DICIASSETTE ANNI
regia Zhang Yuan
con Liu Lin, Li
Bingbing, Li Yeding,
Liang Song, Li Yun
sceneggiatura Yu
Hua, Zhu Wen, Ning Dai
fotografia Zhang
Xigui
montaggio Jacopo
Quadri
scenografia Zhao
Xiaoyu
musica Zaho
Jiping
produzione Zhang
Yuan, Marco Muller
distribuzione
Luce
durata 1h24m
Cina/Italia 1999
La trama:
Tao Lan e Yu Xiaoqin sono due sorellastre adolescenti che vanno nella stessa scuola,
condividono la stessa camera, ma non potrebbero essere più diverse. Tanto la
prima è un monellaccio, sempre in giro a marinare la scuola, quanto l'altra è
una studentessa modello tutta casa e studio. Ma un giorno è proprio la seconda a rubare
denaro al padre, dando la colpa alla sorella che viene punita. Durante la
lite che seguirà fra le sorelle, accadrà qualcosa di inatteso.
Il regista: Zhang
Yuan è attore, sceneggiatore e regista. Si diploma in cinematografia nel 1989
alla Film Academy di Pechino dove è nato nel 1963. Il suo primo film è Mother
del 1990. Successivamente realizza altri sei lungometraggi fra cui I bastardi
di Pechino ('92), Sons ('95), East Palace, West Palace ('96) ma la consacrazione
arriva con Diciassette anni che vince il premio per la miglior regia a
Venezia. Fra gli altri suoi film ricordiamo La guerra dei fiori rossi
(2006).
Il film:
Come nella sua bellissima locandina che vede i volti strappati e ricongiunti
delle due protagoniste, il film di Zhang Yuan racconta attraverso la storia
drammatica di una famiglia, la frattura tra la Cina del passato e quella
moderna, il conflitto tra la tradizione e il progresso che avanza. Al tempo
stesso un melodramma rigoroso che strizza l'occhio al cinema neorealista di
Zavattini e Rossellini, ma che basa le sue fondamenta nella tragedia classica.
Una famiglia ricostruita, composta da due vedovi sposati fra loro, entrambi
con una figlia dai rispettivi precedenti matrimoni, nella Pechino degli anni
ottanta, specchio di una Cina alle soglie di una rivoluzione sociale, politica
ed economica epocale.
Negli innumerevoli riferimenti simbolici del film, le due sorellastre riflettono
due diversi aspetti della Cina del periodo: Tao Lan, pur essendo la pecora nera
della famiglia, sempre in giro a far niente, sempre a marinare la scuola, poco
incline allo studio e ai doveri verso la famiglia, rappresenta comunque la
faccia della Cina più tradizionale e legata al passato, quella più incline alla
tradizione ed alla memoria. Yu Xiaoqin d'altro canto, anche se all'apparenza
ragazza modello, studiosa, retta e con sani principi, è lo specchio della nuova
Cina moderna che ha dimenticato il Dio Mao per sposare il Dio denaro, la cui sua
spregiudicatezza riflette senza difetto questo nuovo aspetto del paese.
I genitori, subissati da problemi economici e preoccupati soltanto
dell'andamento materiale della famiglia, sembrano essere assenti ad un vero
contatto emotivo con le loro figlie, il cui antagonismo viene acuito
dall'atteggiamento dei genitori stessi, sempre pronti ad elogiare i (falsi)
comportamenti di Yu Xiaqin ed a rimproverare l'irrequieta (ma fedele) Tao Lan.
C'è comunque qualcosa in comune che lega le due ragazze, la voglia che hanno
entrambe di evadere dalle costrizioni familiari e sociali in cui vivono, anche
se le intenzioni attraverso le quali intendono sfuggirvi divergono paurosamente.
Ricco di personaggi femminili molto ben delineati dai caratteri profondamente
analizzati, il film spicca per momenti di autentica commozione e di intenso
trasporto emotivo, alternato a tempi dilatati e rigorosi che lasciano il tempo
necessario ai personaggi per portare a galla tutta la loro inespressa
disperazione.
La protagonista principale Tao Lan, è una donna divisa in due che diventa
metafora ideale del suo paese, la nuova Cina moderna. I primi diciassette anni
della sua vita sono stati vissuti in famiglia, con una madre, un patrigno ed una
sorellastra che non amava, mentre gli altri diciassette li ha passati in
carcere, nel carcere duro della rieducazione cinese. Dopo questo lungo periodo
di isolamento totale, la donna torna nella vita vera e si trova di fronte una
città ed una società aliene che non riconosce più, in veloce mutamento e
radicale trasformazione. La sua vecchia casa non c'è più, il suo vecchio
quartiere raso al suolo e in (ri)costruzione.
Il film sembra comunque gettare un'idea di possibile risalita e recupero di una
certa consapevolezza attraverso il personaggio della buona e generosa poliziotta
Chen Jie, sola anche lei nella notte di Capodanno, si preoccupa di accompagnare
l'impaurita Tao Lan nella ricerca della sua famiglia perduta, e che cercherà una
forse possibile riconciliazione fra loro.
Girato in un vero carcere e in un ospedale psichiatrico cinese, e per questo
censurato in patria dove non ha avuto il permesso alla distribuzione,
Diciassette anni ha potuto vivere di vita propria grazie alla
coproduzione con l'italiana Fabrica di Luciano Benetton e di Oliviero Toscani,
ed alla cura di Marco Muller, futuro direttore della Mostra del Cinema di
Venezia, arrivando a vincere un meritatissimo premio per la miglior regia a
Venezia 1999, anno in cui il Leone d'Oro andò a Non uno di meno, altro
film cinese diretto da un più famoso (anche se più allineato) Zhang (Yimou).
V.M.
scheda per la stampa