L'ORIZZONTE DEGLI EVENTI

regia Daniele Vicari
con Valerio Mastandrea, Lulzim Zeqja Gwenaelle Simon,
Giorgio Colangeli, Francesca Inaudi
sceneggiatura Antonio Leotti, Laura Paolucci, Daniele Vicari
fotografia Gherardo Gossi
costumi Francesca e Roberta Vecchi
scenografia Marta Maffucci montaggio Marco Spoletini
musica Massimo Zamboni
produzione Fandango
distribuzione Medusa
durata 1h50m

Italia 2005
 

La trama: Max è un promettente fisico a capo di una squadra di ricercatori al lavoro su un importantissimo progetto presso i laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare scavato all'interno del Gran Sasso. Ma l'ambizione e la sete di successo portano l'uomo a compromettere il lavoro svolto e quando viene licenziato, in preda ad una profonda crisi tenta il suicidio. Viene salvato da Bajram, un pastore macedone che gli aprirà l'orizzonte di una possibile vita alternativa.


Il regista: Daniele Vicari nasce a Castel di Tora in provincia di Rieti nel 1967. Realizza vari corti e documentari prima di approdare ad una regia collettiva nel film Partigiani. Nel 1998 dirige il documentario sui pastori abruzzesi Uomini e lupi. La sua prima regia è Velocità massima ('02), sempre con Mastandrea, presentato in concorso a Venezia.


Il film: L'idea alla base de L'orizzonte degli eventi  nasce durante la lavorazione del documentario Uomini e lupi, girato nel '98 da Daniele Vicari sulle pendici del Gran Sasso, sulla vita difficile ed emarginata degli immigrati macedoni che ormai da tempo hanno preso il posto dei pastori autoctoni. La dura esperienza personale del regista durante il periodo delle interviste, lo ha portato a ragionare sull'abisso che separa il suo mondo da quello di questi derelitti, ed alla necessità di trasportare il suo disagio in una storia da raccontare sul grande schermo. Prende così forma il personaggio di Max, freddo uomo del duemila, concentrato esclusivamente sulla personale realizzazione professionale, che esclude dalla propria vita ogni coinvolgimento spirituale ed emozionale con altre persone, incapace di comunicare con il mondo, e che contestualmente alla storia potremmo definire un astronauta precipitato su un altro pianeta. Due mondi all'opposto quelli raccontati nel film: al centro della montagna la modernità, il futuro, la tecnologia più sofisticata a servizio dello studio di mondi lontanissimi da noi; all'esterno della stessa il mondo arcaico dei pastori, preistorico, regolato da leggi naturali dettate dallo spirito di sopravvivenza. Max che vive inconsapevolmente il conflitto fra se e gli altri, fra il suo ruolo di fisico che deve trovare spiegazioni universali legate all'uomo, alla natura e al mondo, e il relazionarsi con le persone che gli sono accanto tutti i giorni, sarà catapultato per caso, incidentalmente da uno all'altro di questi mondi, costretto ad un'esperienza estrema che lo segnerà profondamente nel proprio io, spingendolo attraverso il percorso di una dolorosa rinascita.
Il film ha anche una notevole valenza politica, dipingendo attraverso il personaggio di Max, la nuova classe politica italiana incapace di superare e risolvere i problemi del passato, di prendere una posizione di distacco da quello che era la vecchia Repubblica, ripetendone miseramente gli stessi errori; il rapporto conflittuale fra Max e suo padre sintetizza proprio questo concetto, quello di una nuova Italia di politici e dirigenti irrimediabilmente legata al proprio passato da cui sembra non riesca, o inconsciamente non voglia separarsi.
Girato in otto settimane quasi interamente su e dentro il Gran Sasso, il film è il primo ad aver avuto accesso all'interno dei laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare costruiti appunto all'interno della montagna, e vede come protagonista Valerio Mastandrea, qui nel suo ruolo più completo e maturo, per la prima volta lontano dalla romanità che ha caratterizzato il lavoro precedente dell'attore. Nella parte di Anais troviamo la francese Gwenaelle Simon (Alla rivoluzione sulla due cavalli), mentre nel ruolo del pastore Bajram, l'attore albanese Lulzim Zeqja, conosciuto dal regista durante la presentazione di Velocità massima  a Tirana. Da non dimenticare nel ruolo del Professore, il cameo severo di Giorgio Colangeli (migliore attore alla Festa del cinema di Roma 2006 per L'aria salata).
L'orizzonte degli eventi, il cui titolo è preso da una nozione di astrofisica che indica il momento irreversibile del passaggio attraverso un buco nero, proprio come l'esperienza del protagonista, è stato presentato alla Semaine de la critique a Cannes 2005, uscendo contemporaneamente nelle sale italiane, purtroppo non riscuotendo un grande successo al botteghino.
                                                                                                                     V.M.


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