LA
LINGUA DEL SANTO
di Carlo
Mazzacurati
commedia
Italia '00 durata 1h20m
Gli Interpreti: Antonio Albanese (Antonio), Fabrizio Bentivoglio (Willy),
Toni Bertorelli (Krondano), Ivano Marescotti (Ronchitelli), Isabella Ferrari
(Patrizia), Giulio Brogi (Maritan).
La Trama: Antonio e Willy sono due amici di Padova che alla soglia dei quarant'anni non sono ancora riusciti a trovare un lavoro stabile e un posto nel mondo, e che per campare si danno al piccolo furto. Ma un giorno finalmente si presenta l'occasione della loro vita: entrati in chiesa per rubare qualche spicciolo, i due ladri per necessità "rapiscono" la lingua di Sant'Antonio chiedendo in cambio un grosso riscatto. Sarà l'inizio di una tragicomica avventura.
Il Regista: nato a Padova nel 1956, Carlo Mazzacurati ha esordito nel
1972 con un film in 16 mm, Vagabondi. Ha diretto dal 1987 ad oggi Notte
italiana prodotto dalla neonata Sacher Film di Nanni Moretti (Nastro
d'Argento), Il prete bello, Un'altra vita, Il toro (Leone d'argento alla
51^ Mostra del Cinema di Venezia e Coppa Volpi per Roberto
Citran), Vesna va
veloce , L'estate di Davide. Insieme a Marco Paolini ha firmato
Ritratti:
Mario Rigoni Stern.
Il Film: dopo Roma, l'Ungheria e la costa romagnola, Carlo
Mazzacurati torna a girare fra i paesaggi che gli sono più familiari - Padova,
la laguna, i colli veneti - prendendo spunto da un fatto di cronaca, il furto
della reliquia del Santo (nella realtà il mento e non la lingua) avvenuto
alcuni anni fa. Il film è stato presentato in concorso a Venezia 2000.
Approfondimento:
Con La lingua del
santo Carlo Mazzacurati è tornato a girare dietro casa: v'è nel film più
che altrove una poetica del paesaggio fatta di una fotografia morbida e
"colorata" ma talvolta nebbiosa, di riprese rallentate composte di
sequenze dal vero e di repertorio. Il sapore e l'umore dei paesaggi del film
somigliano a quello dei personaggi, intrisi di disillusione e di un forte senso
di provvisorietà.
"Il paesaggio è
per me una questione importante, una specie di attore che esprime un suo
pensiero ed una sua personalità".
Ed in questo sfondo il regista inserisce la storia di due uomini, che pur se con
trascorsi diversi "hanno
entrambi perduto tutti i treni, figure patetiche e inadeguate, che rappresentano
quelli che non ce l'hanno fatta, e non gli resta che fantasticare, magari da un
bar mal frequentato e di provincia".
Sono parole del regista per spiegare il senso di Antonio (Antonio Albanese) e
Willy (Fabrizio Bentivoglio), due amici quasi quarantenni, frequentatori del bar
Antille, il ritrovo più economico e disgraziato di Padova. Antonio è stato un
giocatore professionista di rugby. Entra in campo ogni tanto, ma solo per tirare
calci piazzati. E' famoso nel rugby padovano per essere l'unico che gioca con la
sigaretta in bocca. Willy faceva il rappresentante di articoli di cancelleria.
Per un periodo le cose gli andavano bene, ma poi ha cominciato a perdere la
serenità, e con questa la voglia di impegnarsi. Ha perso il lavoro e la moglie
(Isabella Ferrari). Da una parte dunque il film racconta le vicende di due
falliti, "un
gesto d'affetto per gli amici a cui nessuno avrebbe dedicato un film",
dall'altra c'é l'oggi, il nostro presente visto soprattutto dall'angolatura del
nord-est (come anche ne Il toro che vinse il Leone d'argento a Venezia
'94 o nel successivo Vesna va veloce).
Finalmente ad Antonio e Willy si presenta un' occasione enorme, sproporzionata e
pericolosa...