta per cento della popolazione nazionale ha come unica
fonte di informazione la televisione.
Videocracy non punta il dito e non prende posizioni, ma piuttosto
scatta un'istantanea della nostra Italia così come oggi viene recepita
all'Estero. Gandini non è più un italiano, nel senso che ormai ha abbandonato il
nostro modo di pensare e di vedere le cose da molto tempo. Non si è rassegnato,
non accetta tutto soltanto perchè "le cose stanno così", e decide di raccontare
la sua verità sul proprio paese, su come il potere dell'immagine viene
esercitato sulla società, su come gli italiani considerano normale che una
showgirl diventi ministro, o che la popolarità televisiva paghi di più di studio
e professionalità in tutti i campi, compreso quello della politica e del governo
del paese.
Il documentario prosegue poi con una carrellata di agghiaccianti ritratti dei
più popolari personaggi televisivi italiani, da Lele Mora a Simona Ventura,
Flavio Briatore, Fabrizio Corona, aspiranti veline e personaggi anonimi disposti
a tutto pur di sfondare in televisione, fino naturalmente a Silvio Berlusconi.
Distribuito in Italia dalla Fandango di Domenico Procacci, il trailer di
Videocracy è stato rifiutato dalle reti Rai, e naturalmente da quelle
Fininvest. La censura del trailer ha curiosamente scatenato l'effetto voluto
contrario, accendendo l'attenzione e la curiosità di decine di distributori
stranieri che hanno poi acquistato i diritti di distribuzione nei loro paesi.
V.M.
versione per la stampa