4 MESI 3 SETTIMANE 2 GIORNI
regia Cristian Mungiu
con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu,
Vlad Ivanov,
Alexandru Patocean, Luminista Gheorghiu, Adi Carauleanu
sceneggiatura Cristian Mungiu
fotografia Oleg Mutu
montaggio Dana Bunescu
scenografia Mihaela Poenaru
costumi Dana Istrate
produzione Oleg Mutu, Cristian Mungiu
distribuzione LuckyRed
durata 1h53m
Romania 2007
La trama: Romania,
1987. Otilia e Gabita sono due studentesse universitarie che condividono la
stessa stanza all'università. Una di loro è incinta e deve abortire
clandestinamente. L'amica decisa ad aiutarla, prenota una camera d'albergo dove
si incontreranno con il losco Signor Bebe, l'uomo che le aiuterà a portare a
termine l'atto illegale.
Il regista: Christian
Mungiu nasce a Iasi, in Romania nel 1968. Dopo studi di regia all'università di
Bucarest, è insegnante e giornalista fino al '94, quando inizia come aiuto
regista per produzioni straniere in Romania. Dirige vari corti e spot fino al
suo primo lungometraggio Occidente ('02), presentato alla Quinzaine a
Cannes. Nel 2003 fonda la casa di produzione Mobra Films.
Il film: Presentato
il secondo giorno del concorso al Festival di Cannes 2007, 4 mesi 3
settimane 2 giorni, non appariva come uno dei film favoriti alla vittoria
finale, ma ne uscì come una delle Palme d'Oro più acclamate e unanimemente
apprezzate della storia della Croisette, malgrado lo stile duro e diretto,
l'argomento difficile e alcune sequenze shock che riempirono subito le pagine
dei quotidiani francesi e internazionali.
Prima Palma d'Oro della storia alla Romania, il film è il primo capitolo di una
serie di altri racconti che il giovane regista ha in mente di realizzare nei
prossimi anni, intitolata Racconti dell'età dell'oro, in cui si
parla del periodo del comunismo romeno fino alla caduta di Ceausescu, raccontati
attraverso storie comuni di gente qualsiasi, senza mai prendere realmente la
strada della denuncia politica.
La storia è quella di Otilia e Gabita, due amiche che condividono la stessa
stanza in un dormitorio studentesco di una non ben identificata città romena nel
1987, quindi due anni prima della disfatta del dittatore Ceausescu. Una delle
due giovani è incinta e non essendo sposata, non può tenere il bambino. La
nascita di un figlio al di fuori del matrimonio non è concepibile dalla
mentalità arcaica, conservatrice e conformista dell'epoca, le ragazze madri
erano rarissime e spesso perdevano i propri figli che finivano in istituti. Una
legge romena proibisce l'interruzione di gravidanza fin dal 1966, ma la pratica
dell'aborto clandestino è piuttosto diffusa, malgrado i pericoli legati al
rischio di infezioni fisiche (la procedura era spesso effettuata in luoghi non
sterili e senza le necessarie precauzioni mediche), e al rischio legale che
poteva portare a molti anni di prigione sia la donna che il medico consenziente.
Il film comunque non vuole raccontare un aborto, malgrado sia il fulcro del
racconto, ma soprattutto le condizioni di vita delle persone in quel particolare
periodo storico, le privazioni, la mancanza di beni considerati oggigiorno
scontati, come sapone, sigarette, generi alimentari, il mercato nero considerato
come normale, e cosa più raccapricciante la non consapevolezza della gente della
sua reale situazione. Vivere di espedienti, barattare un alimento per un
pacchetto di sigarette era la normalità, la vita così condizionata era
considerata normale perchè non si conoscevano alternative. L'inconsapevolezza
del loro essere sotto una dittatura, rendeva i romeni del 1987 rassegnati alla
loro condizione, e infatti in nessun momento del film vediamo un atto di
ribellione, un gesto di rivolta o una parvenza di idea di fuga da quella realtà
che era l'unica possibile. L'unica sensazione è quella della sottomissione,
della rassegnazione e dell'indifferenza. I volti sono gelidi, inespressivi,
sembrano non provare emozioni nemmeno nei momenti più espliciti di un evento
così doloroso come quello di un aborto, e le risa e le chiacchiere spensierate
che si scambiano i commensali durante una cena di compleanno in una delle scene
più belle e agghiaccianti dell'intero film, risuonano come grida sinistre che
riecheggiano dall'inconscio di un'umanità spogliata di ogni speranza, cozzando
contro lo sguardo di Otilia, perso verso la parete, mentre pensa all'amica sola
nella camera d'albergo.
Ogni inquadratura della pellicola trasuda un'idea di repressione, di
sottomissione e di mancanza di libertà, e porta con sé il senso di una realtà
quotidiana fatta di spirito di sopravvivenza, di sotterfugi, e di prepotenze
inflitte anche uno con l'altro fra gli stessi cittadini (la donna alla reception
dell'hotel, per esempio, che si rifiuta di dare la camera alla ragazza senza
apparente motivo e senza dare spiegazione alcuna, esercitando quel poco di
potere che il suo ruolo in quel momento le offre).
Lo stile del film è asciutto, distaccato, e lo sguardo del regista sembra
rivolto verso i suoi personaggi senza mostrare compassione e partecipazione,
lasciandoli soli, vinti e percossi in lunghe, ininterrotte inquadrature, a volte
avvicinandosi ai loro volti, a volte rincorrendoli, tenendo la macchina serrata
alle loro spalle per poi, un istante dopo, lasciarli andare per perdersi dentro
il buio di un vicolo male illuminato.
4 mesi 3 settimane 2 giorni è un film duro, impietoso e difficile
da guardare, che ci arriva in faccia con la forza di uno schiaffo gelido, e che
ci lascia con il vuoto e l'amarezza di una speranza che non c'è.
V.M.
sito del film:
www.4months3weeksand2days.com
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