ELEPHANT

regia Gus Van Sant
con Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson,
Jordan Taylor, Elias McConell, Carrie Finklea,
Nicole George, Alicia Miles, Brittany Mountain,
Timothy Bottoms, Nathan Tyson, Ellis E. Williams
sceneggiatura Gus Van Sant
fotografia Harris Savides
montaggio Gus Van Sant
produzione Dany Wolf
distribuzione BIM
durata 1h20m

Usa 2003
 

La trama: E' un giorno qualunque in un liceo qualunque della provincia americana. Vari studenti si preparano ad una normale giornata di studi; Michelle è in biblioteca, Eli cerca dei modelli per le sue fotografie, Nate incontra la fidanzatina Carrie dopo gli allenamenti, Brittany, Jordan e Nicole scambiano quattro chiacchiere al bar della scuola. Ma Alex ed Eric hanno in mente un massacro, ed entrano nell'edificio armati come per andare in guerra.


Il regista: Nato a Louisville nel 1952, Gus Van Sant è un artista a tutto tondo; oltre che regista è infatti pittore, scrittore, fotografo e musicista. Ha diretto videoclip per David Bowie, Elton John, Tracy Chapman e Red Hot Chili Peppers. Annoverato fra i maggiori esponenti del cinema indipendente americano, è stato a lungo considerato un autore scabroso per i temi estremi di cui trattano molti dei suoi film, come omosessualità e prostituzione. Della sua filmografia ricordiamo Mala Noche ('85), Drugstore Cowboy ('89), Belli e dannati ('91), Cowgirls e il nuovo sesso ('94), Da morire ('95), Will Hunting, genio ribelle ('97 nove nominations e due Oscar), Psycho ('98), Scoprendo Forrester ('00), Gerry ('02), Last Days ('05).


Il film: Secondo capitolo della trilogia ispirata da fatti reali dedicata alla morte, dopo Gerry  e prima di Last Days, Elephant  racconta una realtà tanto enorme quanto sottovalutata negli Stati Uniti, le sparatorie all'interno delle scuole. Come già nel bellissimo documentario di Michael Moore, Bowling for Columbine, il film di Van Sant prende spunto dalla più clamorosa strage di studenti avvenuta negli ultimi anni negli Stati Uniti, appunto quella del liceo di Columbine dove 18 studenti trovarono la morte, inclusi i due responsabili del folle gesto, e altri 20 rimasero feriti. Lo fa però in maniera del tutto divergente rispetto al film di Moore che poneva continui interrogativi, ricercando risposte e motivazioni, mentre Elephant  semplicemente racconta, rimanendo completamente distaccato dal voler prendere posizioni, e in lunghi, silenziosi piani sequenza ci mostra quel giorno dal punto di vista dei ragazzi, creando un puzzle di personali soggettive che si intrecciano fra loro, mostrandoci l'esperienza della scuola e i diversi approcci per ognuno degli studenti, stimolante, amichevole, traumatico, solitario o estremo come quello dei due assassini, fino ad arrivare al fatidico momento della violenza che però non viene mostrata, ma lasciata fuori dall'inquadratura. I dialoghi del film, tra l'altro completamente improvvisati dai ragazzi, sono superflui, vanno completamente a ruota libera, senza significati precisi, senza spiegazioni, come per dire: l'elefante è lì, spetta allo spettatore scoprirlo nei loro discorsi.
Il bellissimo ed estremamente simbolico titolo, si rifà ad un'antica leggenda orientale del 2° secolo a.c. in cui si racconta di diversi uomini ciechi che, toccando un elefante, danno tutti  interpretazioni diverse, ognuno nella convinzione di sapere cos'è, un ventaglio, un albero, un serpente, ma nessuno riesce a capire che è un elefante. Vale a dire una realtà così enorme davanti agli occhi di tutti, ma che nessuno sa riconoscere.
Girato in estrema economia in un liceo di Portland in Oregon, città dove vive il regista, prodotto dalla rete televisiva HBO, il film si avvale di un cast totalmente di non professionisti, tutti studenti dello stesso liceo selezionati attraverso provini dal regista, che non ha scritto una vera sceneggiatura, ma soltanto un flebile canovaccio su cui gli studenti stessi hanno costruito le singole situazioni, apportando le proprie esperienze personali con la scuola e con le famiglie.
Il film, dalla trama esilissima, ma dall'impatto visivo ed emozionale altissimo, costituisce la terza collaborazione fra il regista e il direttore della fotografia Harris Savides (Scoprendo Forrester, Gerry). I due si sono ispirati ai documentari di Frederick Wiseman (Domestic violence, The Store, High school), alle fotografie di William Eggleston ed a un corto del regista inglese Alan Clarke del 1989, che porta lo stesso titolo, Elephant.
Presentato in concorso al Festival di Cannes del 2003, il film ha fatto la storia del Festival, aggiudicandosi la Palma d'Oro e il premio per la Miglior Regia, infrangendo un regola ferrea del Festival che vieta l'assegnazione di due premi importanti allo stesso film.
Prima del Palmerès il presidente della giuria Fabrice Chéreau, vista l'unicità e la peculiarità del messaggio dell'opera, ha chiesto a nome di tutta la giuria il permesso di infrangere tale direttiva, cosa che è stata accolta senza remore dall'allora direttore del Festival Gilles Jacob.

                                                                                                                     V.M.


versione per la stampa