LA FELICITA' PORTA FORTUNA
regia Mike Leigh
con Sally
Hawkins, Eddie Marsan, Alexis Zegerman,
Sinead Matthews, Kate O'Flynn, Joseph Kloska
sceneggiatura
Mike Leigh
fotografia Dick
Pope
montaggio Jim
Clark
scenografia
Mark Tidesley
costumi
Jacqueline Durran
musica Gary
Yershon
produzione Simon
Channing Williams
distribuzione
Mikado
durata 1h54m
G.B. 2008
La trama:
Poppy è la positività fatta persona. Single, londinese, intorno ai trent'anni, la giovane insegna in una scuola d'infanzia e divide l'appartamento
con l'amica di sempre Zoe. Affronta il quotidiano con allegria ed ottimismo, ha sempre il
sorriso sulle labbra, vede sempre il bicchiere mezzo pieno ed ha sempre una
buona parola per tutti. Questo atteggiamento nei confronti altrui la aiuta
ad uscire indenne dal brutto della vita, ed a inondare di felicità chi la
circonda.
Il regista: Nato
nel 1943 a Salford, in Inghilterra, Mike Leigh è considerato uno dei maggiori
esponenti del cinema inglese, insieme al coetaneo Ken Loach, con cui condivide
l'ambientazione proletaria e la particolareggiata rappresentazione della classe
operaia di tutte le sue pellicole. Dopo esperienze teatrali scolastiche, si
trasferisce a Londra dove studia disegno, pittura, scenografia e recitazione.
Per tutti gli anni settanta è impegnato in attività teatrali, ma già nel 1971
realizza il suo primo lungometraggio per il cinema, Bleack moments, che
ottiene subito riconoscimenti al Festival di Locarno. Durante gli anni settanta
lavora anche per la televisione, ma è nel 1988, con Belle speranze, che
ottiene la celebrazione internazionale, vincendo il premio della critica a
Venezia. Fra le sue pellicole ci sono dei veri e propri monumenti del cinema
inglese come Naked ('93), Miglior Regia a Cannes, Segreti e bugie
('96), Palma d'oro a Cannes, Ragazze ('97), Topsy Turvy ('99),
Tutto o niente
('02), Il segreto di Vera Drake ('04), Leone d'Oro a Venezia e tre
candidature all'Oscar.
Il film:
A metà strada tra una moderna Mary Poppins e una versione cinematografica della
Fata Turchina scappata sullo schermo dalle pagine di Collodi, il personaggio di
Poppy verrà ricordato come uno dei più esilaranti e divertenti di tutta la
cinematografia di Mike Leigh, e non solo.
Lasciati da parte temi e ambientazioni drammatici e dolorosi, prerogativa di
quasi tutti i suoi film precedenti, in La felicità porta fortuna, Leigh
si abbandona alla commedia, regalandosi un personaggio piacevolissimo, spassoso,
a tratti quasi comico e ridicolo, ma positivo alla massima potenza che non può
non condizionare l'umore dello spettatore.
La storia è quella di Poppy, giovane insegnante londinese, che guarda alla vita
con positività ed ottimismo, travolgendo come un caterpillar, chiunque incontri
sulla sua strada con la sua voglia di vivere. Poppy è gentile, affettuosa,
sorridente, intelligente, scherzosa, spiritosa, ma anche dispettosa, infantile e
birichina. E' un fiume in piena di buone intenzioni e vitalità capace di
infondere buonumore e brio in chiunque l'avvicini.
Poppy ha un grande senso dell'umorismo, e come tutte le persone che ce l'hanno,
prende in giro chi non ce l'ha. Come Scott, il lunatico, depresso e paranoico
istruttore di guida da cui la giovane prende lezioni quasi ogni giorno.
I due costituiscono la rappresentazione terrena della massima espressione di
diversità umana e spirituale. Tanto lei è aperta, estroversa, solare,
divertente, tanto lui è scontroso, irritabile e rabbioso, quasi violento nei
suoi confronti. Per Poppy, che non concepisce come non si riesca a trovare nulla
di divertente e stimolante nel quotidiano, capire e spronare Scott con continue
battute e scherzetti diventa quasi una sfida, mentre per l'uomo l'ilarità e la
leggerezza della giovane diventano sempre di più una minaccia.
Chiusi per gran parte del film all'interno dell'auto della scuola guida, i due
sono come due bombe in una pentola a pressione. Poppy è positiva nell'animo e
vuole andare fino in fondo nel riuscire a far divertire della vita così come fa
lei, anche Scott, riuscendo a fargli assaporare il gusto giusto delle cose,
perchè capisce che in fondo l'uomo, dietro la dura scorza del burbero, è in
realtà infinitamente triste.
Gran parte del film ruota attorno al particolare rapporto che si crea tra questi
due personaggi, riflettendo così il vero senso della storia, che rimane
fondamentalmente una possibile rappresentazione del bisogno dell'uomo di oggi di relazionarsi con
gli altri, per riuscire a sfuggire ai mali della vita moderna, alla solitudine e
all'inaridimento delle relazioni sociali.
Nato come tutti i film di Leigh senza una sceneggiatura, La felicità porta
fortuna si sviluppa attorno ad esigue linee disegnate dal regista con
lo scopo di delineare vagamente i caratteri dei personaggi. Gli attori hanno poi
partecipato a ripetute sessioni di prove attraverso cui hanno imparato a
comprendere a fondo ed a costruire in maniera psicologicamente valida le
personalità dei loro personaggi, passando successivamente alla recitazione delle
scene del film vere e proprie, basate esclusivamente sull'improvvisazione degli
attori stessi.
La peculiarità del modo di girare di Mike Leigh, non ha spaventato i due attori
principali del film, che già in passato avevano lavorato per lui (insieme in
Il segreto di Vera Drake, mentre soltanto la Hawkins in
Tutto o niente),
trovando a loro detta il metodo particolarmente stimolante, e quasi una sfida
recitativa.
Insieme per quasi tutto il film, intrappolati in una sorta di gabbia
rappresentata dall'auto, Sally Hawkins e Eddie Marsan sprigionano un'energia
prorompente e pericolosa, creando un connubio comico e divertente, ma allo
stesso tempo delirante e in alcuni momenti addirittura pauroso, che costituisce
il cuore più prezioso del film.
Per girare le sequenze che li vedono insieme in auto, la troupe ha studiato un
sistema speciale di ripresa con sette telecamere montate all'interno del veicolo,
centraline computerizzate ed enormi batterie nascoste nel bagagliaio, che hanno
permesso di lasciar andare l'auto per le strade di Londra in completa libertà,
con i soli due attori (e il regista accucciato sul sedile posteriore) e nessun cameramen a bordo. Tali accorgimenti
hanno dato la possibilità all'auto di poter viaggiare in
totale autonomia per circa un'ora, alla troupe di riprendere senza essere
presente, ed ai due attori di poter improvvisare a braccio, recitando con estrema
naturalezza immersi nella realtà del traffico cittadino, in balia degli
imprevisti rappresentati dalla caotica viabilità delle strade di una grande metropoli
come Londra.
Il risultato è quello di un film allegro, fruibile e leggero, che sgombra la
mente lasciandovi spensieratezza e ottimismo nel prossimo.
L'interpretazione della Hawkins è una di quelle performance che rimarranno per
sempre negli annali del cinema e sicuramente la migliore della carriera
dell'attrice, onorata di numerosi premi e riconoscimenti fra cui quello come
miglior attrice al Festival di Berlino e il Golden globe.
Il film è stato nominato anche agli Oscar per la miglior sceneggiatura
originale.
V.M.
versione per la
stampa