LA NOBILDONNA E IL DUCA

regia Eric Rohmer
con Lucy Russell, Jean-Claude Dreyfus, Francois Marthouret,
Léonard Cobiant, Caroline Morin
sceneggiatura Eric Rohmer
fotografia Diane Baratier
montaggio Mary Stephen 
scenografia
Jean-Baptiste Marot
costumi Pierre-Jean Larroque
produzione Francoise Etchegaray
distribuzione Bim
durata 1h55m

Francia 2001


La trama: Nella Francia del XVIII° secolo, Grace Elliott, una bella nobile inglese residente a Parigi, intreccia rapporti altalenanti fra profonda amicizia e scontri burrascosi, con il Principe Filippo, Duca di Orléans, cugino del re Luigi XVI, ma di idee rivoluzionarie. Pur profondamente radicata nelle sue convinzioni monarchiche Grace non esita ad aiutare un proscritto ed a salvarlo da una sicura esecuzione, ma non riesce a dissuadere Filippo dal votare la morte del re.


Il regista: Nato a Nancy, Francia nel 1920, è uno dei più celebri autori del cinema francese. Capofila ed esponente di spicco della Nouvelle Vague, Rohmer è stato il successore di Bazin alla guida dei Cahiers du Cinéma, la più prestigiosa rivista di critica cinematografica francese. Fra la quarantina di film da lui diretti nel corso di una carriera che dura da oltre cinquant'anni, ricordiamo Il segno del leone ('59), La mia notte con Maud ('69), Perceval ('78), Le notti della luna piena ('84), Il raggio verde ('86) Leone d'Oro a Venezia, L'amico della mia amica ('87), Racconto d'inverno ('93), Racconto d'autunno ('98).


Il film: Dall'ultraottantenne maestro francese arriva questo piccolo gioiello di recitazione e messa in scena, che ha entusiasmato le platee all'ultimo Festival del Cinema di Venezia, dove è stato presentato fuori concorso, in occasione del Leone d'Oro alla carriera assegnato al regista. Rohmer non disdegna innovazione e nuovi territori che decide di percorrere con convinzione e grande consapevolezza tecnica; il film è stato infatti girato in digitale e, per una ricreazione d'epoca meno tradizionale, in fase di post-produzione gli attori sono stati sovrapposti a fondali dipinti, ispirati a quadri del '700 francese, creando così un effetto a metà fra illusione teatrale e animazione al computer, che dona al film un'identità originale e personalissima.
La sceneggiatura del film è ispirata al Journal of my life during the French Revolution, una sorta di diario che Grace Elliott tenne a partire dal 14 luglio 1789.