XXY
regia Lucia Puenzo
con Inés Efron, Ricardo Darìn, Martìn
Piroyanski
Luciano Nobile, Valeria Bertuccelli, Germàn Palacios
sceneggiatura Lucia Puenzo
fotografia Natasha Brainer
montaggio Alex Zito
scenografia Roberto Samuelle
musica Andrés Goldstein, Daniel Tarrab
produzione Luis Puenzo, José Marìa
Morales
distribuzione Teodora Film
durata 1h30m
Argentina 2007
La trama: Alex ha
quindici anni ed è un ermafrodita. Alla sua nascita i genitori hanno lasciato
Buenos Aires e si sono trasferiti in una remota località di mare in Uruguay per
proteggere la figlia dalla curiosità della gente. Ma ora Alex è cresciuta e la
sua identità psicologica e fisica non possono più essere ignorate. La visita di
una coppia di amici che hanno un figlio adolescente sarà decisiva.
La regista: Figlia
del famoso regista e sceneggiatore argentino Luis, Lucia Puenzo nasce a Buenos
Aires nel 1976 e inizia come scrittrice e sceneggiatrice per altri registi e
anche per suo padre. Lavora come regista
per la TV, ma dirige anche documentari e un corto. XXY è il suo
primo lungometraggio.
Il film: Al
festival del cinema di Cannes ha fatto molto parlare di sé, questo piccolo film,
emozionante e coraggioso che ha giustamente vinto la Settimana della Critica,
opera prima di una giovane regista figlia d'arte che sceglie un argomento non
facile da raccontare e far comprendere appieno. La storia è quella di Alex,
un'adolescente affetta dalla sindrome di Klinefelter, l'alterazione genetica
meglio conosciuta come ermafroditismo, che lascia la sessualità di una persona
indefinita, a metà strada fra maschile e femminile, sia fisicamente che
psicologicamente, e che interessa in media un neonato su mille.
Tratto dal racconto dello scrittore argentino Sergio Bizzio, intitolato
Cinismo, il film si allontana molto dai toni leggeri e da commedia del
romanzo. Dopo aver letto la storia infatti, Lucia Puenzo ha fatto molte ricerche
riguardo la sindrome comunemente sintetizzata in biochimica appunto con la sigla
XXY, raccogliendo le testimonianze di ragazzi ermafroditi e delle loro famiglie,
e di medici specializzati nella chirurgia che tende a "riparare" all'anomalia
genetica asportando uno dei due sessi. Da questo lungo e delicato lavoro di documentazione è
emersa la realtà di un dramma intimo che tocca molte famiglie e di cui la
società tende a non voler parlare ed a risolvere appunto con la castrazione
chirurgica effettuata normalmente nei primissimi anni di vita.
Pur avendo raccontato spesso l'adolescenza e molti dei temi ad essa legati come la
crescita, l'identità psicofisica e la consapevolezza di sé, la regista si è
trovata a trattare per la prima volta un argomento difficile come
l'intersessualità, anche se non ha voluto che fosse l'unico tema del suo
toccante, intimo film, descrivendo non solo la difficoltà del trovare l'identificazione
come individuo, ma soprattutto l'influenza che le persone che ci amano e che ci
aiutano a crescere ha sul nostro sviluppo mentale e caratteriale.
XXY ci racconta non solo due adolescenti, del loro primo
innamoramento, del peso che questo avrà nella loro formazione come persone, ma
anche delle loro famiglie, dei loro genitori, e di come una mentalità più o meno
aperta e moderna può fare la differenza. E infatti vediamo da un lato il padre
di Alex, moderno, libero dalle convenzioni esterne che decide di lasciare
libertà di scelta, qualsiasi essa sarà, a sua figlia, dall'altra quello di
Alvaro, sicuro dei propri principi, certo che la chirurgia sia l'unica soluzione
al problema, che non riesce a stabilire un rapporto equilibrato con il figlio
che umilia e non riesce a supportare in uno dei momenti più difficili della sua
vita. La regista ci dice che l'appoggio e il riconoscimento della persona come
individuo, del valore dato a chi siamo veramente, espresso dai genitori verso
un'adolescente, è fondamentale per la costituzione di un'identità forte e
sicura.
XXY è un film pungente ma silenzioso, allusivo che decide di non
mostrare mai e di rimanere in bilico, senza mai spiegare fino in fondo, un film
sulla libertà, di pensiero, di scelta tra il corpo e identità preferita, un film
delicato, intimo e mai esagerato.
Ad impreziosire la compiutezza e il tocco gentile di questo piccolo film,
l'intensità dello sguardo della giovane protagonista, la appena ventiduenne Inés
Efron, bravissima nel disegnare lo sgomento e la confusione di una giovane che
si affaccia alla finestra della vita adulta.
V.M.
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