LAST RESORT

di Pawel Pawlikowski
con Dina Korzun, Paddy Considine, 
Artiom Strelnikov, Lindsey Honey
sceneggiatura Pawel Pawlikowski, Rowan Joffe
fotografia Ryszard Lenczewski
scenografia Tom Bowyer
montaggio David Charap costumi Julian Day
musica Max de Wardener
produzione BBC Films
distribuzione Fandango
durata 1h15m

G.B.  2000


La trama: Tania, un'illustratrice di libri per bambini, decide di lasciare la Russia e di trasferirsi con il figlio di dieci anni Artiom a Londra, dove intende rifarsi una vita con Mark, un inglese che ha promesso di sposarla. Ma, arrivata all'aeroporto di Stansted, Mark non è ad attenderla; Tania viene bloccata dagli ufficiali dell'immigrazione inglese e trasferita con il bambino in un desolato luogo di transito per rifugiati, dove dovrà rimanere reclusa per mesi in attesa che la sua richiesta di asilo venga presa in considerazione. Qui conosce Alfie, gestore del piccolo market del posto che cerca da subito di aiutarla, diventando un punto di riferimento sia per la donna che per il piccolo Artiom.


Il regista: nato a Varsavia nel 1957, Pawel Pawlikowski si trasferisce giovanissimo in Inghilterra dove diventa un affermato documentarista. Il suo Dostoevsky's Travels  ha vinto il premio RTS Award e il Prix Italia, mentre From Moscow to Pietushki  ha vinto l'International Emmy e un secondo Prix Italia. Il suo primo lungometraggio, The Stringer  è stato presentato a Cannes nel '97, mentre Last Resort, ispirato ad eventi autobiografici, era a Venezia 2000.


Il film: nella miglior tradizione del cinema neorealista inglese di cui Ken Loach è il rappresentante di maggior spicco, Last Resort  si colloca come un toccante racconto sull'emarginazione, la disperazione dei rifugiati politici, il bisogno di fuga e la macchinosa burocrazia delle leggi occidentali in materia.
Da un giovane documentarista russo, di origini polacche ma emigrato in Inghilterra, arriva questo piccolo film visto nella sezione Cinema del Presente a Venezia 2000, mai uscito nelle sale italiane ma proposto per l'home-video da Fandango, che offre con sobrietà e delicatezza uno sguardo partecipe su quelli che sono temi di attualità per la società inglese ed europea allo stesso tempo; la richiesta di asilo politico in primo luogo, da parte di persone che cercano di sfuggire per motivi diversi, povertà, situazione politica precaria o persecuzioni, ai loro Paesi. L'integrazione di questi uomini e donne, spesso ammassati in enormi luoghi di attesa, isolati dal mondo, abbandonati a sé stessi con le loro fragilità e paure, dettate in primo luogo dallo spaesamento e dall'estraneità di un nuovo Paese che non li accoglie, ma piuttosto li isola e segrega. Ma Last Resort  non vuole essere soltanto cinema di denuncia sociale, e il regista va oltre quelli che sono i canoni tipici di questo tipo di cinematografia e punta lo sguardo sui personaggi, sul loro coraggio e sulla determinazione a rimanere sé stessi e a mantenere integra la propria umanità.
Dice il regista ...Ciò che non volevo fare era uno di quei coraggiosi film inglesi a tema sulla vita degli emarginati, il genere di film che di solito è popolato da personaggi che sono stereotipi sociologici, modelli che tendono ad avere comportamenti prestabiliti. Ciò che mi ha sempre interessato nei film (e nella vita) sono le persone che sfidano le norme, la cui personalità contrasta con il loro ambiente, e che nonostante la loro posizione di perdenti nella società non hanno smarrito l'umanità e la capacità di commuoversi...
Il personaggio di Tania non soccombe a questa alienazione e lotta contro la progressiva perdita d'identità verso la quale la realtà che la circonda inesorabilmente la trascina, cercando almeno dentro di lei di mantenere una soglia di orgoglio e rispetto di sé.
La brava attrice russa Dina Korzun interpreta Tania, mentre nel ruolo del bambino troviamo Artiom Strelnikov, capace di trasmettere attraverso il suo sguardo tutta la disillusione di un'infanzia che troppo precocemente sta lasciando spazio ad una forzata maturità.
Il personaggio di Alfie è interpretato invece da Paddy Considine, uno degli attori inglesi più promettenti delle ultime generazioni, recentemente protagonista di In America di Jim Sheridan.