COSE DI QUESTO MONDO

di Michael Winterbottom
con Jamal Udin Torabi, Enayatullah
sceneggiatura Tony Grisoni
montaggio Peter Christelis
musica Dario Marianelli
suono Joakim Sundstrom
casting Wendy Brazington
fotografia Marcel Zyskind
produzione Andrew Eaton, Anita Overland, Behrooz Hashmian
distribuzione Mikado
durata 1h28m

G.B. 2002


La trama: Peshawar, Pakistan, febbraio 2002. Campo profughi di Shamshatoo. Jamal è un ragazzino afgano, orfano e profugo, che lavora nella fabbrica di mattoni del luogo. Enayatullah, suo cugino di poco più grande lavora invece al mercato, con la famiglia. Per sfuggire ad una vita senza futuro, i parenti decidono di mandare i due ragazzi in Inghilterra in cerca di fortuna. Jamal e Enayatullah si uniscono così al milione di profughi che ogni anno si affidano ai trafficanti di clandestini, e iniziano un viaggio terribile, ai limiti della sopravvivenza, che durerà mesi attraverso i paesi di mezza Europa.


Il regista: fra i nomi più interessanti del nuovo cinema inglese, Winterbottom nasce a Blackburn nel 1961 e dopo la laurea in lingua e letteratura inglese a Oxford, studia cinema a Bristol e Londra. Inizia in TV nell'88 e fino al '94 dirige vari serial televisivi. Molto prolifico, in appena nove anni ha diretto ben undici lungometraggi, tutti peraltro notevoli. Il folgorante esordio nel cinema è Butterfly Kiss ('94), che fa subito parlare di lui. Confermano il suo talento Go Now ('94), Jude ('96), Welcome to Sarajevo ('97), I want you ('98), With or without you ('98), Wonderland ('99), Le bianche tracce della vita ('00), 24 Hour Party People ('02), Code 46, presentato in concorso a Venezia 2003.


Il film: da un regista che ci aveva abituato a storie, seppur molto diverse fra loro (nella sua filmografia ha affrontato i generi più disparati dal thriller al sentimentale, dallo storico alla fantascienza, dal dramma alla commedia), ma unite da una centralità sentimentale ed emozionale del racconto molto forte, comune più o meno a tutti i suoi lavori, arriva un film-shock spiazzante, insopportabile nella sua identità-documentaristica assolutamente sgombra da falsità sceniche o finzioni cinematografiche, che fa tremare le nostre comode certezze di occidentali opulenti e distratti.
Come benzina negli occhi, Winterbottom, da lucido osservatore della realtà che ci circonda, riempie lo schermo di una realtà vicinissima a noi ma per noi intangibile, quella degli immigrati, dei profughi, di persone che non contano nulla, di vite che non hanno un peso, un nome, una dignità, che spesso si spengono nei doppifondi dei camion o delle navi dei clandestini, senza che il mondo ne sia assolutamente cosciente.
Il film, meritatissimo Orso d'Oro a Berlino 2003, con stile da documentario segue le vicende di due giovani profughi afgani che mettono la loro fiducia nelle mani dei trafficanti di uomini cercando di sfuggire ad una vita senza possibilità, attraversando per mesi difficoltà e sofferenze inimmaginabili, senza mai perdere dignità, rispetto di sé stessi e un certo umorismo che li aiuta a superare i momenti più terribili;
momenti terribili di cui il film è muto testimone seppur nella finzione (una della pagine più agghiaccianti è proprio il momento del passaggio in Italia), e da strumento mediatico quale il cinema a volte è, si fa carico di presentare ai nostri occhi distratti quello che invece è palesemente alla luce del sole, la disuguaglianza, il mastodontico squilibrio fra il nostro e il loro mondo, il diverso peso sociale, economico e politico di paesi meno fortunati e dei cittadini che li abitano.
Jamal, il giovane protagonista del film, è veramente un profugo rifugiato in Inghilterra; il nostro spirito umanitario ci spinge a voler pensare che come cittadino del mondo abbia il diritto di poter vivere dignitosamente, di poter studiare, lavorare e avere una famiglia, come pensiamo sia una lecita garanzia per tutti i cittadini del mondo, a prescindere dal colore della pelle, dalla fede religiosa o politica o dalla copertina del proprio passaporto.
E' il finale del film, riallacciandosi ineluttabilmente alla realtà del racconto, a ricordarci che per Jamal non sarà così: al compimento del suo diciottesimo compleanno sarà rimpatriato in Afghanistan.
Non c'è altro da aggiungere, sono "cose di questo mondo".

Avvertenza: per mantenerne il carattere e lo stile documentaristico, il film è presentato in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Inoltre, a causa del realismo e della crudezza di alcune situazioni, il film è destinato ad un pubblico adulto e consapevole.