CARGO 200

regia Aleksey Balabanov
con Agniya Kuznecova, Aleksey Polluyan, Leonid Gromov,
Aleksey Serebryakov, Leonid Bicevin, Yuri Stepanov

sceneggiatura Aleksey Balabanov
fotografia Alexandr Simonov
montaggio Tatyana Kuz'myceva
scenografia Pavel Parchomenko costumi Nadezda Vasileva
trucco Natalja Krymskaja
produzione Sergey Sel'janov
distribuzione LadyBlu
durata 1h30m

Russia 2007
 

La trama: Provincia russa, 1984. Siamo alla fine dell'era sovietica e la Perestrojka è alle porte.
Il paese è ormai allo sbando e tutto sembra sinistramente possibile. Uscita da una discoteca la figlia del segretario del Comitato Regionale del Partito scompare misteriosamente senza lasciare tracce. La stessa sera in una casa di campagna viene commesso un brutale omicidio. Sui due eventi, legati fra loro, indaga il gelido capitano della polizia Zurov.


Il regista: Sceneggiatore, produttore e regista russo, Aleksey Balabanov nasce nel 1959 a Sverdlovsk e studia pedagogia a Gorkij. Inizia come aiuto regista nel 1983, e dopo vari studi in sceneggiatura e regia, nel 1991 scrive e dirige il suo primo film, Giorni felici. Nel '92 con il regista Sergej Sel'janov fonda la casa di produzione CTB con cui produrrà tutte le sue pellicole. Fra i suoi film ricordiamo Il castello ('92), Il fratello ('97), Il fratello 2 ('98), La guerra ('01), La mosca cieca ('05), Non mi fa male ('06).


Il film: Film invisibile presentato nella sezione Giornate degli Autori a Venezia 2007 e uscito in pochissime copie nelle principali città italiane per appena una settimana, Cargo 200, opera spiazzante e impietosa ma affascinante ed evocativa, di impatto visivo impressionante, è il racconto di eventi tragici ed assurdi ma purtroppo realmente avvenuti nella Russia della metà degli anni ottanta, sfruttati dal regista come metafora di un paese in totale anarchia, completamente allo sbando dove in mancanza di qualunque forma di autorità e di legge, qualsiasi cosa si è resa possibile.
Il pretesto per il racconto sono due fatti di cronaca accaduti nella stessa notte nelle periferie di una cittadina della provincia russa. Uscita dalla discoteca, la figlia di un alto funzionario del Partito si dissolve nel nulla, mentre in una fattoria nei dintorni un uomo viene ucciso da una fucilata. I due casi sembrerebbero non avere legami ma non è così, poiché il misterioso capitano della polizia Zurov, che indaga su entrambi gli episodi è coinvolto più di quanto dimostrino le apparenze. Pochi personaggi per un puzzle pazzesco di follia, deriva esistenziale, perdita di punti di riferimento e delirio morale. Un professore ateo che finisce per batterzarsi, un contadino filosofo che crede ancora al senso della giustizia, una donna sottomessa e disillusa, un meccanico immigrato, un militare rassegnato all'appartenenza al sistema, giovani annoiati e irrispettosi verso i genitori, a loro volta ormai incapaci di trasmettere valori genuini ai propri figli. La televisione fa la sua comparsa e comincia a ricoprire un ruolo massiccio nella vita quotidiana delle persone. Tutto sta cambiando, non esiste più nessuna certezza.
Attraverso questi ambienti, fatti e personaggi il regista decide di raccontare il preciso momento storico cosiddetto della stagnazione pre-caduta del regime che vede l'ormai catatonico impero sovietico arrivato al termine della sua esistenza e la Perestrojka dietro l'angolo. E' il momento dell'arrivo della libertà a lungo repressa che sfocia in atti di follia pura, è il momento della guerra ormai persa in Afghanistan e delle migliaia di soldati caduti al fronte che tornano a casa in bare di alluminio. Sono anni bui senza più controllo, non esistono più regole, né leggi, né autorità e tutto sembra possibile, anche i fatti più inimmaginabili e atroci. Il perverso e sadico capitano Zurov diventa nel film l'emblema di un potere politico corrotto, della dissoluzione morale, politica e sociale di una nazione che sta andando incontro al suo stallo totale. Nel film, la lenta morte del totalitarismo della nazione è raccontata con estrema precisione epocale attraverso la ricostruzione di periferie abbandonate, di ambienti degradati, attraverso la scelta minuziosa e precisa di determinati indumenti di abbigliamento (i calzini bianchi delle ragazze, le magliette delle Olimpiadi di Mosca del 1980), musiche dell'epoca e una fotografia cupa e minacciosa che dà alla pellicola un'identità personalissima.
Il film di Balabanov, considerato il migliore della sua filmografia, è un viaggio doloroso e allucinante, duramente esplicito ed anche autobiografico, in cui il regista decide di spiegare tutto del suo paese e dei suoi personaggi. E' insieme film storico, politico, antropologico, dramma esistenziale e thriller a tratti horror, da molti considerato un film scandalo. Un film molto duro verso il pubblico che toglie il terreno da sotto i piedi ed elimina ogni punto di riferimento. Quando la violenza, l'orrore, il sadismo e le atrocità appaiono sullo schermo, lo fanno senza alcuna pietà lasciando lo spettatore scosso e immobile di fronte a tanta crudeltà.
Da un'intervista al regista:
"... Il cinema si fa per gli spettatori, perciò vorrei che arrivasse alla gente. Capisco che molti direttori di cinema non vogliano proiettare il film perchè troppo forte. Ma questo l'ho sempre saputo, e sono riuscito a convincere il produttore a finanziare comunque Cargo 200. Sono sicuro che non ce ne vergogneremo. Forse non farà grandi incassi, ma spero che andrà bene nei festival. E sono sicuro che chi deciderà di proiettare Cargo 200 non se ne pentirà. Andranno a vedere questo film, ne sono convinto. Anche se qualcuno ne rimarrà fortemente impressionato, come del resto è capitato anche ad alcuni attori leggendo la sceneggiatura..."
                                                                                                                     
                                                                                                                       V.M.


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