ZATOICHI

regia Takeshi Kitano
con Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Michiyo Ogusu,
Yui Natsukawa, Guadalcanal Taka, Ittoku Kishibe
sceneggiatura Takeshi Kitano
fotografia Katsumi Yanagijima costumi Kazuco Kurosawa
montaggio
Takeshi Kitano
scenografia Norihiro Isoda
musica Keiichi Suzuki
produzione Masayuki Mori, Tsunehisa Saito
distribuzione Mikado
durata 1h56m

Giappone 2003


La trama: Giappone 1800. Sotto i panni di un vecchio massaggiatore cieco, si cela un maestro dell'arte della spada che durante le sue peregrinazioni per il paese, combatte contro gang di biechi samurai, difendendo poveri e oppressi. Lungo la strada si imbatte in due geishe assetate di vendetta, a cui si unisce per aiutarle ad esaudire il loro desiderio.


Il regista: Takeshi Kitano nasce a Tokyo nel 1947 e dopo studi in ingegneria e vari mestieri, approda alla tv giapponese negli anni settanta come comico, e diventa subito una star. Ribattezzatosi Beat Takeshi continua la sua carriera televisiva fino agli anni ottanta, fino a quando approda al cinema con Violent cop ('89), sua prima regia. Tra i film che lo hanno reso famoso internazionalmente ricordiamo Il silenzio sul mare ('91), Sonatine, ('93), Hana-bi ('97), Leone d'Oro a Venezia, L'estate di Kikujiro ('99), Dolls ('02), Brother ('04).


Il film: Il nuovo progetto del geniale Beat Takeshi, è un film che nasce su commissione, come ideale sequel di una fortunata serie televisiva giapponese degli anni sessanta. Kitano riporta in vita il personaggio di Zatoichi, il massaggiatore cieco e amante del gioco d'azzardo, in realtà maestro dell'arte della spada, portato sullo schermo in Giappone in 26 film dal '62 all'89 dall'attore Shintaru Katsu, che grazie a questo ruolo diventò una star. Kitano ha voluto però interpretare a modo suo il leggendario samurai che mentre nella serie originale è una sorta di Robin Hood dei poveri, sempre pronto a difendere con la spada i più deboli ed a partecipare emotivamente alle loro disgrazie, nel suo film diventa una pura macchina da guerra, insensibile a tutto ciò che gli capita intorno e interessato unicamente al puro combattimento.
Per il ruolo Kitano ha voluto tingersi i capelli di un inconsueto biondo platino, per sottolineare l'unicità del suo Zatoichi, mentre un elaborato lavoro di colori, sia nei costumi che nella fotografia, ha accompagnato la realizzazione di questo film unico e irripetibile, dove l'autore è maestro nel mescolare i generi, che vanno dalla commedia all'action, dal puro film di samurai al musical, attentissimo a stilizzare le numerose scene di sangue che grazie ad un paziente lavoro di grafica, è stato trasformato nel colore e nella consistenza in quello tipico di un cartoon.
Un film dal ritmo travolgente, elegantissimo e stilizzato, colmo di momenti di puro entusiasmo coreografico, che porta lo spettatore rapito ad un elettrizzante, inaspettato ed irresistibile finale.
Accolto da applausi ed urla da stadio fin dai titoli di testa, Zatoichi  ha illuminato il Lido a Venezia dove il film era in concorso, e dove ha vinto il Leone d'Argento per la regia.